Se anche con gli stadi pieni i diritti televisivi sul nostro campionato sono sempre stati inferiori a quelli generati dalla Liga, Bundesliga e soprattutto Premier League, con il virus il divario si è ingigantito.
Se è vero che in quasi tutto il mondo si sono registrate grandi perdite, in Italia le proprietà (anche delle squadre più importanti) non godono della stessa solidità finanziaria di cui godono molti team stranieri e hanno margini di manovra limitati.
Il congelamento degli sponsor, unito al non poter contare sull’incasso del botteghino, ha arrecato danni economici alle squadre di A, B e C per un totale di 1,2 miliardi all’anno e 3,6 miliardi totali.
Perdite non indifferenti, che hanno costretto molti club a rivalutare la propria strategia e filosofia.
Crollo dei Ricavi e Bilanci Aggregati Post COVID-19
Gli stadi chiusi non sono stati un problema solo per quanto riguarda i biglietti. Vi sono una serie di professioni e attività che ruotano intorno alle partite di calcio.
Dagli stuart agli stand di cibo e bibite, passando per l’hospitality e il merchandising, la pandemia ha condannato molte squadre e i rispettivi addetti ai lavori a una situazione economica complessa, come dimostrano i numeri.
Su 20 squadre totali, solo 2 - Atalanta e Fiorentina - sono riuscite a chiudere il bilancio in attivo nel 2022 (dal 2019). Tutte le altre hanno chiuso in rosso, trainate da 3 big del campionato: Juventus, Roma e Inter.
In generale, il debito totale delle squadre della Serie A saliva da 4,8 miliardi fino a 5,6 secondo quanto riporta il 13esimo ReportCalcio pubblicato dalla FIGC.
La strategia dei club: taglio costi e vendita giocatori
La complessità dello scenario finanziario in cui si sono trovati diversi club del nostro campionato ha imposto delle serie riflessioni. Se progetti come gli stadi di proprietà sono obiettivi a medio termine per aumentare i ricavi, ci sono altre strategie che i club stanno iniziando a mettere in campo per costruire un progetto sostenibile.
In particolare, il modello che si reputa valido è quello proposto da squadre come Bologna, Atalanta, Fiorentina e Lecce. Tetto agli stipendi, investimenti sul settore giovanile e un’attenzione maniacale alle plusvalenze, che vanno realizzate anche a costo di cedere giocatori importanti.
Per le squadre italiane si tratta di una necessità che però si scontra spesso e volentieri con le ambizioni dei tifosi, che non vorrebbero veder partire i propri beniamini.
Anche sul mercato, questo genere di strategia rende meno competitivi i club italiani sia nelle trattative con altri club, che in quelle con i giocatori a parametro zero.
Diritti TV e Sponsor
I diritti TV dovevano rappresentare il salvagente, specie per i club di A maggiormente indebitati. Al momento sono divisi fra esclusive e co-esclusive fra DAZN e Sky, che si sono aggiudicati la gara per un totale di 900 milioni di euro.
Si tratta di una cifra molto inferiore rispetto agli altri campionati europei di simile blasone. Dall’anno prossimo la Premier firmerà un nuovo contratto che porterà quasi 2 miliardi a stagione nelle tasche dei club, La Liga ottiene 1,2 miliardi e anche la Bundesliga ottiene maggiori introiti, per un totale di 1,08 miliardi a stagione.
Le squadre di Serie A sono quindi sempre alla ricerca di nuovi sponsor e partner che possano aiutare a gestire questa situazione complicata. In prima fila ci sono i nuovi sponsor tech e crypto - ad esempio Stake, che si mormora starebbe per raggiungere un’intesa con la Roma dei Friedkin - ma anche siti di scommesse tradizionali come William Hill Italia.
La situazione negli ultimi due anni è comunque in netto miglioramento. L’anno scorso sono state 7 le squadre che hanno chiuso l’anno fiscale in utile e la sostenibilità ha finalmente acquisito un ruolo chiave nelle scelte societarie, ma anche sportive, come nelle scelte dei direttori sportivi e degli allenatori.
La nota positiva è che fra questi figurano anche grandi club che fino a poco fa erano in difficoltà importante, come il Milan. Anche il Napoli ha registrato un attivo di oltre 60 milioni, sfatando il mito che per vincere è necessario indebitarsi.
Segnali incoraggianti che non devono però far calare l’attenzione dei club. La stagione 2025-26, a oltre 4 anni dal biennio della pandemia, sarà un banco di prova per il nostro campionato.
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