Economia - 27 maggio 2023, 07:00

Il futuro degli Under 40 tra lavoro precario e il miraggio pensione

C’è una fetta importante del panorama lavorativo italiano che è tagliata fuori da riforme e da dibattiti politici

Il futuro degli Under 40 tra lavoro precario e il miraggio pensione

C’è una fetta importante del panorama lavorativo italiano che è tagliata fuori da riforme e da dibattiti politici. È la fascia degli Under 40, la più colpita dalla crisi e dalla mancanza di certezze. Tanto per il presente quanto per il futuro.

Gli ultimi calcoli, realizzati dall’Inps, parlano chiaro: un neoassunto di 25 anni dovrà lavorare più di 46 anni per andare in pensione. È quanto emerge dal simulatore “Pensami”, che getta uno sguardo, tutt’altro che felice, sul futuro di milioni di italiani. Soglia della pensione a 70 anni per quanto riguarda la versione anticipata, mentre per la pensione di vecchiaia dovrà aspettare 70 anni e 6 mesi.

Di poco migliore la situazione per i classe 1990, che andranno in pensione per vecchiaia a 70 anni con 20 anni di contributi mentre potranno accedere a quella anticipata con 45 anni di contributi versati. Una situazione tutt’altro che facile, che merita sicuramente un’attenzione particolare dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, anche se non arrivano segnali incoraggianti dai tavoli del governo. Per questo molti lavoratori hanno iniziato a guardarsi intorno, scegliendo la strada della previdenza alternativa e nello specifico dalle opzioni previste dalla pensione integrativa. Sono sempre di più, infatti, gli italiani che guardano a questa forma di investimento per mettere in sicurezza il proprio futuro.

E se la situazione pensionistica non è rosea, quella lavorativa è forse peggiore. L’ultimo rapporto Eures, in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Giovani, ha stilato un identikit del lavoratore under 40, studiando i casi di quasi 1000 lavoratori di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Quello che emerge è un quadro a tinte fosche, dove troviamo contratti precari e disoccupazione, esperienze di lavoro in nero ma anche molestie sul lavoro, denunciate da 1 lavoratrice su 7. A cinque anni dal completamento degli studi, inoltre, i giovani hanno lavorato appena per 3 anni e mezzo: solo il 37% ha un lavoro stabile, il 23% è disoccupato, il 13% studia e lavora contemporaneamente mentre il 26% ha un contratto a tempo determinato.

Percentuali negative, dietro le quali si nascondono storie di vita, difficoltà reali, pregiudizi. Come quello ricorrente secondo il quale i giovani non vogliono lavorare. Il problema, invece, è diverso: ai giovani non viene concesso il giusto stipendio, le giuste condizioni, le giuste opportunità. Quelle sancite dai diritti, dalla legalità, dal rispetto. Ed è qui che si deve lavorare per il futuro del nostro Paese.

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