Nel panorama europeo dell’olio extravergine d’oliva si sta verificando un fenomeno preoccupante: movimentazioni anomale e sospette di prodotto proveniente da Paesi extra UE, spesso reimmesso nel mercato comunitario a prezzi stracciati.
Questa dinamica sta generando effetti distorsivi sull’intera filiera, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sull’equità del sistema. Coldiretti Liguria lancia l’allarme, evidenziando come la trasparenza, in assenza di regole comuni, possa paradossalmente trasformarsi in uno svantaggio competitivo.
Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, nei primi sette mesi del 2025 gli arrivi di olio straniero hanno registrato un incremento del 64%, con ben 385 milioni di chili di prodotto che hanno varcato i confini nazionali. Un impatto significativo anche per la filiera ligure, come sottolineano Gianluca Boeri, presidente Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale: “La Liguria conosce bene il valore della qualità e della tracciabilità. Delle 43 DOP e 7 IGP riconosciute a livello nazionale per l’olio extravergine, una DOP (Riviera Ligure) e una IGP (Olive Taggiasche Liguri) rappresentano la nostra regione. È un patrimonio che racconta il lavoro, la cura e la trasparenza dei nostri produttori, che oggi rischiano di essere penalizzati da un mercato distorto e da importazioni poco chiare, e non per colpa della normativa nazionale”.
L’Italia è l’unico Paese ad aver adottato un Registro Telematico dell’Olio, uno strumento avanzato che consente di monitorare in tempo reale i flussi commerciali e prevenire triangolazioni fraudolente. Tuttavia, in assenza di un registro europeo di tracciabilità, questa trasparenza rischia di diventare un ostacolo competitivo. La Spagna, ad esempio, principale acquirente di olio tunisino, non dispone di un sistema di tracciabilità comparabile, condizione che può favorire la reimmissione di prodotto extracomunitario nei circuiti europei senza adeguati controlli. Rivarossa aggiunge: “Chiediamo che la Commissione Europea avvii indagini approfondite sulle dinamiche di mercato e sulle triangolazioni sospette, e che si intervenga subito per impedire che olio di dubbia origine venga reimmesso nei circuiti comunitari spacciandosi per prodotto europeo. In altre parole: è necessario istituire un Registro di Tracciabilità Europeo”.
La richiesta di maggiore trasparenza si estende anche ai porti liguri, snodi fondamentali per il commercio agroalimentare. Boeri e Rivarossa denunciano: “Oggi è estremamente difficile ottenere dati aggiornati e puntuali sui flussi di olio in ingresso o in transito. Eppure, conoscere le quantità e le destinazioni delle merci che passano dai porti di Genova, Savona e La Spezia sarebbe fondamentale per garantire trasparenza e per difendere un comparto strategico per il Made in Italy agroalimentare. Non possiamo combattere le speculazioni se mancano le informazioni di base”.
L’olio extravergine d’oliva non è solo un condimento, ma un alimento simbolo della cultura mediterranea e dell’identità italiana. Ogni bottiglia racchiude la storia di migliaia di famiglie liguri che, anno dopo anno, difendono la qualità e la legalità contro chi gioca al ribasso. L’olivicoltura italiana è un pilastro del Made in Italy agroalimentare, sostenuto da circa 400mila aziende agricole che garantiscono standard elevatissimi. Con 250 milioni di piante, 533 varietà di olive e 50 riconoscimenti DOP/IGP, l’Italia possiede il più vasto patrimonio di biodiversità olivicola al mondo.
Boeri e Rivarossa concludono con un appello forte e chiaro: “Un mercato comunitario è un mercato dove l’ordine del giorno deve essere sempre lo stesso per tutti: trasparenza, tutela dei produttori, salute per i consumatori e regole uguali per tutti, altrimenti che comunità è?”





