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In Breve

| 27 febbraio 2015, 17:00

Quando la burocrazia chiama

Al contribuente il compito di validare la regolarità di un dato regolare. Di domandare preventivamente all'Agenzia delle Entrate se le informazioni ricevute siano corrette.

Quando la burocrazia chiama

Quando la burocrazia chiama, di solito il cittadino è pervaso da un sano (o insano, dipende) desiderio di fuga. Nella sua mente subito alberga il terrore, amplificato da incubi e brutti ricordi costituiti da moduli arzigogolati, pratiche astruse, richieste quantomeno strane, sullo sfondo l’utopia cacofonica della semplificazione, digitalizzazione, velocizzazione.

Qualche giorno fa, a mio suocero è giunta una lettera dall’Agenzia delle Entrate. Dopo l’immancabile sgomento iniziale, ha scoperto che c’erano perfino delle buone notizie. Premessa per il Gentile Signora/Signore di turno: ogni anno l’Agenzia compie dei controlli automatizzati sulle dichiarazioni fiscali, per verificare la correttezza dei dati e dei versamenti effettuati. Ebbene, si legge, «la Sua dichiarazione 730 2014 risulta regolare ed emergono uno o più crediti a Suo favore superiori a quelli dichiarati, il cui importo è evidenziato nelle pagine che seguono». Per la cronaca, sono alcune centinaia di euro. Che bello, borbottava mio suocero alla sua maniera, devono restituirmi dei soldi! Credevi seriamente che sarebbe stato così facile? Ti aspettavi per caso un assegno, un celerissimo rimborso? Così prosegue la missiva: «Per verificare l’effettiva spettanza dei crediti e, di conseguenza, poterli utilizzare nelle successive dichiarazioni, è necessario preventivamente chiederne la conferma all’Agenzia delle Entrate». Qui scatta il cortocircuito cerebrale. Dunque: tu Agenzia inviti me cittadino a chiedere conferma di avere l'effettivo diritto di ricevere quei crediti che sempre tu, Agenzia, mi hai appena comunicato che mi spettano?

Al contribuente il compito di validare la regolarità di un dato regolare. Di domandare preventivamente se le informazioni ricevute siano corrette, o il frutto di computi fantasiosi. Quando la burocrazia chiama, nel suo avvitamento insensato per autoalimentarsi e giustificare così l’esistenza sua e delle sue schiere di funzionari, il cittadino si sente un po’ spaesato. Mio suocero ha preso il pezzo di carta, è andato all’ufficio territoriale di via Garessio a Imperia, ha confermato tutto il confermabile e verificato il verificabile, ricevendone in cambio un altro pezzo di carta che attesta ciò che era già attestato. Tale foglio è stato poi consegnato con sollecitudine al commercialista, il quale, poveretto pure lui, l’avrà messo in cima alla sua pila di scartoffie per utilizzarlo, infine, nella prossima dichiarazione dei redditi. Non so a voi, a me intanto sta girando leggermente la testa.

Luca Re

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