Attualità - 26 giugno 2020, 14:59

Sanremo: donna morta nel mese di marzo in ospedale, la lettera dei figli "È mancata comunicazione!"

Al nostro lettore risponde l'Asl 1 Imperiese

Sanremo: donna morta nel mese di marzo in ospedale, la lettera dei figli "È mancata comunicazione!"

Un nostro lettore, Fabio Minasi, ci ha scritto per un fatto accaduto alla sua famiglia, per il ricovero ed il successivo decesso della madre, al pronto soccorso di Sanremo:

“Dopo una ponderata riflessione sul decidere o meno di raccontare il nostro tragico evento, ho deciso di farlo. Spinto oltre che dalla rabbia, anche dalla realtà che mi accomuna a quei parenti che prima di me, hanno sottolineato una mancanza di rispetto e comunicazione da parte di alcuni sanitari del reparto di Pronto Soccorso dell'Ospedale ‘Borea’ di Sanremo. Dopo circa 10 giorni con presunti sintomi da Covid-19, il giorno 30 marzo, il medico di famiglia decide di inviare mia madre 69 anni, una maestra in pensione, in ospedale per accertamenti. Giunta in ospedale con codice verde, dopo i primi accertamenti, veniamo a conoscenza tramite amici che lavorano in ospedale (ma non direttamente da medici o infermieri che l'avevano presa in carico in reparto), che il malessere di mia madre era da attribuire ad una sospetta leucemia e che la mattina successiva sarebbe stata trasportata all'Ospedale San Martino di Genova”.

“Solo in tarda serata riesco a contattare mia madre che mi riferisce del trasporto del giorno dopo, della negatività del tampone e mi comunicava a fatica un numero di telefono del reparto per parlare con un medico della sua situazione. Purtroppo però, nonostante innumerevoli tentativi, a questo numero non ha mai risposto nessuno. Riesco a mettermi in contatto con il pronto soccorso e, non senza problemi, vengo invitato a non telefonare più perché il medico aveva già comunicato le condizioni di mia madre ad uno dei figli. A quel punto domando con chi avessero parlato, dal momento in cui, né io né mio fratello, avevamo ricevuto alcuna telefonata dai sanitari del Pronto Soccorso. La mattina del giorno seguente, provai a contattare mia madre, che non rispose. Convinti fosse partita per l'Ospedale San Martino aspettavamo notizie dallo stesso Ospedale”.

“Alle 12,25 riceviamo la prima telefonata da parte del Primario del P.S. di Sanremo: ‘Buongiorno sono il primario e volevo informarla che il quadro già compromesso di sua madre è peggiorato improvvisamente ed è mancata. Condoglianze’. Chiesi dove fosse mia madre e cosa fosse successo e il medico rispose che mia madre non era stata trasferita e che era mancata per metastasi cerebrali. Dopo circa una settimana, ritirammo la cartella clinica: giorno 31 marzo ore 5,46, caduta accidentale, no traumi apparenti, tac senza contrasto, paziente confusa. Ore 10,55 paziente in gasping. Ore 12,35 decesso. Sono consapevole che a causa dell'emergenza covid, né io, né mio padre, né mio fratello avremmo potuto starle vicino durante le sue ultime ore di vita. Una minima informazione riguardo il suo peggioramento improvviso, riguardo al fatto che da lì a breve una persona cara possa non esserci più, credo sia il minimo che un parente possa sapere. Bastava solo una misera telefonata. In questi giorni leggo articoli sull'Ospedale Borea come ‘fiore all'occhiello’ della Sanità Pubblica, che ha ben gestito la pandemia e su questo non discuto, ma trovo corretto informare politici come il Presidente Toti e l'Assessore Viale, della completa mancanza di interesse che alcuni sanitari rivolgono ai parenti dei pazienti, che per quanto possano essere noiosi e pesanti, chiedono solo di poter avere notizie sul proprio caro... è un diritto!”.

Abbiamo chiesto, ovviamente, una risposta all'Asl 1 Imperiese, per la mail del nostro lettore: "La paziente è giunta al Pronto Soccorso dell’ospedale di Sanremo per febbre intermittente il 30 marzo alle 10.37. Dagli accertamenti di ricerca delle cause dello stato febbrile è emerso un quadro di leucemia acuta per cui si è contattato l’ematologo per impostare una terapia immediata e per suo tramite è stato contattato il Centro di Ematologia di riferimento dell'Università di Genova che si è reso disponibile per il trasferimento previa esclusione di infezione da Covid. E' stato così inviato tampone nasofaringeo al laboratorio e in attesa del risultato, è stata avviata la terapia che era stata suggerita dallo specialista ematologo. La paziente, oltre ai farmaci antiblastici ha ricevuto trasfusione con emazie irradiate e terapia sintomatica. Purtroppo, per la storia naturale di alcune leucosi acute, il decorso è stato fulminante e le condizioni terminali hanno impedito il trasferimento a Genova. La paziente è infatti deceduta il giorno dopo alle 12.35".

"Per quanto riguarda l'aspetto della comunicazione, essendo nel periodo pandemico, come tuttora in essere, anche il 30 marzo era vietato l’accesso dei parenti alle strutture sanitarie. In giornata sono state fornite notizie sullo stato di salute della paziente ad un familiare mediante contatto telefonico e ad un parente indiretto che lavora presso il reparto del Pronto Soccorso affinché facesse da tramite. La sera stessa i familiari hanno parlato telefonicamente con la paziente. Al momento della consegna degli effetti personali della paziente avvenuta in serata, c’è stata un’ulteriore comunicazione con il fratello del Sig. Fabio Minasi che conosce tra l’altro personalmente alcuni infermieri del reparto e che peraltro ha ringraziato per l'assistenza fornita. La dolorosa notizia del decesso, avvenuta il giorno dopo, è stata comunicata telefonicamente al Sig. Fabio Minasi, autore della lettera inviata al giornale".

L’azienda coglie nuovamente l’occasione per ribadire il proprio sentimento di riconoscenza per il lavoro svolto dal personale Asl 1 che, in particolare in questi ultimi mesi, ha mostrato un grande impegno professionale e umano: "L’azienda ricorda inoltre a tutti i cittadini che per comunicazioni relative a problematiche e criticità è possibile mettersi in contatto con l’URP. L’Ufficio Relazioni con il Pubblico, tra le varie mansioni si occupa anche di accogliere segnalazioni di disagi, disservizi o inadempienze che il cittadino ha riscontrato nei suoi rapporti con i servizi Asl. Gli operatori dell'Urp e degli Sportelli Unici cercano di 'mettersi dalla parte dell'utente', in un clima di fiducia è più facile valutare i fatti, ed è più semplice trovare soluzioni adeguate e veloci". 

Carlo Alessi

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