“Le recenti comunicazioni dell’amministrazione comunale in materia di viabilità e opere pubbliche sollevano alcune perplessità che meritano un’analisi tecnica, prima ancora che politica. La sensazione è quella di interventi annunciati in modo frammentario, senza un reale inquadramento all’interno di una strategia complessiva della mobilità urbana e territoriale”. A dirlo è l’associazione Ventimiglia Futura che spiega: “Il progetto della nuova arteria stradale (la così annunciata via Flavia), prevista dall’uscita dell’autostrada lungo la riva destra del fiume Roia fino al ponte Doria, sfruttando la nuova arginatura, è un esempio emblematico. Dal punto di vista idraulico, l’arginatura rappresenta un’opera necessaria per la messa in sicurezza di aree più volte colpite da eventi alluvionali; tuttavia, la sua integrazione con una funzione viabilistica richiede valutazioni specifiche e non può essere considerata automaticamente risolutiva dei problemi di traffico.
Dal punto di vista trasportistico, infatti, il nodo critico del sistema rimane invariato: il Ponte Doria. Tutti i flussi veicolari provenienti dalla Francia, così come quelli in uscita dall’autostrada diretti verso Ventimiglia e la costa, sono obbligati a convergere su questo unico attraversamento del Roia. In assenza di nuovi ponti o di una redistribuzione dei flussi su itinerari alternativi, la nuova strada rischia di svolgere una funzione puramente di raccolta, convogliando un volume di traffico analogo a quello attuale verso un’infrastruttura già oggi prossima alla saturazione.
In termini di gerarchia della rete stradale, la via Flavia si configurerebbe come un’arteria di scorrimento che però termina su un nodo urbano non adeguato a sostenerne i carichi. Questo tipo di configurazione produce spesso un effetto noto in letteratura come “spostamento del collo di bottiglia”, senza alcuna riduzione dei tempi di percorrenza complessivi, soprattutto nelle ore di punta e nei periodi di massimo afflusso transfrontaliero.
Occorre inoltre considerare il fenomeno del traffico indotto: un miglioramento parziale della viabilità in ingresso, se non accompagnato da un’uscita o da un bypass efficace, può generare un aumento dei volumi veicolari, aggravando la congestione nel punto di innesto finale. Il rischio concreto è quello di investire risorse pubbliche in un’opera che non solo non risolve il problema, ma lo amplifica.
Da anni viene indicata come unica soluzione strutturale la Aurelia Bis, infrastruttura concepita per intercettare il traffico di attraversamento e deviarlo all’esterno del tessuto urbano, separando i flussi locali da quelli di lunga percorrenza. Solo un’opera di questo tipo, inserita in una pianificazione sovracomunale e coordinata con ANAS e Regione, potrebbe produrre benefici misurabili in termini di riduzione dei volumi di traffico, emissioni e incidentalità.
Ciò che appare mancare, ad oggi, è un riferimento chiaro a strumenti di pianificazione come un Piano Urbano della Mobilità o almeno studi aggiornati sui flussi veicolari, sulle origini e destinazioni e sulle simulazioni di scenario. Senza questi elementi, ogni nuova infrastruttura rischia di essere un intervento isolato, privo di verifiche sulla sua reale efficacia.
Ventimiglia ha bisogno di scelte strutturali, basate su dati, modelli e obiettivi misurabili, non di annunci scollegati che rischiano di lasciare immutati problemi noti da decenni”.





