Questi tappeti rossi di Toti iniziano a diventare un’ossessione. Ti perseguitano. Sono in spiaggia e vedo l’aeroplanino con il suo telone pubblicitario al seguito. Ronza basso, così che tutti possano leggere cosa c’è scritto: “La Liguria dei red carpet. Un’estate da star!” o qualcosa di molto simile, la mia memoria non è stata ancora impressa a dovere dal tappeto volante. Mi sono sforzato di trovare un senso in tale campagna aerea (di certo non è promuovere il turismo, per quello ci vuole ben altro) e sinceramente non l’ho trovato.
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A proposito di segnare il territorio, marcare punti d’interesse, indirizzare il visitatore. La pista ciclabile sull’ex ferrovia, che molti additano come la nostra risorsa turistica più preziosa, è indicata in modo molto approssimativo. Ne parlavo l’altro giorno con una signora che gestisce un’agenzia che affitta case-vacanze ai turisti, perlopiù tedeschi: mi diceva che molti non la trovano o non sanno dove parcheggiare. Poi sabato sera vado a cena a S. Stefano e ci faccio caso. In effetti, uno si aspetterebbe di trovare sull’Aurelia dei cartelli proprio grandi, del tipo: Cycling Riviera, freccia, P di parcheggio, bike rental. Invece niente, l’unica risorsa informativa che sono stato in grado di scorgere è un cartellino stitico posto a un bivio, ma è l’equivalente di una nota a piè di pagina da leggere con la lente d’ingrandimento.
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In compenso, a S. Stefano ho ritrovato-calpestato il tapis rouge nel budello, che emozione!
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Terminata la cena, non ho potuto esentarmi dalla caotica immersione nella notte bianca imperiese. Sarò forse prevenuto, ma attribuisco a tavoloni e pancacce di legno, fumi pestilenziali di salsicce grigliate e menu scritti col pennarello appiccicati con lo scotch, un inequivocabile sentore di fiera paesana, perciò rifuggo da tutto quello che mi rammenta il concetto di sagra e trovo l’angolo più bello della nuit blanche alla Foce. Mi piace l’idea di unire via Cascione a quell’angolo di marina, dove hanno spento i lampioni, acceso luminarie colorate e proiettato video di squali, pesci e coralli sulle facciate delle case. Borgo trasformato, atmosfera rilassata, pare di essere quasi in un’altra città.
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Qualche giorno fa ho notato un macchinone 100% elettrico, una Tesla Model qualcosa con targa norvegese. Mi sono chiesto come sia stato possibile viaggiare dalla Scandinavia a qui senza contare sul conforto dei distributori di carburante, così ho cercato sul web e scoperto che esiste una rete moderatamente estesa di punti di ricarica per veicoli elettrici. Con una buona pianificazione delle soste, è possibile seguire un corridoio autostradale a zero emissioni da un capo all’altro dell’Europa. Se fossimo una Riviera evoluta, quasi preveggente, inizieremmo a installare qualche stazione di ricarica. Boh, magari il recentemente approvato "Piano energetico ambientale regionale" conterrà qualche progetto del genere, ma suppongo che la politica sia in forte ritardo sul tema: il piano si riferisce al 2014-2020, tre anni li abbiamo già persi.