Al Direttore - 18 marzo 2021, 18:41

Sanremo: paventato abbattimento della pineta a Poggio, la mail del nostro lettore Riccardo

Sanremo: paventato abbattimento della pineta a Poggio, la mail del nostro lettore Riccardo

Un nostro lettore, Riccardo Gaziello, ci ha scritto per commentare l’esposto di Luciana Balestra, in relazione al paventato abbattimento della pineta alla Madonna della Guardia di Poggio:

“Sono rimasto incredulo e scioccato da quanto letto, ovvero sull’estirpazione di una pineta della macchia mediterranea, al Poggio di Sanremo. Ma come è possibile, danno il permesso di estirpare un’intera pineta secolare in una zona protetta per ristrutturare una chiesa? A Sanremo esistono zone collinari non ancora servite dalle utenze pubbliche (strade, acqua, luce e gas), dove il Comune non incentiva e non sostiene i privati nella manutenzione di terreni anche di grandi superfici, magari ereditati e per loro impossibili da manutenere per le spese di pulizia annuale troppo onerose e non ammortizzate da nessun ritorno economico. Non sarebbe forse più favorevole per l’ambiente e per la comunità se il Comune concedesse la possibilità ai proprietari di questi terreni di edificare, seppure in minima misura ad esempio (100mq casa su 3.000 mq di terreno) con l’obbligo di tenere i terreni puliti ed urbanizzarli secondo le regole comunali, si creerebbe un’economia nuova con maggiori opportunità di lavoro per tutti e si avrebbe come risultato un’apprezzabile collina. Una decisione di questo tipo renderebbe meno ostile e più fruibile il nostro territorio e ossigenerebbe i bilanci comunali e quelli degli addetti ai lavori come i geometri, i tecnici e le imprese edili... che avrebbero i cantieri in loco senza muoversi fino a Cannes. Tutti sanno benissimo che l’agricoltura e la floricoltura sono state, alla resa dei conti, un grosso ed inevitabile fallimento, ma tanti continuano a negarlo nuocendo ai cittadini e al territorio stesso. Il 90 % dei terreni agricoli a Sanremo é in vendita a meno di 5 euro al mq, ma mi sembra che non ci sia la coda per comprarli e coltivarli. Mi chiedo perché la collina sia abbandonata a se stessa e, per preservarne la biodiversità se ne impedisce lo sviluppo, perché si nega cocciutamente il recupero e la fruibilità di migliaia di ettari di vergogna e si permette la morte di un boschetto di pini marittimi secolari per rendere più agevoli i lavori di ristrutturazione di una chiesa? Francamente faccio fatica a trovare una logica a tutto questo. La maggior parte di quelle pinete che d’estate vanno a fuoco e sulla tutela delle quali si spendono fiumi di retorica, si salverebbero se l’azione del Comune fosse più cooperativa e meno dannosa. Non voglio credere che questo immobilismo ambientale sia voluto per non dover intervenire nella urbanizzazione di aree più convenientemente definite depresse”.

Carlo Alessi

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