Si è svolto questa sera nel salone della chiesa di S. Nicola, dove nei giorni scorsi avevano trovato rifugio circa 80 migranti, un incontro pubblico dove è intervenuta, oltre al Vescovo Mons. Antonio Suetta e il direttore Caritas Maurizio Marmo, la dott.ssa Alessandra Ballerini avvocatessa dei diritti umanitari per i rifugiati.
“La maggior parte dei migranti viene da paesi in guerra – ha supposto Ballerini – o comunque dove rischiano delle persecuzioni, tutti comunque potenziali richiedenti asilo. Si tratta di fare intanto un’informativa per spiegare i loro diritti oltre naturalmente i loro doveri. Spiegare un sistema intricatissimo per noi italiani figuriamoci per loro. E’ necessario valutare comunque ogni situazione particolare, ad esempio ci sono tantissimi minori, bambini non accompagnati, soli senza nessun familiare. Ci sono molte procedure che devono essere spiegate e noi dobbiamo capire come possiamo fare per aiutarli e di pari passo aiutare la città che può diventare un laboratorio di pace perché qui si stanno verificando cose che ho visto raramente in altri territori”.
“Vogliamo capire sempre di più – ha aggiunto Maurizio Marmo direttore della Caritas – quali sono i diritti delle persone e vedere cosa poter fare, con un atteggiamento costruttivo, per aiutare non solo i migranti ma la città e il territorio”. L’avvocato ha poi ripercorso le tappe vissute tra le mille difficoltà e i rischi a cui sono costantemente esposti i profughi nel loro viaggio della speranza verso l’Europa.
“Entrano irregolarmente in Italia – ha spiegato Ballerini – ma perché non c’è un canale ‘regolare’ che possono utilizzare. In Italia non si può entrare per ragioni di asilo, anche se è previsto dalla Costituzione ma anche ad esempio dalla Convenzione di Ginevra, il diritto d’asilo può essere esercitato solo una volta arrivato sul suolo italiano, sempre ammesso che ci si arrivi vivi”.
“Ventimiglia – ha continuato – può essere un esperimento straordinario perché qui può succedere quello che in altre forme è successo a Lampedusa ma la differenza molto importante è che laggiù c’è un centro di reclusione mentre qui c’è una rete con un insieme di associazioni che pensano al bene di queste persone. Si pensa sempre ai diritti come ad una coperta troppo corta dove aumentare i diritti ad alcuni debba implicare necessariamente diminuirli ad altri. Invece qui è chiara l’idea di un diritto universale e questa è una base incredibile affinché si possano costruire delle pratiche da poter esportare”.
Al termine dell’intervento il Vescovo ha ringraziato: “Ci è stato reso chiaramente il panorama di questa drammatica situazione. Abbiamo cercato di dare una risposta di solidarietà. E’ doveroso in prima battuta garantire tutta l’assistenza di prima necessità e poi vale il tentativo della nostra proposta di offrire un accompagnamento che dia la consulenza, le informazioni e concrete possibilità”.
In chiusura diversi sono stati gli interventi da parte del pubblico, circa una settantina di persone, tra cui gli assessori Nesci, Faraldi e Felici, il Presidente della Spes Matteo Lupi e anche alcuni migranti.









