“Una intera città si stringe intorno a due religiose e ne richiede a gran voce la permanenza nella loro Casa. La stessa comunità si interroga sul perchè sia costretta a rinunciare anche all’attività pastorale dell’amato Parroco. Di fronte a tante manifestazioni di stima e affetto, mi sono chiesta quale magnetismo o forza abbia portato la comunità del centro storico a sentire queste importanti presenze religiose come parte integrante e guida del loro vivere quotidiano”.
Interviene in questo modo Mara Cilli, dell'associazione 'Le ragazze di Wilma' e presidente dei 'carristi', su due temi che stanno facendo discutere negli ultimi tempi a Ventimiglia. “Il cambiamento di Parrocchia è il segno più eloquente della provvisorietà che molte realtà umanamente importanti ed arricchenti hanno per la vita del sacerdote. La rinuncia a queste cose fa male se è un uomo autentico e come tale consapevole che la grazia del Signore non può che passare attraverso i colori e le sfumature della sua umanità. E della profonda umanità di don Luca Salomone parlano anche le pietre del centro storico. Accanto ad una intensa attività pastorale e ad un infaticabile cammino di fede e di rinnovamento culturale e sociale, dei quali hanno beneficiato soprattutto i suoi parrocchiani, don Luca ha portato avanti, in questi 9 anni, una preziosa attività di recupero, salvaguardia, conservazione e valorizzazione dei bene artistici, storici e culturali della nostra città. Ma l’obbedienza (dover ‘tagliare’ per ‘ripartire’ altrove) è anche la radice dell’identità della Chiesa del Regno di Dio. Ecco allora il più importante significato del ‘distacco’: è il segno tangibile e concreto della sua appartenenza al Signore. Dimenticarlo sarà impossibile, perché ogni gruppo, ogni associazione, ogni sofferente, ogni particolare architettonico, ben curato e valorizzato, parleranno di lui, testimonieranno la sua eredità”.
“Per le Suore dell’Orto – prosegue Mara Cilli - al di là della loro continua testimonianza di fede, credo che la ‘forza’ vada ricercata nell’aver saputo trasformare il messaggio evangelico in un autentico ‘fare’, che ha inciso nell’ordinario e nel futuro di tante persone. Con umiltà, con l’ascolto, disponibilità, capacità di venire incontro ai bisogni e di trovarne la soluzione, suor Giuseppina e suor Michelina hanno rivestito da sempre diversi ruoli: il ruolo di famiglia, se questa era carente o addirittura non c’era, di istituzioni, per far fronte a un’emergenza, a una retta, o un affitto, di amiche, per offrire una spalla, incoraggiare, custodire confidenze, confortare un malato e molto di più. E non è secondario il fatto che le Suore sono state esempio e stimolo per diverse associazioni di volontariato, e noi siamo tra queste, che hanno imparato a condividere operatività, attitudini e creatività per operare con gli altri e per gli altri. Ora questo legame non può essere reciso da motivazioni squisitamente ‘burocratiche’. In questa realtà, il futuro delle Suore non può prescindere da motivi sociali, educativi, affettivi; non si può pensare di spezzare la delicata trama di equilibrio e solidarietà che hanno saputo tessere in tanti anni di dedizione alla loro missione”.





