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In Breve

| 05 febbraio 2016, 17:00

L'insostenibile leggerezza dello spreco alimentare

In Francia una nuova legge obbliga i grandi supermercati a donare il cibo invenduto. Anche l'Italia ci sta pensando (memento Expo 2015).

L'insostenibile leggerezza dello spreco alimentare

La cosa che mi aveva colpito di più all’Expo di Milano era stata il padiglione zero dell’Onu e, dentro quel padiglione, il modo di rappresentare il cibo che diventa spazzatura. A terra c’era un plastico enorme, una distesa di frutta, verdura, carne e ogni altro ben di Dio in putrefazione. Una sala con decine di schermi simulava una borsa alimentare con i prezzi delle materie prime in tutto il mondo. Poi qualche dato su un pannello: ogni anno, il 30% del cibo prodotto sul nostro pianeta non è consumato, perché scade o si deteriora. Sono circa 1,3 miliardi di tonnellate di generi alimentari, che potrebbero ampiamente sfamare tutte le persone denutrite (circa 800 milioni).

Voglio ricordare queste cifre perché la Francia ha appena approvato la legge contro lo spreco alimentare (gaspillage alimentaire in francese). Il Senato, infatti, ha adottato in prima lettura, senza modifiche, la proposta normativa votata a dicembre dall’Assemblea nazionale. Il testo fissa una gerarchia di buone azioni anti spreco: prevenzione al primo posto, poi donare i prodotti invenduti ancora commestibili, infine trasformare i cibi scaduti in mangime per gli animali o compost per l’agricoltura. Così ogni supermercato con una superficie di oltre 400 metri quadrati, secondo la nuova legge, dovrà distribuire gratuitamente alle associazioni caritative e alle organizzazioni no-profit le confezioni ritirate dagli scaffali prima della data di scadenza. I supermercati, inoltre, non potranno buttare o distruggere il cibo invenduto; per il mancato rispetto di tali obblighi scatteranno multe fino a 75.000 euro. La lotta contro lo spreco alimentare, come prevedono alcune disposizioni, entrerà a pieno titolo nella formazione scolastica e nella responsabilità sociale e ambientale delle imprese, grazie alle modifiche introdotte dalla legge nel codice dell’educazione e in quello del commercio. Educare e dare responsabilità ai cittadini, d’altronde, è un passaggio fondamentale, perché una quantità enorme di alimenti diventa immondizia proprio a causa delle nostre cattive abitudini, come dimenticare le pietanze nel frigorifero e farle scadere, o cucinare troppo.

Evitare gli sprechi comporta innumerevoli vantaggi: minori costi di stoccaggio e smaltimento a carico dei grandi distributori, riduzione dei rifiuti, economia più equa e circolare, in grado di sfamare persone e famiglie bisognose a costo zero per le casse pubbliche (o al costo di qualche incentivo fiscale a favore dei supermercati virtuosi, ad esempio uno sconto sulla tassa dei rifiuti). In Italia a che punto siamo? Stando ai dati più recenti pubblicati nel rapporto Waste Watcher 2015, in Italia finiscono nella spazzatura generi alimentari per un valore superiore a otto miliardi di euro l’anno. C’è la proposta di legge spreco-zero ferma in Parlamento, la cui discussione è stata sollecitata dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. Approvarla, infatti, darebbe un’eredità un po’ più concreta all’Expo 2015 di Milano.

La proposta di legge italiana

La legge francese

Luca Re

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