Al Direttore - 25 maggio 2012, 11:35

Sanremo: crisi del Casinò, l'interessante punto di vista di un croupier

Un croupier, Diego Verda, interviene fornendo un interessante punto di vista sulla situazione di crisi che colpisce già da tempo il Casinò di Sanremo.

Sanremo: crisi del Casinò, l'interessante punto di vista di un croupier

Un croupier, Diego Verda, interviene fornendo un interessante punto di vista sulla situazione di crisi che colpisce già da tempo il Casinò di Sanremo.

"Alcuni giorni fa, mentre passeggiavo nei pressi della capitaneria di porto, mi sentii chiamare per nome. Era un vecchio croupier, seduto su una panchina che si godeva il sole pomeridiano. Mi invitò a sedermi accanto a lui per scambiare qualche parola. Con la sua stretta parlata dialettale chiese notizie di me e dei croupier più vecchi e poi volle sapere della sua vecchia azienda. Gli raccontai che non passavamo un buon momento, la crisi si faceva sentire e gli incassi continuavano a scendere. Gli spiegai che per fortuna nostra avevano assunto un valido direttore che, applicando un modello anglosassone, stava trasformando il nostro Casinò. Il personale addetto ai giochi costa caro e con gli stessi uomini tramite i giochi americani si riuscivano ad aprire più tavoli, sfruttando meglio la manodopera e riuscendo ad incrementare gli incassi. E come, grazie proprio a queste nuove concezioni del lavoro, saremmo riusciti a pagare i nostri stipendi e salvare l'azienda dal pericolo del fallimento.

Il vecchio collega mi guardò perplesso e mi disse “garsoun me sa che ti te sbai, in te stu mestè u nu ghè ren da inventà”. Lo guardai sorpreso e lui continuò a spiegarmi che non era assolutamente vero che noi guadagnavamo tanto, lo stipendio di un croupier nel dopoguerra era di molto maggiore. Mi raccontò che nei primi anni '50, lui aveva comprato una casa di 120 metri quadri nei pressi di piazza Colombo, valore di allora 3 milioni e mezzo, con i soldi guadagnati in un anno di lavoro. Continuò dicendo che gli inglesi non hanno nulla da insegnarci e mi ricordò che le mance, fino a quando era rimasto in servizio, fine anni Settanta, erano cinque volte lo stipendio nonostante i croupier fossero in numero superiore a 300: ciò voleva dire che col 50% delle mance spettanti all'Azienda la stessa pagava gli stipendi e i contributi, avanzando ancora utili da investire in promozione.

In questo modo il personale non costava nulla all'Azienda che poteva in questo modo dare lavoro ad un gran numero di persone. Parlammo poi di altro e ci lasciammo. Quell'incontro però mi aveva segnato, un tarlo continuava a rodermi, erano davvero cambiati i tempi e quei vecchi avevano avuto solo fortuna o forse nella loro semplicità avevano creato un modello che noi non siamo più stati capaci né di portare avanti né di copiare. Lo sfarzo di questo Casinò, come è testimoniato da racconti ed immagini, dà ragione al vecchietto e pure gli dà ragione il fatto che sono venuti esperti da tutto il modo a copiare il nostro modello. Forse le parole del vecchietto vanno interpretate. Il nuovo avanza prepotente e bisogna adeguarsi, ma sta a noi mantenere e soprattutto non perdere qualcosa che abbiamo solo noi e i nuovi casinò difficilmente avranno: i giochi francesi, questi giochi richiedono un personale altamente specializzato che il nostro Casinò ha, gli stessi giochi hanno un fascino unico che attira la clientela più esigente e ci distinguerà sempre dalle squallide sale americane e dalle orribili poker room.

La società attuale tende a livellare ed appiattire ogni cosa, noi che abbiamo qualcosa che ci distingue, dobbiamo avere la forza di mantenere all'interno delle nostre sale un posto dove si possa ancora respirare quell'aria della bella epoque. Se sarà destino questo casinò chiuderà, ma non dovrà mai accadere che lasceremo morire i giochi francesi in nome di una quantomai assurda concezione di produttività, che alla prova dei fatti si rivela falsa. Se è vero che adesso la parte delle mance spettanti all'Azienda non basta più a pagare i nostri stipendi, è altrettanto vero che l'Azienda usa pochissimi soldi per integrare le nostre paghe. Se vuole investire è proprio questo il reparto da privilegiare, se vuole risparmiare sono altri gli obiettivi dove deve intervenire”.

direttore

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