/ 

In Breve

DALL'ALBUM DI ALFREDO | 09 febbraio 2011, 19:00

Aspettando il festival: immagini speciali dall'archivio Moreschi

Mancano pochi giorni all’inizio della 61° edizione del Festival della Canzone italiana, la più importante manifestazione di Sanremo.

Aspettando il festival: immagini speciali dall'archivio Moreschi

La città si prepara a ospitare l’evento con la consueta frenesia e improvvisazione. I mezzi della Rai occupano una intera corsia di piazza Colombo: è il segnale d’inizio della trasformazione della città da borgo turistico in declino a capitale internazionale della mondanità e dello spettacolo.

Stiamo parlando di una manifestazione che ha dato molto alla città, forse più di quanto la stessa abbia dato al Festival, e, giova ricordarlo, è la trasmissione di punta della Rai.

Gli operatori commerciali l’attendono con ansia, rammaricandosi che duri solo pochi giorni, mentre per altri rappresenta una malattia stagionale, una speciale influenza, da sopportare con calma e con la speranza che passi velocemente.

Finito il Festival, tutto si dissolve, gli artisti e le polemiche svaniscono velocemente e del suo passaggio e della sua storia non restano tracce visibili in città, i turisti continuano ad arrivare, cercano il famoso teatro e rimangono profondamente delusi, trovando soltanto un cinema.

Non c’è un museo o un archivio pubblico: tutto è lasciato all’iniziativa dei privati. Erio, fortunatamente, ha raccolto e organizzato i materiali; Moreschi conserva gelosamente i suoi scatti del periodo del casinò; Vacchino i filmati e le immagini degli anni dell’Ariston e nelle teche Rai si possono trovare le bellissime immagini in bianco e nero dei primissimi anni.

Altro non c’è.

Lo splendido Giardino d’inverno, il luogo  in cui è nato è sparito. Eppure stiamo parlando di una manifestazione che fa parte della storia del nostro paese, che festeggia il cento cinquantenario.

Vincenzo Mollica ha scritto: “il Festival di Sanremo si presenta come un  grande quadro pop,un  graffito dipinto lungo una strada che dura da sessant'anni, pieno di dettagli da scoprire,pieno di particolari che suggeriscono nuove prospettive”.

La mostra “Sanremo the Story” ideata lo scorso anno da Pepi Morgia ed ora in esposizione a Genova in attesa di conoscere il suo destino, aveva permesso ad un grande pubblico di rivivere una manifestazione che, dopo essere entrata nelle nostre case attraverso la radio e la televisione, ha regalato grandi emozioni ed è ancora oggi intrecciata con piccoli e grandi ricordi personali.

         

Le foto dell’archivio Moreschi hanno contribuito a far rivivere questi momenti lontani, ma mai dimenticati, e questa rubrica non poteva lasciarsi scappare l’occasione di condividerne con voi alcuni frammenti.

In questo pezzo, il primo di una piccola serie, vorrei proporvi alcune immagini partendo dalla testimonianza diretta di Alfredo Moreschi, artigiano fotografo in Sanremo, come lui stesso ama definirsi.

Questo testo, insieme a quelli di Vincenzo Mollica, Dario Fo e Giampiero Moretti, è stato pubblicato nel testo del libro “Sanremo the story” che in questi giorni è tornato alla ribalta.

Alfredo Moreschi

L’unica ragione che giustifica questa prefazione è costituita dagli anni che ho sulle spalle e che mi hanno permesso, ventunenne e baffuto per sembrare più adulto, di esserci stato e di aver documentato se non i primissimi momenti, i passi successivi dell’avventura canora più contestata ed amata d’Italia; di aver varcato la soglia del camerino di Nilla Pizzi e di averla ritratta mentre un’avvenente produttrice floricola le offriva un mazzo di sgargianti papaveri prodotti nella sua azienda di Ventimiglia e battezzati “Nilla” per l’occasione. Correva l’anno 1952.

 

L’entusiasmo in sala era ancora quello di una consueta serata nel Giardino d’inverno con gli ospiti compassati e seduti ai tavolini come un normale galà, impazienti di veder sorgere al centro sala la pedana pneumatica sulla quale perdersi nelle danze.

Del resto, a Sanremo, in quel periodo, il Festival era solo uno dei tanti eventi prestigiosi pubblicizzati con la premessa di questo esotico titolo perche si teneva un importante Festival del Jazz, un prestigioso Festival mondiale della Gastronomia ed un Festival della Moda maschile in netto anticipo sui tempi.

Solo negli anni successivi il tono della manifestazione cominciò a cambiare progressivamente anche se il rapporto degli artisti con il crescente gruppo dei fans e degli ospiti del Casinò rimase cordiale, quasi da festa del paese: con i cantanti, anche quelli più famosi, che si esponevano all’affetto del pubblico come alle esigenze dei fotografi liberamente e disinvoltamente nei giardini attorno al Casinò. Lo dimostra gran parte delle mie foto pubblicate in queste pagine.

Anche le prove erano, o almeno apparivano tali, un  momento di sereno confronto fra colleghi: alternativamente sul palco o in platea ad ascoltarsi. I fotografi ed i giornalisti, sino a che non irruppero le cosiddette esigenze televisive, circolavano liberamente sul palco e dietro le quinte, persino durante le serate ufficiali.

Un illuminante episodio di questo clima, testimonianza anche della grande generosità del personaggio coinvolto, lo vissi nel mio studio alle otto e trenta del mattino del 2 febbraio 1958, susseguente alla deflagrazione mondiale di Mimmo Modugno.

Non era già più dipinto del solo “blù” della serata precedente, ma già gravato di tutti i colori di un improvviso successo planetario eppure trovò il tempo ed il modo per fare un favore ad un amico, titolare di una fabbrichetta di radio. Sotto le luci del mio studio si fece ritrarre in varie pose recitando una convinta ammirazione per l’ultimo modello appena sfornato dall’amico. Quello è stato certamente il primo spot pubblicitario di una delle maggiori stelle del pentagramma mondiale.

 

Poche parole ed un fraterno abbraccio suggellarono la fine del servizio; il clima fraterno e la commozione dei due mi rende certo che le transazioni di rito si esaurirono nella sola e reciproca , vigorosa, stretta di mano.

Negli anni seguenti il successo del Festival impose gradatamente steccati, severi limiti e la costruzione del soppalco per ospitare i 400 giornalisti  accreditati: infine lo spostamento ad una struttura in grado di garantire la necessaria efficienza e sicurezza. Era iniziata l’era dell’Ariston.

Claudio Porchia

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium