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| 26 aprile 2011, 06:31

Adotta un ponte nel ponente di Liguria e non te ne pentirai: il ponte di Badalucco

Adotta un ponte nel ponente di Liguria e non te ne pentirai: il ponte di Badalucco

Il termine ponte, per noi moderni assuefatti ad ogni comodità, non dice più niente. Lo si usa senza pensare quanto fatica e sudore  è costato. Ogni ponte ha un unicum che ha del fascino, una sua filosofia  che indagando  genera pensieri che portano fuori della realtà . Tutti possiamo dire che non c’ è bosco, non c'è monte che noi non abbia scalato e percosso, ma attraversare un vecchio ponte a schiena asino ti risveglia dal tuo torpore, ti scalda l'animo è qualcosa che non passa indifferente ti affascina, ti ammalia, ti strega.

Un ponte è un'opera d'arte meravigliosa, tanto che più  lo vedi e più ti ammalia, ti strega, pur avendo centinaia di anni, sono come quelle belle ragazze acqua e sapone, che quando incedono, tutti si svoltano a guardarle, questi amori sono contagiosi.  So di illustri poeti, romanzieri, persone semplici che si sono innamorati di un ponte, tra questi  il celebre  scrittore Bacchelli scrisse un bel elzeviro sulla terza pagina del  Corriere delle Sera, fu la prima e l’unica volta che Badalucco  fece capolino in quel giornale. Ognuno ha il suo ponte, sarebbe bello che chiunque tu sia te ne sceglieresti uno tra i tanti, nel Ponente di Liguria, non c'è migliore scelta  che si possa fare. Sono tutti uno più bello dell’altro: fatti per gli uomini e le mule. Per noi Liguri sono monumenti per eccellenza, lasciati dai nostri vecchi, come lo sono le fasce, i bei, le case e la chiese, ma solo ne i ponti si vede tutto il loro ingegno, tutta quella fatica, per vincere le leggi della statica, del tempo, de ll'acqua ed hanno retto benissimo. Quelli moderni sono sempre pieni di magagne. Quando intravedo uno dei nostri ponti mi prende una frenesia: voglio assolutamente percorrerli sino al culmine, poi  mi fermo a meditare sull'uomo, sulla natura, penso agli uomini che lo hanno costruito, le donne che hanno portato le pietre sulla testa, ai bambini che hanno lavorato come boccia, ai vecchi che con la cazza (mestolo) distribuivano sorsate d’acqua de vena.  La paga era un pane d’orzo e un fiasco di vino. Una corvèe che potava tutti gli abitanti a dare, ognuno come poteva il suo contributo.

Sono ponti che non hanno tangenti, perché costruiti con tanta passione, uno stile meraviglioso che, disegni perfetti, solo le grandi catastrofi, alluvioni che vengono ogni cent’anni segnano la loro caduta, sia quello di Badalucco e quello di Dolceacqua, ma subito ricostruiti hanno più di cinquecento anni. Per giunta senza manutenzione.  Sento passare il tempo, mentre scorre l'acqua ora lenta, ora impetuosa sembra che il tempo si diverta a usare due pesi e due misure secondo che sia  a l’ avrigu o ubagu:  L’aprico e il suo contrario o il lento e l'agitato. Non sono forse i ponti di Liguria quelli che determinano ubagu dall’avrigu? Non hanno forse come riferimento il sole che li bacia in fronte e la luna che li accarezza! Non è che i nostri vecchi volessero, oltre a unire la valle indivisa dal fiume, unire i sentimenti che madre natura esprime, erano secondo me “pontefici” nel senso che costruire un ponte  porta a costruire anche un ponte ideale verso il creatore. A Badalucco di ponti fatti con sudore e fatica ce ne sono parecchi alcuni sono dispersi per vie secondarie, antiche mulattiere congiungono valloni, sono ponti dimenticati tipo quello del vallone  de Valle, dove l'edera è così fitta che sembra che non ci sia. Quello antico sul Oxentina che con le sue tre arcate è un bel gioiello, sconosciuto ai più, il i ruderi del ponte della Canaglia che nessuno sa dov’è , ne parleremo a parte.

I nostri vecchi badalucchesi  ne hanno costruito due ponti fuori dell’ordinario: uno innanzi al paese, e uno dietro al paese il primo a due arcate, l'altro a tre.  Uno ha la chiesetta più piccola del mondo e l' altro di fronte a una bella capiente chiesa. I ponti costruiti uno nel 1400 e l'altro nel 1500,  sono vere opere d'arte, che sono giunte a noi intatte, ne la piena del fiume, ne la stupidità degli uomini riuscì a distruggerli.  Un Il primo un caccia bombardiere americano lo sbagliò di una diecina metri. Fu una storia tragico-comica che ha ancora adesso ha dell’incredibile. Un partigiano del paese avvisò  una base in Corsica che nel paese c’era un invasione di tedeschi, però non rettificò  che la sera stessa avevano abbandonato il paese.  Il giorno dopo, che era domenica, da una  base corsa  partì un aereo per bombardare il nemico,. Il pilota visto che c’era un trambusto di popolo: era la gente che usciva da messa, penso bene di sganciare la bomba  sul ponte che mancò per pochi decine di metri il ponte colpendo una casa dove morirono 11 persone, a pochi metri  nell’osteria vicina c’era insediato il comando dei partigiani. Il secondo ponte si salvò per un soffio, non  l'antichissima chiesetta del ‘300 che era a  pochi metri. Fu usata come polveriera  piena di casse di tritolo, visto che i partigiani  se ne rifornivano, fu fatta esplodere dai tedeschi… i due ponti se la ridono ancora adesso, ma gli altri ponti della valle  ebbe tra le sue vittime il ponte di Desteglio in quel di Montalto, che non fu più ricostruito. Rimane come monumento alla bestialità della guerra, il ponte della centrale idroelettrica ecc…

Su tutti questi ponti ci sono immagini di santi, quello di Taggia aveva persino della antichissime scultore alto medioevali, che i soliti ladri hanno venduto al miglior offerente. Il quartiere della Braglia  di Badalucco è uno dei pochi quartiere  nel Mondo della Cristianità ad avere la sua chiesetta sul un ponte dedicata a Santa Lucia . La chiesetta è piccola, metà di quella di Sant'Erim, ha una bella statua in marmo di Santa Lucia, un bel altare addossato, un finestrella due panche, quando è festa il 13 di Gennaio Santa Lucia, Il parroco due chirichetti e quattro persone completano al chiesa. Tutti gli altri fuori della chiesa, ma sotto il porticato del ponte che faceva da porta daziaria, ci sono ancora i gangheri delle porte, coperti di rugine e di ragnatele. La devozione per la santa è così antica e semplice.  E’ usanza salutarla tutte le volte che uno passa con antichissima e semplicissima preghiera: “Salute e pan d'ordiu che Santa Lezia e ne cunserve a vista e l'audia”. Salute e pane d'orzo, che Santa Lucia ci conservi la vista e l'udito.

Quando ero ragazzo,  il Ponte di Santa Lucia, serviva ad ben altro soprattutto a lanciare pietre il più possibilmente piatte per sentire il tonfo e vedere schizzare l'acqua del lago il più alto possibile, ma vedere questa bella santa senza occhi ci i faceva pena e facevamo dei mazzetti di “pampicu” ( primule), “de margherite de beu” dai tenui e variegati colori, di “erba da funtana” capelvenere e li legavamo con un filo d'erba  alla finestrella della alla porta, da dove alzandosi in punta di piedi si poteva vedere la santa. Vi consiglio di adottare un ponte del Ponente di Liguria, non costa niente, vi porta a meditare e a liberarvi di quella frenesia della vita che ci rende la vita amara:.  Lasciate la macchina fai due passi  per trovare te stesso,  come dicono gli orientali l'ubagu cun l'avrigu  pardon lo jang con l'yng.  Per adesso non si paga ancora il biglietto. “Salute e pan d'ordiu che Santa Lezia e ne cunserve a vista e l'audia”.

(Nelle foto d'epoca il Ponte di Santa Lucia a Badalucco sul torrente Argentina).

Luì Cerin

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