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| 01 aprile 2015, 17:00

Intesa con la Francia per i treni della val Roia. E l'Italia paga

Sul piatto ci sono i 29 milioni di euro stanziati dal ministero delle Infrastrutture per la linea Cuneo-Ventimiglia, grazie al decreto Sblocca Italia. La fetta maggiore di questa somma, 20 milioni, finanzierà interventi in territorio francese.

Intesa con la Francia per i treni della val Roia. E l'Italia paga

La storia si ripete: la ferrovia internazionale della val Roia ha bisogno urgentissimo di manutenzione ma le spese graveranno su una sola cassa. Sul piatto ci sono i 29 milioni di euro stanziati dal ministero delle Infrastrutture per la linea Cuneo-Ventimiglia, grazie al decreto Sblocca Italia. La fetta maggiore di questa somma, 20 milioni, finanzierà interventi in territorio francese, come stabilito dalla convenzione appena firmata dalle ferrovie italiane e transalpine. Via libera quindi alla procedura per l’affidamento dei lavori, anche se gli eventuali fondi provenienti da Parigi sono solamente ipotizzati.

Inaugurato nel 1928, il tracciato è ardito e complesso, soprattutto pensando che il primissimo progetto risale addirittura al 1854. Oltre mille metri di dislivello dal mare al traforo di Tenda, con pendenze massime del 25%, un’ottantina di gallerie e una trentina di ponti e viadotti vertiginosi attraverso le gole del torrente Roia. È un capolavoro dell’ingegneria ferroviaria, con quei tunnel elicoidali che fanno girare i convogli sullo stesso tratto di valle a quote diverse, riuscendo così a salire senza utilizzare una cremagliera. Se fossimo in Svizzera, il percorso sarebbe un vanto turistico, al pari dei trenini rossi super panoramici che a carissimo prezzo ti svelano le meraviglie delle Alpi. Qui invece siamo ancora al rango di ramo secco, binari sottovalutati che stanno (o stavano, volendo essere ottimisti) precipitando nell’abbandono e nel disinteresse transfrontaliero. Era già avvenuto nel secondo dopoguerra, quando i tedeschi in ritirata avevano danneggiato gravemente buona parte della linea. La riapertura avvenne nel 1979, dopo sei anni di ricostruzioni quasi interamente pagate dall’Italia, anche se nel frattempo la bellissima ferrovia era diventata francese.

Come saranno impiegati quei 29 milioni? Lo dice la stessa convenzione: velocizzare e rendere più sicura la linea, installando i dispositivi che controllano la marcia dei singoli treni e prevengono eventuali errori umani. Nella tratta francese vige un limite di appena 40 km orari, motivato da esigenze di sicurezza a causa delle vetuste infrastrutture. Alain Quinet, direttore generale di Sncf Reseau (la società che gestisce la rete ferrata d’oltralpe) ha dichiarato: «Dobbiamo ripartire tutti insieme, mano nella mano». Finora però c’è solo una mano stretta con forza. L’auspicio è che sulla ferrovia rinnovata circoleranno più convogli italiani, pensando non solo ai pendolari, ma anche al turismo, soprattutto sportivo (sciatori, escursionisti, ciclisti). Altrimenti, avremo fatto un bel regalo alla Francia e al suo Train des Merveilles.

Luca Re

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