Le barricate dei sindacati con le urla "vergogna, vergogna", l'uscita dall'aula della minoranza e il governatore Bucci che tira dritto sino all'approvazione con i voti della maggioranza. Le scintille in via Fieschi non hanno sbarrato il via libera alla riforma della sanità ligure. Un'unica grande Azienda tutela salute al posto delle cinque Asl esistenti: è il cuore della riforma sanitaria che il governatore Marco Bucci si appresta a portare in consiglio regionale. Un passaggio che, salvo sorprese, dovrebbe concludersi entro fine anno, lasciando poi l'intero 2026 per rodaggio e aggiustamenti.
Il nuovo assetto prevede che le attuali aziende sanitarie confluiscano nell'Ats Liguria, pur mantenendo cinque articolazioni territoriali con autonomia gestionale: Area Imperia, Area Savona, Area Metropolitana, Area Tigullio e Area La Spezia. A Liguria Salute, struttura centrale, verranno invece concentrate tutte le funzioni amministrative: bilancio, acquisti, personale, logistica e coordinamento dell'emergenza-urgenza, nonché il coordinamento dei laboratori e della diagnostica per immagini. Al vertice siederà un direttore generale – nominato dalla giunta tra gli iscritti all'elenco nazionale previsto dal Decreto Legislativo 171/2016 e affiancato da un collegio sindacale e uno di direzione – con potere di nomina sui direttori delle singole aree. Il direttore generale sarà coadiuvato da un direttore sanitario, un direttore amministrativo, un direttore sociosanitario e dal direttore di presidio ospedaliero.
I direttori delle cinque Aree sociosanitarie locali saranno selezionati con procedura pubblica non comparativa, tra candidati con almeno cinque anni di esperienza dirigenziale in strutture pubbliche o private di media o grande dimensione, maturata nei dieci anni precedenti la nomina. Altra novità di peso: la nascita di un'azienda ospedaliera metropolitana (IRCCS AOM) che accorperà San Martino, Galliera (con convenzione da definire), il futuro polo di Erzelli e il Villa Scassi. L'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, dal primo gennaio 2026, si articolerà dunque nei plessi dei quattro ospedali. La struttura avrà come organi il Consiglio di indirizzo e verifica, il Direttore generale (nominato dalla giunta), il Direttore scientifico, il Collegio sindacale e il Collegio di direzione. Resta invece nel limbo la sorte dei presidi minori come Gallino, Micone e Colletta di Arenzano, inizialmente candidati all'assorbimento ma assenti dal testo finale.
Presso l'assessorato alla Sanità sarà inoltre istituito un Board di indirizzo e verifica strategica, composto dal Presidente della Giunta regionale, dall'Assessore alla Salute, dai Direttori generali regionali dell'Area Salute e Servizi Sociali e della Direzione Centrale Finanza, Bilancio e Controlli, dal Direttore generale dell'ATS Liguria, dal Direttore generale dell'IRCCS AOM, dal Presidente dell'EO Ospedali Galliera e dal Direttore generale di Liguria Digitale. L'accentramento suscita le maggiori inquietudini tra sindacati, lavoratori, opposizioni e anche primi cittadini. Bucci assicura che la razionalizzazione libererà 30-40 milioni da reinvestire nell'assistenza diretta. Ai critici che sottolineano risparmi esigui – circa 300 mila euro annui – replica che l'obiettivo non è tagliare ma spendere meglio. L'entrata in vigore è fissata al primo gennaio 2026, con un anno intero a disposizione per eventuali correzioni normative. "Nessuno può dire che non abbiamo incontrato il territorio – ha dichiarato Bucci – Ho molta fiducia nei sindacati e quindi so che quando ci sono le cose da fare le fanno bene. Parleremo con i sindacati per fare il contratto integrativo unico per tutta la regione; in un mese e mezzo dovremmo riuscire a farlo e prima del 31 dicembre dovremo completare la parte delle nomine e avviare quella economica e finanziaria per fare in modo che ogni area possa partire". Il presidente ha poi aggiunto di aver preparato un discorso di ringraziamento per tutti, rimandato però "alla prossima occasione, magari per il bilancio".
Sul fronte politico, il tentativo di costruire la riforma insieme all'opposizione si è arenato quasi subito. Il centrosinistra proponeva un modello alternativo: tre macro-aree, nessun accentramento, analisi dei fabbisogni e sanità di prossimità. Due visioni inconciliabili, come ha confermato la bocciatura in blocco degli emendamenti della minoranza. I capigruppo hanno allora intrapreso un tour regionale – da Spezia a Genova, passando per Savona, Sanremo e Chiavari – per raccogliere istanze di amministratori, sindacati e cittadini e presentare la propria controproposta. La protesta di Cgil, Cisl e Uil è cominciata stamane con il presidio sotto la Regione, dove un primo confronto con il presidente Bucci non ha però poi avuto conseguenze sull'iter di approvazione di quanto già scritto. I sindacati hanno continuato a definirla una "controriforma" che non affronta i nodi reali, come le liste d'attesa e la carenza di personale. Sarebbe del tutto mancato il confronto preliminare con l'esecutivo regionale prima di oggi. Dopo l'abbandono dell'aula da parte della minoranza, la riforma è stata approvata con i voti della maggioranza.
Buona parte degli stessi che avevano proposto emendamenti ha disertato il voto: i consiglieri di opposizione nella discussione sulla riforma sanitaria regionale hanno abbandonato l'aula. "Si conclude un percorso come è iniziato – spiega Andrea Orlando (Lista Orlando Presidente) – senza ascolto, senza confronto. Perché confronto e ascolto c'è stato con chi ha soldi, con chi scommette sulla sanità privata e chi decide di sfasciare quella pubblica. Ai lavoratori dovremmo fare un monumento – conclude – e invece non sono nemmeno riusciti a dedicargli 10 minuti per ascoltare i dubbi e le contrarietà a questo provvedimento".
"Una riforma che nessuno voleva – spiega Gianni Pastorino (Lista Orlando) – e si vede, perché in tutto l'iter di approvazione non erano stati consultati i sindaci, gli ordini professionali, le organizzazioni sindacali e le associazioni che si occupano di salute, sanità e sociale".
"È il capitolo più buio della dodicesima legislatura della Regione Liguria – afferma Stefano Giordano del Movimento 5 Stelle – e forse di tutto l'intero consiglio regionale dalla nascita ai giorni nostri. Penso che il presidente Bucci, nelle frottole che ha raccontato da quando si è insediato, abbia fatto passaggi veramente gravi nei confronti di cittadini e cittadine".
"È veramente assurdo che Bucci vada avanti approvando una riforma sanitaria che non piace ai territori, non piace ai lavoratori – afferma Jan Casella (Avs). Quegli stessi lavoratori, uomini e donne che portano avanti la sanità ligure ogni giorno, che non sono stati ascoltati nel percorso di creazione di questa riforma e che anche oggi non sono stati auditi dal presidente della Regione e dalla sua giunta".
“Questa riforma, voglio ribadirlo, ha come obiettivo quello di utilizzare meglio le risorse e incrementare quelle a disposizione della cura, dei territori, dei servizi ai malati e ai cittadini. La nostra è una scelta di responsabilità nei confronti dei liguri: per questo la direzione scelta è quella di unificare quello che non ha senso mantenere frammentato, cioè funzioni amministrative, tecniche e di supporto, il cosiddetto back office, tutto quello che non è a diretto contatto con il cittadino e il malato. Al contrario avviciniamo e rafforziamo i servizi alle persone: presìdi, distretti, medicina di base, cure domiciliari e presa in carico dei pazienti cronici restano dove devono stare, vicini alle persone e alle comunità. Questo è possibile adottando una regia unica, per standardizzare i processi, ridurre sprechi, liberare energie professionali e reinvestire risorse nell’assistenza, per una sanità più efficiente e quindi più equa e sempre di più al servizio delle persone. Cinque aziende sanitarie rischiano di generare frammentazione, duplicazioni, diseguaglianze e costi amministrativi che sottraggono risorse ai servizi. Un’unica Asl permette di predisporre un sistema sanitario più semplice da governare, con condizioni e retribuzioni uniformate al rialzo a livello regionale e che, nelle declinazioni operative delle cinque Aree sanitarie locali, sarà più vicino alle persone, più forte nelle cure territoriali e più competitivo nell’alta specialità ospedaliera”. Così il presidente della Regione Liguria Marco Bucci dopo l’approvazione in Consiglio regionale della riforma della sanità.
“L’approvazione oggi in Consiglio regionale della riforma del Servizio Sanitario Regionale rappresenta un passaggio storico per la Liguria – dichiara l’assessore alla Sanità Massimo Nicolò –. Con questo provvedimento compiamo una scelta chiara e netta: dotare la nostra regione di un sistema sanitario moderno, integrato e realmente capace di rispondere alle sfide del presente e del futuro. La Liguria è la regione più anziana d’Europa: un dato che non possiamo più limitarci a citare, ma che siamo chiamati a governare con responsabilità politica e visione strategica. L’invecchiamento della popolazione comporta un aumento della fragilità, della complessità clinica e della domanda di servizi territoriali: esigenze che un sistema frammentato non sarebbe più in grado di soddisfare. Con questa riforma superiamo definitivamente la dispersione organizzativa e costruiamo un modello unitario, fondato su una governance regionale forte, capace di guidare il cambiamento e garantire equità e qualità delle cure. È una riforma che semplifica, avvicina e rende più efficace l’intero sistema: un passo avanti decisivo per offrire ai cittadini risposte concrete, non burocrazia. E voglio dirlo con chiarezza: abbiamo portato a casa questa riforma che non è un semplice intervento tecnico, ma il frutto di una scelta coraggiosa, che rimette al centro la persona e il diritto alla salute. È una riforma che guarda lontano, che protegge il futuro dei liguri e che rende il nostro Servizio sanitario più sostenibile, più efficiente e realmente vicino a chi ogni giorno chiede assistenza e attenzione”.
Dopo i momenti di forte confronto in aula, arrivano parole durissime da parte dei gruppi di maggioranza, che accusano le opposizioni di aver messo in atto un comportamento ostruzionistico e strumentale. In una nota congiunta, i gruppi di Fratelli d’Italia, Vince Liguria, Lega, Forza Italia e Orgoglio Liguria intervengono sull’accaduto: "I Gruppi di maggioranza condannano con forza il comportamento irresponsabile e strumentale delle opposizioni durante la discussione sulla riforma della sanità. I sindacati erano già stati ascoltati nelle opportune sedi e hanno già avuto ampie garanzie da parte del presidente della Giunta di proseguire il confronto: la richiesta delle minoranze di sospendere la seduta per “audire” nuovamente i manifestanti è stata solo un pretesto per tentare di bloccare i lavori dell’aula". Secondo la maggioranza, quanto avvenuto in aula avrebbe superato i limiti del confronto politico: "L'occupazione dell’aula da parte delle opposizioni, unita al continuo disturbo di uno sparuto gruppetto di iscritti alla CGIL – che avrebbe dovuto limitarsi ad assistere – ha raggiunto limiti inaccettabili, con l’obiettivo evidente di intimidire e impedire il regolare svolgimento dei lavori dell’Assemblea regionale". Particolarmente gravi, sempre secondo i gruppi di governo, le accuse rivolte al presidente della Regione e alla maggioranza: "Sono poi irricevibili le gravi accuse di “fascismo” rivolte al presidente e alla maggioranza da esponenti della minoranza politica e sindacale, che con il loro comportamento dimostrano il massimo disprezzo per le istituzioni democratiche.» Non manca l’attacco diretto al Partito Democratico e alla CGIL: "Ancora una volta il Pd preferisce muoversi come braccio politico della CGIL, che ha ormai ufficialmente assunto le sembianze di un partito anziché svolgere il proprio compito di tutela dei lavoratori che dice di rappresentare". Infine, la maggioranza ribadisce la volontà di andare avanti senza arretramenti: "La maggioranza andrà avanti con serietà e determinazione, senza farsi condizionare da queste provocazioni e da metodi che nulla hanno a che fare con il confronto democratico". Una presa di posizione che segna un ulteriore irrigidimento dei rapporti tra maggioranza e opposizione, mentre il percorso della riforma sanitaria continua tra polemiche e tensioni politiche.
I sindacati hanno poi contestato animatamente i lavori del consiglio regionale, all'urlo di "vergogna", "buffoni", "andate a casa". I manifestanti hanno chiesto una sospensione e di essere ascoltati in conferenza di capigruppo. Ma la faccenda si è risolta in una parentesi di caos, durante la quale l'opposizione ha deciso di abbandonare l'aula. Il testo è stato quindi approvato senza la minoranza, con alcuni emendamenti e ordini del giorno dell'opposizione votati nonostante l'assenza dei proponenti.















