La nostra lettrice Patrizia Gavagnin Bazzicalupo ci ha scritto dopo aver letto la mail di un altro lettore in merito alla polemica sulla cosiddetta 'campana dei bambini non nati':
"Letta la lettera ospitata sulle sue colonne in merito alla polemica relativa alla “campana dei bimbi non nati”, vorrei inviare anch’io la mia piccola riflessione personale. In tutta sincerità, leggendo la notizia dell’installazione di questa campana, il mio primo moto è stato di scandalo e di personale indignazione, etica, per una iniziativa che denota una assenza di solidarietà, di rispetto umano, di comprensione per la vita delle persone comuni e delle loro difficoltà e disperazioni quotidiane, di carità cristiana in ultimo. Denota voler giudicare e classificare le persone. L’iniziativa mostra inoltre un disprezzo della legge in quanto, comunque si possa pensarla ed essere favorevoli o contrari all’aborto, la Legge n.194/1978 è una legge dello Stato Italiano, che non è una repubblica teocratica bensì uno stato laico, uno stato in cui anche il Vescovo vive e, pur avendo un ruolo esposto al pubblico, non rappresenta lo Stato. Fermo restando che l’interruzione di gravidanza non rappresenta un sistema contraccettivo, e così la Legge non lo intende, è stato un modo per porre un limite, sanitario e sociale, a quella che in precedenza era stata una lunga catena di morti causate dalla disperazione economica di tante povere donne, chi poteva permetterselo non ricorreva alle 'mammane' e non rischiava la vita. Nell’indignazione spontanea che mi è sorta nel leggere la notizia, devo confessare di aver avuto anche un pensiero fastidioso: chissà se il Vescovo, mi sono chiesta, riversa la sua solidarietà anche sui bambini vivi, questi ultimi, che muoiono in mare nei naufragi nel Mediterraneo e nelle guerre, sono denutriti o muoiono di fame, vengono abusati o muoiono talvolta per percosse ricevute dai loro stessi famigliari, una casistica che esiste causata dalla disperazione, dall’ignoranza e dal degrado. Ho avuto questi pensieri e provato scandalo e indignazione ma riservando questi pensieri per me, augurandomi semmai di non avere occasione di incontrare il promotore dell’iniziativa con cui penso di non avere nulla da condividere. Ciò che mi induce a scriverLe per rispondere al messaggio dell’ignoto lettore è l’artificio della sua retorica dove accusa di ipocrisia le critiche inoltrate alla campana quando l’ipocrisia è sparsa nella sua lettera a piene mani e la strumentalizzazione del discorso è molto evidente. Non è che se si ritiene una azione, quale quella in oggetto, retriva e oscurantista non si pensa alla sanità e al lavoro, che sono aspetti della medesima medaglia, migliorare la vita delle persone. La libertà di espressione esiste, ma non può diventare un pretesto per offendere la vita e le vicende degli altri.".





