Si è conclusa con una piena vittoria per la libertà di espressione la vicenda giudiziaria che ha visto opposti il popolare blog cattolico Messainlatino.it e la multinazionale Google Ireland Limited, società europea del colosso californiano. La causa è stata seguita dall’avvocato Enrico Spitali, del foro di Imperia, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e specialista in diritto civile, che ha presentato ricorso d’urgenza al Tribunale di Imperia dopo l’oscuramento improvviso del sito da parte di Google nel luglio 2025.
L’11 luglio 2025, gli utenti del blog Messainlatino.it — una delle principali voci del mondo cattolico tradizionale, con oltre un milione di visualizzazioni mensili e più di 22.000 articoli pubblicati in diciotto anni di attività — si sono trovati davanti a un messaggio lapidario: “Spiacenti, il blog all’indirizzo lamessainlatino.blogspot.com è stato rimosso.” Una email di Google, in inglese, motivava la chiusura con la formula generica “Your content has violated our Hate speech policy”, ovvero una presunta violazione delle norme contro l’“incitamento all’odio”. Nessuna indicazione, tuttavia, veniva fornita sui contenuti effettivamente contestati, né veniva concessa la possibilità di replica o chiarimento.
L’avvocato Spitali, assistendo la redazione di Messainlatino.it, ha immediatamente presentato ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c. al Tribunale di Imperia, chiedendo il ripristino del blog e la condanna di Google per comportamento illegittimo e lesivo dei diritti fondamentali di libertà di espressione e di informazione. Nel ricorso è stato sottolineato come l’oscuramento avesse comportato la perdita temporanea di un patrimonio editoriale di quasi vent’anni e la cancellazione arbitraria di una voce autorevole del mondo cattolico. Google, rappresentata da un collegio di cinque avvocati milanesi, ha chiesto il rigetto del ricorso, ribadendo che la piattaforma Blogger aveva agito nel rispetto delle proprie policy interne. Come unico esempio di contenuto “discriminatorio”, la difesa di Google ha citato un’intervista pubblicata sul blog a un vescovo statunitense, mons. Joseph Strickland, che si era espresso contro l’ordinazione delle donne al sacerdozio. Il legale imperiese ha smontato l’argomentazione, evidenziando che Messainlatino.it si era limitato a riportare integralmente un’intervista pubblica, senza commenti offensivi né contenuti d’odio, e che la censura di una voce ecclesiastica, persino se autorevole come quella di un vescovo o di un pontefice, costituirebbe un precedente gravissimo per la libertà religiosa.
La censura ha avuto risonanza, a partire da due interrogazioni parlamentari, una al Parlamento Europeo (da parte dell’on. Inselvini MEP) e l’altra alla Camera dei Deputati (da parte dell’on. Galeazzo Bignami). Nell’interrogazione al Parlamento Europeo si rileva in particolare come l’intervento censorio sia stato adottato per presunto hate speech ma “non risulta però alcuna indicazione chiara sui contenuti effettivamente ritenuti lesivi. Tale rimozione solleva gravi interrogativi sul rispetto della libertà di espressione, di parola e di religione, tutelate dall’art.11 della CDFUE [Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea], nonché dall’art.10 della CEDU [Convenzione europea dei diritti dell’Uomo] e da altre convenzioni internazionali, le quali riconoscono a ogni individuo la libertà di esprimere opinioni e religione senza interferenze. Simili interrogativi si pongono in merito ad una corretta applicazione del DSA [Digital Services Act]. Nel contesto di un crescente utilizzo algoritmico nella moderazione dei contenuti, appare sempre più urgente garantire che i principi di pluralismo e libertà di pensiero siano pienamente salvaguardati, anche per contenuti legati alla tradizione cristiana”. Del caso ne hanno parlato anche media di grande importanza come: il Times, il Washington Post, l’agenza Associated Press; e in Italia Il Giornale, il Messaggero e il Secolo d’Italia.
Con una lunga e articolata ordinanza, la Giudice Dott.ssa De Sanctis del Tribunale di Imperia ha accolto le tesi dell’avvocato Spitali, dichiarando inconsistenti le motivazioni di Google e riconoscendo la piena fondatezza del ricorso. Il Tribunale ha stabilito che la rimozione del blog è avvenuta in violazione delle norme europee che tutelano l’accesso ai servizi digitali e il diritto alla libertà di espressione, richiamando implicitamente i principi del Digital Services Act (Regolamento UE 2022/2065) e della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. La sentenza ha inoltre condannato Google Ireland Limited al pagamento delle spese processuali per un importo di circa 7.000 euro, riconoscendo l’illegittimità dell’oscuramento e confermando l’obbligo di ripristino del blog, che nel frattempo l’azienda aveva riattivato spontaneamente.
La decisione del Tribunale di Imperia rappresenta un precedente importante in materia di rapporti tra utenti e piattaforme digitali globali. Il provvedimento, pur emesso in sede cautelare, sancisce il principio che anche i colossi del web devono rispettare i diritti fondamentali e le garanzie procedurali previste dal diritto europeo, offrendo motivazioni specifiche e possibilità di contraddittorio prima di oscurare contenuti legittimi. Come ha dichiarato in una nota l’avvocato Enrico Spitali, “La vicenda di Messainlatino.it dimostra che le piattaforme digitali non possono ergersi a giudici assoluti della libertà di parola. Il diritto di informare e di esprimere opinioni, soprattutto su temi religiosi e culturali, è garantito dalla nostra Costituzione e dall’ordinamento europeo, e non può essere sacrificato a logiche algoritmiche o a policy unilaterali.”
La causa seguita dal foro di Imperia assume un valore che va oltre il singolo caso, toccando i confini tra moderazione algoritmica, pluralismo dell’informazione e diritti digitali. Il caso Messainlatino.it diventa così un simbolo della necessità di un equilibrio tra contrasto all’hate speech e tutela della libertà religiosa ed espressiva, ricordando che la giustizia italiana — attraverso il Tribunale di Imperia — ha rimesso in campo il diritto contro gli eccessi del potere tecnologico.





