Si accendono le luci sul Teatro Ariston, ricomincia la liturgia delle prove e delle improvvise apparizioni dei cantanti e di tutti gli altri protagonisti della kermesse canora, sulla quale si solleverà il sipario il 10 febbraio prossimo. Una sequenza di emozioni e di colpi di scena all"insegna della mondanità e della concorrenza fra gli attori di questo spettacolo su cui si concentreranno le attenzioni generali a febbraio.
Ed è arrivato anche Carlo Conti in una Sanremo che assomiglia sempre di più ad un fortilizio anche a motivo delle note e pericolose minacce di fanatici lontani e vicini che incombono sul Vecchio Continente. E quindi anche sulla Città dei Fiori, che sembra volere aprire i giochi della competizione proprio nel segno del suo simbolo più conosciuto nel mondo, quello floreale. Come sempre, dunque, Sanremo è Sanremo: anche al tempo della nuova barbarie. Tutto è in pieno movimento dalle parti dell"Ariston e dintorni, e non casualmente, in coincidenza delle celebrazioni del giorno della memoria che ci ricorda quanto terribile fu una precedente stagione di intolleranza, che, come la mitologica idra dalle cento teste continua a sopravvivere, in attesa di un moderno Eracle che ne estingua il mostruoso moltiplicarsi.
Una memoria che resta, peraltro, incancellabile in questa Liguria di Ponente, crocevia di disperazione per i cittadini di fede ebraica che anche qui da noi subirono un martirio forse poco conosciuto rispetto al dramma maggiore, ma non certo minore sul piano del tributo di tristezza e di morte. Il Festiva di Sanremo con il suo messaggio di allegra spensieratezza può davvero riuscire ad esorcizzare i demoni risorgenti dell"odio e impartire una lezione di civiltà.