Economia - 11 luglio 2019, 21:00

La partita di calcio dal punto di vista dell'allenatore

90 minuti all'insegna di schemi, strategia e tattica

La partita di calcio dal punto di vista dell'allenatore

Ogni parola della nostra splendida lingua italiana ha più significati, e così anche i concetti che si compongono di queste parole. Prendete per esempio “partita di calcio”: per un tifoso è uno spettacolo, una forma di intrattenimento della durata di un’ora e mezza circa che si caratterizza per i colpi tecnici realizzati dai più abili campioni; per un calciatore invece è un lavoro faticoso, in cui è necessario allenare quotidianamente corpo e mente in modo da permettere alla propria squadra di segnare un goal in più dell’avversario; per un allenatore infine è una partita a scacchi in cui bisogna ponderare ogni mossa. Addirittura? Sì perché il direttore d’orchestra che siede in panchina deve sapere come guidare tutti gli strumentisti che fanno parte del suo gruppo. E per farlo c’è bisogno di schemi, di strategia e di tattica.

Con il termine schemi intendiamo moduli come il 4-4-2, il 4-3-3, il 3-5-2 e altri ancora; insomma stiamo parlando della disposizione degli 11 in campo che dipende molto dalle loro caratteristiche tecniche e non solo dal credo dell’allenatore. Veniamo poi agli altri due termini, ossia strategia e tattica.

Senza entrare in tecnicismi che traggono origine dall’arte militare, per strategia intendiamo quell’obiettivo finale che per essere raggiunto ha bisogno della tattica, ovverosia di un mezzo. Per farla semplice, la strategia di un allenatore, di solito, è quella di portare a casa la vittoria e la tattica è il come farlo. Professionisti come Conte, Inzaghi e Allegri devono prima studiare l’avversario che avranno di fronte e poi capire come averne la meglio. La tattica, come avrete capito, non è mai la stessa.

L’attenzione al particolare è fondamentale

La partita di calcio dal punto di vista dell’allenatore, lo abbiamo accennato in precedenza, è come una partita a scacchi, contro il Garri Kimovič Kasparov di turno per intendersi, o, se preferite, come una puntata effettuata all’interno di uno dei tanti siti online che propongono i migliori bonus scommesse senza deposito, dove sono necessari molta dimestichezza e quel briciolo di fortuna che non guasta mai.

Se questi due esempi ci servono per darvi un’idea di cosa stiamo parlando, ora entriamo nel dettaglio e proiettiamoci come per magia sul campo da gioco. Un allenatore deve curare ogni particolare, soprattutto quando la sua squadra rimane in 10. In quell’occasione oltre a decidere come riequilibrarla deve chiedere ai restanti giocatori di ricoprire più ruoli. Altra situazione non semplice è quando la formazione che dirige non tocca palla. Cosa deve fare l’allenatore per migliorare la situazione? Sono sufficienti cambi azzeccati o ci vuole ben altro? Di solito ci vuole ben altro, ovverosia motivare i ragazzi a riprendere in mano la partita entrando il più possibile nella loro testa. E quando invece l’avversario fa densità e centrocampo?

Come comportarsi in quel caso? Un bravo allenatore proverà ad aggirare la linea mediana allargando il gioco sugli esterni. Solo in questo modo aiuterà i propri calciatori ad arrivare sul fondo per crossare palloni insidiosi in mezzo. Nel caso non disponesse di una torre pronta a sfruttare questi cross? Allora sfrutterà quegli attaccanti che amano stare larghi per poi accentrarsi – a noi vengono in mente due come Insigne e Correa – in modo da obbligare gli avversari a disunirsi spostandosi in maniera disordinata da un lato all’altro del campo. Una precisazione prima di proseguire: queste “mosse” tra le tanti possibili non hanno a che fare solo con il calcio più prestigioso, ma soprattutto con il calcio delle categorie cosiddette minori tra cui quella dilettantistica.

Là dove il calcio è uno sport più “egualitario”, nel senso che sono presenti pochi campioni, perché i campioni difficilmente scelgono di non emigrare quando ne hanno la possibilità verso club economicamente più forti, l’attenzione a tutti questi dettagli, che interessano più il gruppo e meno il singolo, fanno tutta la differenza del mondo. Detto questo, sappiate che chi fa l’allenatore di mestiere da più di un anno a questa parte deve tenere conto anche di un altro aspetto. 

Le 5 sostituzioni: una carta in più da giocare?

Questo altro aspetto ha a che fare con la possibilità di sostituire non più un massimo di 3 calciatori bensì di 5, una recente novità introdotta dall’IFAB (International Football Association Board). Una domanda sorge spontanea: “Tale possibilità è o non è un’ottima carta da giocare?”. Detto altrimenti: è o non è una sorta di “asso pigliatutto” per ogni allenatore? Diciamo che lo è solo per i più navigati, quelli che, per intendersi, sanno come “rivoltare come un calzino” il gruppo che dirigono perché lo conoscono in ogni suo aspetto. Per i novizi invece la possibilità di cambiare fino a 5 giocatori su 11 può anche creare difficoltà. D’altronde non tutti gli allenatori maneggiano allo stesso modo schemi, strategia e tattica.

Quando entra in campo la sfortuna c’è poco da fare per chiunque! 

C’è un unico caso in cui la partita a scacchi per il mister è già persa in partenza, ossia quando si infortunano più giocatori contemporaneamente. Nel caso in cui la sfortuna entra in campo al posto degli assenti non c’è molto da fare, nel senso che una formazione che non dispone di una rosa profonda deve prepararsi a subire più sconfitte a ripetizione, anche cocenti.

Certo, i più bravi allenatori possono sempre arretrare un attaccante mettendolo a protezione del centrocampo, soprattutto nel caso in cui la linea mediana risulta praticamente sguarnita, oppure trasformare un’ala che gioca alta in un fluidificante, ma il risultato non sarà lo stesso. Si può essere bravi quanto Pioli a dirigere il Milan, ma se poi vengono a mancare da settembre 2020 a marzo 2021 praticamente tutti i componenti della rosa allora è difficile anche solo pensare di poter vincere lo scudetto.

Per quanto riguarda la stagione appena iniziata ai rossoneri sembrerebbe andare molto meglio in tal senso, ed è un bene perché solo così Pioli potrà distinguersi a livello di schemi, strategia e tattica adottati. E non potrà fare altrimenti se vorrà raggiungere gli obbiettivi prefissati, che sono superare il turno in Champions League e stupire in campionato. 

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