Al Direttore - 31 agosto 2025, 17:05

'Saluto postumo' di Yuleisy Cruz Lezcano: la poesia che racconta la morte silenziosa sul lavoro

La scrittrice racconta, con versi intensi e struggenti, la tragedia silenziosa di una morte sul lavoro. Un uomo qualunque, una caduta che diventa consegna, un tetto che tradisce la promessa di sicurezza.

Yuleisy Cruz Lezcano

Yuleisy Cruz Lezcano

La poetessa e autrice Yuleisy Cruz Lezcano impegnata nel raccontare, attraverso la parola, le realtà spesso invisibili o taciute della nostra società, ci invia un suo componimento poetico, intitolato ‘Saluto postumo’, nato dal profondo bisogno di dare voce a una morte sul lavoro: improvvisa, silenziosa e, purtroppo, troppo comune.

“Questa poesia – ci dice - nasce dal bisogno di dare voce e dignità a una morte improvvisa, silenziosa e crudele: quella di un lavoratore che, nell’adempimento di un compito quotidiano, ha incontrato la fine. Non un eroe da libri di storia, ma un uomo qualunque, che porta sulle spalle la fatica, la precisione, e la speranza del lavoro ben fatto. La poesia si struttura in 24 versi, costruiti su una tensione costante tra l’altezza fisica e la caduta simbolica, tra la luce del sole (che dovrebbe portare energia, vita) e il vuoto in cui essa si trasforma. L’ambientazione urbana,  la città, diventa personaggio muto, spettatrice indifferente del dramma umano, e il tetto su cui si consuma la tragedia diventa simbolo di una promessa tradita: quella della sicurezza, della previsione, della professionalità”.

Abbraccio postumo

La stagione del sole frantuma il silenzio,
sgorga dai comignoli come pianto cotto.
I tetti, maschere d’argilla, sudano ricordi
di passi non più scritti sul cemento vivo.

Un uomo cade:
non è caduta, è consegna.
Il vuoto si stringe al corpo
come un abbraccio postumo.

Là dove l’altezza promette il domani,
là, l’istante tradisce la fede dei piedi.
Nessun presagio nel battito,
nessuna avvisaglia nel respiro.

Le mani ancora odorano di lavoro,
gli occhi, forse, cercavano un’ancora.
Ma il tempo, ladro gentile,
gli ha sfilato l’ora dal polso.

Un’imbracatura è una croce se fallisce.
Il cielo, distratto, non ha retto il patto.
La città continua a pulsare, ignara,
nelle vetrine il sole accende gioielli finti.

Dove ora giace, l’aria ha il peso di un addio.
Nella fenditura, intercapedine d'oblio,
scivola la storia, senza testimoni.

Ogni caduta è un referto
che nessuno osa leggere ad alta voce.
Ogni vite non serrata
è un verso inchiodato al sangue.

E intanto la luce,
con feroce eleganza,
continua a dorare i tetti.

Yuleisy Cruz Lezcano è nata a Cuba il 13 marzo 1973 e vive in Italia, a Marzabotto (BO), dal compimento della maggiore età. Laureata in Scienze Infermieristiche e Ostetricia e in Scienze Biologiche presso l’Università di Bologna, lavora nella sanità pubblica.
Autrice prolifica e pluripremiata, si dedica con passione alla scrittura poetica e narrativa, alla pittura, alla scultura e alla fotografia. La sua poetica è influenzata dalla grande letteratura europea — da Rimbaud a Pessoa — e da quella latinoamericana, con riferimenti a Whitman, Cortázar e Pizarnik.
Attraverso la parola, Yuleisy dà voce alle realtà invisibili, alle ferite sociali, e alle emozioni che spesso non trovano spazio nel discorso pubblico. La sua opera è un ponte tra bellezza e denuncia, tra intimità e impegno civile

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