"Egr. Sig. Direttore
ho letto la notizia della polizia locale che ha distribuito bottigliette per l'acqua per sensibilizzare i cittadini al problema delle urine dei cani. L’iniziativa è utile come gesto di sensibilizzazione al decoro urbano, ma non dal punto di vista pratico. L’acqua diluisce le urine e al massimo riduce l’impatto visivo e olfattivo delle urine. L’acqua abbassa la concentrazione di sostanze presenti nell’urina (urea, ammoniaca, sali, batteri). Quando l’urina si asciuga, i batteri iniziano a scomporre l’urea, producendo ammoniaca, che è responsabile dell’odore pungente e caratteristico. L’urina contiene sali di acido urico che cristallizzano e tendono a legarsi saldamente alle superfici porose. Questi cristalli sono difficili da eliminare con acqua o detergenti normali e possono continuare a emanare cattivo odore anche dopo la pulizia, soprattutto se si bagnano di nuovo .
Questo anche se nell'immediato l’odore diventa meno intenso, perché le molecole volatili si disperdono più facilmente. Difatti su superfici porose o irregolari (come asfalto, pietra, muri) l’odore può ristagnare a lungo se i residui non vengono completamente rimossi. Nell'immediato la macchia si allarga e rimane il residuo secco. L'acqua non elimina i batteri, li diluisce soltanto e li distribuisci in una superficie più ampia. Se non viene trattato correttamente, il cattivo odore può ritornare (se ci si bagna sopra, ad esempio, oppure con l’umidità estiva) perché i cristalli si riattivano .
Dal punto di vista sanitario, il rischio residuo è molto basso, perché l’urina di cane su suolo esterno si diluisce ulteriormente con pioggia, sole e altre condizioni ambientali. Oltretutto molte persone pensano che i cani 'urinino di continuo' sui muri e sui marciapiedi. In realtà, nella maggior parte dei casi non si tratta di vera urina. I cani infatti non svuotano la vescica ogni volta: spesso rilasciano solo poche gocce per marcare il territorio e lasciare un segnale olfattivo ad altri cani. Addirittura, talvolta assumono la postura della pipì senza emettere nulla: è una forma di comunicazione rituale, più che un bisogno fisiologico.
A mio parere, analizzando dal punto di vista scientifico tutto questo, è un operazione abbastanza inutile. Bisognerebbe invece invitare tutti i proprietari ad avere più attenzione e rispetto per gli spazi comuni, soprattutto per le deiezioni, invece distribuendo sacchetti per la raccolta delle stesse. In poche parole a me sembra che così la montagna abbia partorito un topolino.
Cordiali saluti, Andrea Chiarini".





