E' un sogno che si avvera, dopo trent'anni, il nuovo asilo infantile “Regina Margherita” di Santo Stefano al Mare, a cura dell'omonima fondazione ed esempio della tenacia di mons. Umberto Toffani, il parroco, che non ha mai smesso di credere alla possibilità di realizzarlo, pur di fronte a tanti (troppi) ostacoli. Non stupisce, quindi, la scelta di celebrare il progetto in chiesa, dedicandogli il presepe di quest'anno, nel solito spazio di fianco all'altare. Un plastico che rende l'idea di come apparirà, alla fine dei lavori, la scuola materna in costruzione al posto del fabbricato in cui nel 1926 era nato il calzaturificio Lavezzoni, nell'area a ridosso del cuore del paese incastonata tra l'Aurelia e la pista ciclopedonale. Nessun richiamo, per una volta, ai tradizionali allestimenti per simboleggiare la Natività: solo la rappresentazione progettuale dell'opera, che potrà accogliere una cinquantina di bambini. Nell'immaginario, sono proprio loro i protagonisti del presepe concepito per il Natale 2025.

La parrocchiale di Santo Stefano ha una solida tradizione nel presentare ambientazioni diverse dai soliti cliché, solitamente ispirate a temi d'attualità che toccano le corde della sensibilità, dell'anima e delle coscienze. E' un gruppo collaudato, anche nel segno delle eredità generazionali, quello che ogni anno decide come “costruire” il presepe, sempre in modo diverso, suscitando sorpresa e ammirazione per le scelte. Si spiega anche così l'asilo nel presepe, nell'anno in cui il sogno ha iniziato a tradursi in realtà e in vista dell'inaugurazione ufficiale già fissata per il 22 agosto 2026 (dopo che il 31 maggio avverrà la consegna formale dell'edificio finito), alla presenza di mons. Timothy Broglio, arcivescovo e presidente della Conferenza episcopale americana, legato a Santo Stefano e in particolare dal rapporto di amicizia con mons. Toffani.
La storia della nuova casa per l'infanzia inizia nel 1993 quando viene opzionato l'acquisto dell'ex fabbrica, poi perfezionato parecchi anni dopo. Si sono susseguiti diversi progetti mentre si cercavano i fondi per realizzare l'opera, il cui costo oggi si aggira intorno a 2 milioni. Lo storico calzaturificio era stato costretto a chiudere al tramonto della seconda guerra mondiale per il default causato dal mancato saldo di un ordine di 27 mila paia di scarpe per l'esercito. Ha poi ospitato varie attività prima di finire nell'oblio. E ora l'area sta rinascendo per accogliere i bambini del terzo millennio.






