Un vero e proprio assalto digitale ha segnato il “click day” dell’Ecobonus 2025, la misura nazionale destinata a incentivare l’acquisto di veicoli elettrici e a basse emissioni. In sole sei ore sono stati assegnati voucher per oltre 481 milioni di euro, con più di 45 mila domande presentate da cittadini e microimprese in tutta Italia. Dietro il successo numerico del bando, però, emergono forti disuguaglianze territoriali. A essere penalizzate, in particolare, sono le aree del Ponente ligure, completamente escluse dagli incentivi a causa dei criteri di selezione adottati.
Il nodo delle “aree urbane funzionali”
L’Ecobonus 2025 è infatti riservato ai residenti nelle cosiddette “aree urbane funzionali” (Fua), zone definite dall’Istat come l’insieme di una città principale e dei Comuni che con essa intrattengono intensi flussi di pendolarismo quotidiano. Per essere inclusi, almeno il 15% della popolazione attiva deve spostarsi verso il centro urbano, e i Comuni devono essere contigui territorialmente. È proprio quest’ultimo requisito a escludere molti territori del Ponente, dove la morfologia del territorio e la frammentazione infrastrutturale rendono difficile la creazione di un’area urbana continua.
Imperia tagliata fuori
La conseguenza è che l’intera provincia di Imperia rimane esclusa dal programma, nonostante la forte dipendenza dell’area dall’auto privata per gli spostamenti quotidiani e lavorativi. Solo alcuni Comuni del Savonese — tra cui Savona, Albisola Superiore, Albissola Marina, Altare, Bergeggi, Celle Ligure, Mioglia, Pontinvrea, Quiliano, Stella, Urbe e Vado Ligure — rientrano tra i territori ammessi ai contributi.
Le proteste dal territorio
Una decisione che ha suscitato proteste e amarezza tra gli amministratori locali del Ponente. "È paradossale che chi vive in città, dove esistono alternative di mobilità pubblica, possa accedere agli incentivi, mentre chi abita in zone periferiche, dove l’auto è indispensabile, resti escluso", denunciano diversi amministratori pubblici della provincia di Imperia. Molti amministratori chiedono ora una revisione dei criteri di ammissibilità, affinché gli incentivi possano essere distribuiti in modo più equo, tenendo conto delle reali esigenze di mobilità dei territori meno serviti.





