Si è svolta ieri, in Comune a Sanremo una lezione dell’Unitre all'insegna della classicità intitolata ‘Nox est perpetua una dormienda’, a cura del professor Fabio Barricalla, poeta, cultore di poesie e filologo.
Prima di iniziare la lezione, il professore ha reso omaggio allo studioso comunicatore Pierangelo Beltramino, tra i fondatori dell’Unitre, al quale non ha potuto fare a meno che dedicare una magnifica poesia, “In morte del fratello Giovanni” di Ugo Foscolo.
Ma perché scegliere proprio questo sonetto? Perché, in tema con l'incontro tenuto, inizia con una citazione catulliana. Il poeta Catullo, definito il più romantico dei poeti classici poiché percorso da una forte vibrazione amorosa, è uno dei massimi poeti filologi benché nella sua poesia sembri immediato come Leopardi. Proprio gli idilli di quest’ultimo poeta, che paiono del tutto spontanei, celano una traduzione frutto di memorie classiche appartenenti anche allo stesso Catullo. Successivamente, il professore ha analizzato i carmina del Liber catulliano, la raccolta di poesie dell’autore romano, citando il professore e traduttore Nicola Gardini.
Il primo carmen del Liber catulliano, dedicato all’amico e poeta Cornelio Nepote, è simbolo di una tradizione romana che si sta ormai dilaniando: infatti, presto subentreranno i poetae novi, ossia poeti che contamineranno la tradizione dei padri romani componendo poesie in modo ellenistico. Tra Livio Andronico e Callimaco (autori del mondo antico) la lettura dei carmina catulliani procede con la composizione più celebre, ossia il carme V, in cui Catullo osanna il suo folle amore per Lesbia, la donna da lui amata. Travolgente, passionale, bruto e totalizzante, questo sentimento ha di certo caratterizzato molti componimenti del poeta, che come una spina nel fianco lo ha fatto dannare per tutta la sua esistenza. Guerra e pace sono insite nel suo animo, che come dichiara nel carmen LXXXV, lo portano a sentirsi “crocifisso”. Sebbene sembri che Catullo fosse solo in grado di comporre poesie romantiche e talvolta tristi, bisogna ricordare che spesso scrisse e dedicò componimenti anche a suoi grandi amici non solo per elogiare l’amicizia, ma anche per scagliare pesanti critiche.
Tra digressioni riguardanti il mondo antico e forti emozioni, l’incontro si è concluso con la lettura della poesia “Addio Sirmio” di Renzo Laurano.





