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Attualità | 10 maggio 2023, 07:11

Diga in valle Argentina: la battaglia si gioca sul trovare ipotesi alternative, Comuni chiedono incontro con Rivieracqua, Regione e ATO

Lo studio di fattibilità, per 800mila euro, analizzerà il territorio e prenderà in considerazione la possibilità di costruire una diga di almeno 30 metri.

Diga in valle Argentina: la battaglia si gioca sul trovare ipotesi alternative, Comuni chiedono incontro con Rivieracqua, Regione e ATO

Diga in valle Argentina: per i sindaci il primo passo è la richiesta di un incontro urgente con gli altri enti coinvolti e portare al tavolo delle alternative. Richiesta che verrà avanzata a Rivieracqua, ATO idrico e Regione. Questa la mossa dei sindaci di Badalucco, Taggia, Montalto Carpasio, Molini di Triora e Triora che si sono dovuti adattare al ritmo veloce che ha assunto l'ipotesi di costruzione di un invaso contro l'emergenza idrica.

Tante le questioni ancora senza risposta. Unico dato certo: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha destinato 600mila euro per uno studio di fattibilità sulla diga in Valle Argentina, attività che vedrà la compartecipazione di Rivieracqua per 200mila euro. 

Un totale di 800mila euro su cosa? Una valutazione per la costruzione di una diga. L'annuncio è arrivato a metà marzo prendendo di sorpresa tutto il territorio, sindaci compresi. Ad oggi mancano ancora tanti elementi per circostanziare l'intera operazione a partire dal decreto che assegna le risorse, atteso a giorni. 

Da indiscrezioni, le ipotesi sul tavolo però sono due: la principale è uno sbarramento alto circa 30 metri per contenere tra i 4 e i 5 milioni di metri cubi d’acqua; l'altra, quella preferita dai sindaci, più invasi di minori dimensioni, con la possibilità di sfruttare l'energia idroelettrica. Dove? Questo il punto, nessuno ancora lo sa ma si ipotizza che la zona interessata possa essere quella di Glori dove i lavori per una diga (alta quasi 90 metri per 20milioni di metri cubi) vennero avviati nei primi anni '60 e interrotti dietro una vera e propria rivolta popolare. Una possibilità legata soprattutto alla documentazione che dovrebbe già essere presente per aver autorizzato quell'opera. Fattore che potrebbe permettere di accorciare i tempi su alcuni aspetti dello studio. 

Qui, entrano in gioco i sindaci. Nei giorni scorsi gli amministratori comunali in più occasioni hanno detto di essere contrari alla grande diga ma di essere disposti a valutare piccoli invasi. La partita si potrebbe giocare proprio su questo limite di tolleranza ma anche sul trovare luoghi alternativi, evitando così l'ipotesi di Glori. Prossimo passo? Cercare il confronto anche con Roma e il Ministro Matteo Salvini.

Stefano Michero

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