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Sport | 06 aprile 2015, 18:03

La biker sanremese Valentina Macheda ci racconta la sua esperienza di gara appena terminata in Nuova Zelanda

Era insieme al suo fidanzato Manuel Ducci, campione di superenduro Mtb 2013, per allenarsi in vista della nuova stagione.

La biker sanremese Valentina Macheda ci racconta la sua esperienza di gara appena terminata in Nuova Zelanda

Grande esperienza, in Nuova Zelanda per la biker sanremese Valentina Macheda, che ha trascorso un mese nel paese dei ‘Kiwi’, insieme al fidanzato Manuel Ducci, campione di superenduro Mtb 2013, per allenarsi in vista della nuova stagione.

"Mentre scrivo questo racconto - ci ha scritto Valentina - ho ancora il sorriso sulle labbra ripensando a quanta bellezza siamo riusciti a vedere viaggiando per quasi un mese in Nuova Zelanda, partendo dall'Isola del sud e arrivando in quella del nord. È incredibile come in questo paese in pochi km cambino gli scenari, da laghi con i colori più spettacolari, ai ghiacciai a pochi km dal mare, cascate, spiagge incantate dove il tempo sia non essere mai trascorso alle incredibili foreste incontaminate più belle dei giardini botanici più prestigiosi; abbiamo girato su sentieri incredibili, incontrato gli amici di sempre e conosciuto persone fantastiche e sopratutto abbiamo potuto capire quanta cura del territorio e rispetto delle regole hanno i Kiwi, e di come si godano la vita in modo semplice, senza preoccuparsi di come apparire agli altri, questo modo di vivere ma sopratutto questa attitudine ci ha molto colpito! Ora però è arrivato il momento di accendere il bottone on sulla prima Enduro World Series del Team Life Cycle”.

Il viaggio si è concluso all’isola del nord, ultima tappa Rotorua, che è situata al centro dell'Isola, ed è molto popolare per le particolari attività di geotermia e tutto quello che ne consegue, ci sono piscine termali, vasche di fango in giro per la città, geyser che eruttano ad ogni ora del giorno, tutto questo contornato da un odore sulfureo molto forte e molto simile alle ‘puzzette’, che pervade tutta la città: “Per fortuna a casa ho due bulldog inglesi – prosegue Valentina - che mi hanno saputo preparare al meglio agli odori questa trasferta, comunque dopo qualche giorno non ci fai più caso!” Oltre alle terme, Rotorua è a tutti gli effetti una famosa Mecca per la mountain bike, si perché proprio a fianco a essa, si trova la foresta di Whakarewarewa, dove si sviluppa una rete senti eristica importante per la comunità di biker locali. E’ incredibile il lavoro che è stato fatto in questa area, le numerose connessioni che collegano una quantità infinita di trail, lo rendono posto unico. E’ un vero paradiso per i biker con servizio di risalita offerto, da vecchi ma funzionali scuolabus muniti di carrello porta bici che sono in grado di portare fino a 50 bikers alla volta. “L'unico problema – dice Valentina -  se così vogliamo chiamarlo è che non riesci a smettere, continueresti a girare all'infinito. Onfatti il primo giorno in cui abbiamo deciso di girare con Manu insieme ad Alex e cioè la domenica prima della gara, avremmo dovuto fare solo un paio d'ore, invece a fine giornata quando siamo usciti dalla foresta, il Garmin segnava più di 7 ore, è stato davvero divertente! Naturalmente il lunedì e il martedì ce lo siamo preso come riposo dato che sapevamo che avremmo dovuto affrontare tre giorni di prove più la gara. Le speciali, in totale sette, erano tutte molto fisiche, caratterizzate da un' infinità di sezioni in contropendenza su radici, e tratti tecnici ripidi che provavamo e riprovavamo stile downhill, il tutto alternato da sezioni piatte dove rilanciare a tutta! Solo due speciali erano differenti, molto veloci e con parecchi salti, uno stile al quale non siamo molto abituati, anche se devo dire che girandoci sopra siamo riusciti a scioglierci un po', a volte devi importi a fare alcuni passaggi perché se no ti rimangono in testa fino a che non sei riuscito a farli, anche se non è così semplice sbloccarsi!”

Il meteo è stato abbastanza variabile durante le giornate di prove, spesso ha piovuto ed in modo anche intenso, quindi i trails già tecnici, si sono rivelati molto ma molto insidiosi. “La gara a mio parere è stata la più dura di sempre, essendo a inizio stagione ricoprire quasi 65 km di sentieri su un fango colloso e 1.900 di dislivello, con un' umidità del 99%, è stata un' impresa epica. Quando la mattina della gara mi sono presentata alla partenza della prima EWS di stagione, che in questo caso è stata allestita a fianco del geyser Te Puia nel villaggio Maori, è stato strano ritrovarsi già a correre, ma con Enrico Guala che parlava al microfono mi sono sentita per un attimo a casa, nonostante fossi consapevole della dura giornata che mi avrebbe aspettato, ero felice di aver ricominciato la stagione, anche se dopo la prima prova ho pensato: ‘ma chi me lo ha fatto fare?!’ A parte gli scherzi, nella speciale uno, sono caduti in molti, penso che il 90% dei riders abbia avuto un contatto ravvicinato con il terreno o alberi, se ti andava bene solo una volta, mentre nella maggior parte dei casi anche di più, come successo anche a me”.

I primi trasferimenti sono stati molto faticosi con un tempo stretto da rispettare, senza un attimo di tregua. Ad attendere Valentina c'era ancora l'ultima prova, la settima, che aveva molte parti in comune con il percorso della Downhill, con un bosco nella sezione iniziale che dire tecnico sembra un eufemismo e buio da avere quasi bisogno dei fari: “Arrivati fino a questo punto – va avanti la rider matuziana - sinceramente pensavo solo ad arrivare in fondo tutta intera e fare meno errori possibili, il percorso rispetto alle prove era cambiato totalmente ed il fatto che siamo partiti ad ordine inverso e cioè i numeri più bassi per ultimi, ha fatto si che i 500 concorrenti che mi precedevano abbiano modificato notevolmente le condizioni del terreno spesso fangoso creando canali profondi a volte mezzo metro. Ho percorso l’ ultima prova pensando continuamente: ‘dai che è quasi finita’. Quando ho passato il traguardo ho provato una forte emozione, lo speaker, il pubblico, Manu che mi aspettava a braccia aperte, tutte le ragazze che si davano il cinque congratulandosi sull'impresa epica portata a termine ed i bambini a chiederti l’autografo appena uscivi dall' area dell’arrivo, sono state tutte emozioni incredibile che mi hanno ripagato di tutti gli sforzi... che soddisfazione ragazzi!”

Alla fine Valentina ha raggiunto il 19° posto, tra partecipanti di alto livello alto: “È stato fantastico poterlo condividere con 80 ragazze, anche se abbiamo avuto dei ritmi frenetici e quindi il tempo per rilassarci è stato poco, è sempre bello respirare il vero spirito enduro, vedere che indipendentemente dalla posizione, abbiamo gli stessi pensieri, paure e piaceri! Sperando che in un futuro non troppo lontano si faranno le gare su due giorni ma non perché ci sarà la necessita di allungare il percorso o i tempi di gara ma perché il numero di donne crescerà al punto in cui un giorno correranno gli uomini ed un giorno le donne, sarebbe fantastico!”

Per Manuel Ducci è stata una gara un po' frustrante perché purtroppo essendosi rotto il dito della mano destra due settimane prima della World Series non ha potuto combattere ad armi pari, poiché l'infortunio condizionava la sua capacità di guida ed anche se lui non è per niente soddisfatto per il risultato ottenuto: “Io sono molto fiera di aver un compagno che non butta mai la spugna, cercando di salvare la mano e di non buttare via il campionato è riuscito a chiudere 65°! E’ stato un viaggio intenso ed emozionante che ci ha insegnato tanto, ora torniamo in Europa con un' altra consapevolezza, ringraziando tutti i Kiwi e la gente fantastica che abbiamo incontrato durante la nostra avventura!”

Carlo Alessi

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