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Attualità | 20 agosto 2021, 18:15

Dopo la revoca del concordato Rivieracqua cerca una strada alternativa: Mangiante “Procedure più snelle e con meno costi”, Chiappori “Azioni di responsabilità contro chi ha attentato alla società”

Il 14 settembre la società presenterà le proprie memorie all’udienza in tribunale

Gian Alberto Mangiante, presidente del Cda di Rivieracqua

Gian Alberto Mangiante, presidente del Cda di Rivieracqua

L’avvio della revoca del concordato è stato un vero terremoto per Rivieracqua nel momento in cui sembrava alle fasi finali la lunga trafila iniziata nel luglio del 2018.
In una articolata conferenza stampa quest’oggi il presidente del Cda, Gian Alberto Mangiante, ha parlato sia della situazione attuale di Rivieracqua che dell’immediato futuro, senza risparmiare personali considerazioni su quanto trapelato nei giorni scorsi.

Le strumentalizzazioni non possono comprendere anche i nostri lavoratori e non devono minare lo spessore delle loro prestazioni”, così ha esordito Mangiante, visibilmente infastidito da quanto uscito nei giorni scorsi sui giornali di zona.
Il 3 agosto il tribunale ha emesso un decreto per l’inizio della procedura per la revoca del concordato preventivo chiesto il 5 luglio del 2018 - ha poi proseguito il presidente del Cda - ho fatto diversi concordati nella mia carriera e non ho mia visto una durata così estesa, è difficile anche trovarla negli annali. Tra le motivazioni il tribunale indica il covid, la situazione che abbiamo trovato che era la definizione di un’istanza di fallimento presentata da Amat, quello che non dice è che ci è stato chiesto di omogeneizzare le procedure tra noi, Amat e Aiga e ci ha portati a faticanti incontri con i consulenti delle altre società. Tutto questo sarà incluso nella memoria che presenteremo il 14 settembre all’udienza. Oggi il tribunale si accorge che questo concordato, al quale siamo stati ammessi solo a dicembre, si è protratto a lungo e ritene che sia il caso di revocare questo e cominciarne un altro con il contrattare che viene azzerato così tutti quanti possono fare bella figura con gli enti superiori”.

Mangiante ha poi analizzato i tre aspetti che, secondo il tribunale, erano mancanti: la stesura di un piano d’ambito, la determinazione di un valore di indennizzo e l’individuazione di una gara europea del socio pubblico. “Tutti aspetti che sono di esclusivo appannaggio del commissario Gaia Checcucci che pubblicamente ringrazio per aver consentito a Rivieracqua di completare le aggregazioni - ha commentato Mangiante - questi elementi prevedono gare europee che hanno tempistiche che non possono combinare con le esigenze del tribunale che ha altre tempistiche e queste tempistiche non sono scritte da nessuna parte. Arriva a ipotizzare una ipotesi di revoca che sono i tempi delle azioni commissariali che spettano ad altri e non a noi, una situazione relativa ai debiti correnti dove prende atto che l’attuale aggregazione dei gestori cessati ha comportato un utile operativo positivo per Rivieracqua che mai si era verificato e la possibile azione di responsabilità nei confronti degli enti di amministrazione. Chi mi conosce sa che, un po’ provocatoriamente e un po’ no, con i nostri advisor ho ipotizzato di revocare noi il concordato andando a risparmiare diversi posti procedurali e sottraendoci a una cappa di verifiche che poco collimano con la nostra attuale struttura. Il tribunale ha fatto questa riflessione: azzeriamo tutto e torniamo al punto zero. Vogliono accorciare i tempi per i quali loro stessi si sorprendono. Tutto questo mal si concilia con l’attuale situazione di Rivieracqua. È evidente che le varie aggregazioni subito avrebbero portato a delle tensioni finanziarie, ci accollavano i costi del personale dipendente e avevamo uno sfasamento per le entrate delle bollettazioni, i primi mesi del 2021 sarebbero stati di difficoltà. Qui si gioca a non volerlo considerare, ma lo avevamo esposto in tutte le nostre relazioni periodiche”.

C’è poi il delicato capitolo delle azioni di responsabilità nei confronti di chi ha amministrato Rivieracqua prima dell’attuale Cda. Spiega Mangiante: “Il Cda si è posto il problema se vi fossero degli estremi per intervenire e abbiamo chiesto un parere in ordine alla verifica dei fatti gestionali più eclatanti compiuti da colo che ci hanno preceduti, abbiamo sottoposto a una conferenza dei sindaci in cui c’è massimo diffusione e l’assemblea ha ritenuto di non procedere”.

Per quanto riguarda, invece, la transizione Rivieracqua-Amaie-Amat citata da tribunale, Mangiante ha commentato che “siamo pronti a portarla con lo stesso iter di quella precedente per vedere se siamo o meno autorizzati a provvedere, nel piano concordatario abbiamo valorizzato questa pratica pari a zero per non creare insussistenti motivi creditori nei confronti di terzi”.

Infine la delicata posizione di Rivieracqua nei confronti dei creditori. “Mi stupisco che la gente non disamini i dati e i bilanci, ma stiamo parlando di un concordato che paga almeno il 90% dei creditori - ha commentato Mangiante - per prestare una massima attenzione a coloro che hanno portato o ceduto beni a Rivieracqua abbiamo avuto grande attenzione nei confronti dei creditori. Abbiamo dato loro la massima attenzione per la miglior soddisfazione possibile”.

Perché ricorrere ancora a procedure concorsuali? - ha concluso Mangiante nell’illustrare i futuri piani di Rivieracqua - sono le cosiddette misure protettive, il ricorrere a un concordato o altra procedura dà anche luogo ad alcune misure come l’impossibilità di aggredire Rivieracqua vengano attuate. Oggi Rivieracqua è un soggetto che si è appena aggregato ed è fragile dal punto di vista finanziario, deve essere tutelato dalle azioni di aggressione da parte dei creditori. Ecco perché ricorreremo a una procedura concorsuale per una serie di misure protettive che tutelino l’integrità del patrimonio di Rivieracqua. Facciamo richiesta di procedure più snelle e con minori costi procedurali che ovviamente verrebbero reindirizzati a un maggior soddisfacimento del parco creditorio. All’udienza del 14 settembre depositeremo la memoria con le nostre osservazioni e chiederemo un termine per ripresentare la nuova procedura”.

Sara Rodi, membro del Cda, ha puntato il dito contro le “strumentalizzazioni continue e pressanti in un momento delicato in cui Rivieracqua è in un periodo di svolta con lavori importanti per problemi importanti con fondi che anticiperebbe la Regione e tutto questo non fa bene alla società”.

La conferenza stampa-fiume è stata poi chiusa dall’intervento di Giacomo Chiappori, sindaco di Diano Marina e altro membro del Cda di Rivieracqua: “Dato che sono una memoria storica, vorrei far capire quello che mi sono portato nel cuore e il combattimento che tutti i sindaci hanno fatto per portare questa società non a fallire ma a diventare ‘La Società’ che nasceva per l’acqua pubblica e che l’ATO idrico provinciale ha promosso facendola partire. Abbiamo tentato di tenere in piedi una società che doveva nell’arco di un anno dalla partenza essere completa, dove era subentrati tutti gli attori principali e che invece così non è stato e ci siamo persi nel tempo. È ancora viva grazie ai Comuni piccoli. Abbiamo un fatturato di 14 milioni di euro sulla schiena dei piccoli Comuni, mentre i grandi Comuni non hanno fatto il loro dovere, non sono entrati e hanno rallentato. Bordighera la deve smettere di rimanere fuori siccome la legge dice che i Comuni non hanno la potestà sull’acqua. Questa società se entra a regime vale 44 milioni di euro con piano d’ambito e tariffa unica senza bisogno del socio privato. Ma qui si è svolto tutto molto lentamente tanto che un Comune chiese di spostare il sui rientro. Siamo oltre i confini della realtà, se tutti avessero fatto il loro dovere non saremmo qui, potremmo impiegare 20 milioni di euro per una rete idrica che fa pietà”.

Siamo in un momento particolare con il recovery e Toti che dice che ci sono 29 milioni, ma dobbiamo vederli materialmente - ha proseguito Chiappori - se lo Stato crede che questa società non deve fallire ci crediamo anche noi amministratori e anche io che sono anni che combatto”.

E poi, in merito al concordato: “Penso che ci abbiano fatto anche un favore perché il concordato era impostato su una situazione catastrofica e invece adesso la situazione è diversa, se il 14 portiamo quello che c’è da portare io credo che non ci siano problemi e lo dobbiamo dire a quei fornitori che prenderanno il 90% e verranno pagati per quello che stanno facendo”.

È stata una sofferenza terribile per un sindaco come me che sembrava che non avesse mai combattuto per l’acqua - ha concluso Chiappori -  e invece no, sono dieci anni che muoio dietro a questo discorso, ora ci siamo e non ci si può fermare. O il tribunale ci garantisce gli impegni o diventa difficile per noi del Cda rimanere dentro. Poi nascono le azioni di responsabilità su chi non ne deve avere, ma le azioni le deve avere chi in passato ha attentato alla società, hanno aspettato, hanno soffocato e ci hanno fatto mancare l’aria”.

Pietro Zampedroni

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