"Con alle spalle decenni di esperienza nel settore floricolo, con la militanza all'interno di Confagricoltura, crescendo avendo messo le basi ai miei studi di agraria e di scienza , mi permetto di lasciare una personale opinione a questa notizia 'Sanremo 2012: il Festival senza fiori danneggia i produttori ma salva l'ambiente' apparsa oggi su www.ecoo.it perché mi ha colpito molto. Per la verità mi ha colpito il fatto che tante persone abbiano letto in quelle parole una forma di verità , senza conoscerla. Io sono del settore e di certo ciò che scriverò rispecchia la voce di un giovane agricoltore, un'italiano che ama i fiori, la natura e l'ambiente. Il fiore è quel bene che la natura ci offre in tutta la sua bellezza e che l'uomo ha da sempre fatto suo utilizzandolo per coronare i momenti più belli della vita di ciascuno. In amore si regalano fiori, ci si adornano le chiese quando ci si sposa, per la nascita di un figlio si regalano e perché no ci si adorna il palco di una grande manifestazione come Sanremo che da sempre è uno spaccato dell'Italia canora nel mondo".
Lo scrive Marco Damele, Presidente Regionale di 'Anga Liguria - Giovani di Confagricoltura' che prosegue: "A me francamente piaceva il palco adornato dai fiori della terra che ospita la manifestazione anche perché lo trovavo un modo per renderci omaggio, rendere a chi lavora dietro le quinte e mette tutto il suo impegno nelle coltivazioni di qualità che richiedono grande sacrificio in una terra geograficamente impervia come la Liguria ma che ha da sempre dato lustro alla Nazione intera con i suoi 'Gioielli fioriti'. Quando leggo 'volontà di risparmiare' rimango perplesso. Io vivo una vita semplice fatta di routine e di ristrettezze, di ideali, di lavoro duro e faticoso che mi permettere di vivere degnamente ma nulla di più, pago il canone e le tasse ed ecco che sentir parlare di risparmio in relazione al Festival di Sanremo mi spaventa. L'austerità dovrebbe venire dal non mettere i fiori nel palco? Ma stiamo scherzando? Morandi e Celentano, bravissimi e di certo icone della canzone italiana ma cantanti e non presentatori né guru di tutto lo scibile umano, sono “a buon mercato” forse? Vogliamo parlare delle loro retribuzioni (inutile dire che vanno in beneficenza, intanto dalle casse della RAI sono usciti e per fare cosa? Un siparietto di 40 minuti il cui nesso con la canzone italiana mi appare ancora oscuro) oppure delle scenografie? Non penserete certo che spendano meno perché non ci sono i fiori? Altrimenti diamo uno sguardo alle presenze straniere, valutiamo sennò il cachet della “Valletta” (definizione davvero poco cortese peraltro che la mette al pari di un semplice oggetto), delle ospitate... insomma, di troppi sprechi dovremmo parlare prima di giungere alla voce 'Fiori'. Quando poi leggo che i fiori potrebbero ostacolare le riprese sorrido, siamo nell'epoca del tridimensionale, degli ologrammi, della tecnologia, mi sembra quasi offensivo dire che non si sarebbe in grado di fare delle buone riprese per via 'dei fiori sul palco'. Ma non voglio polemizzare sul Festival bensì sul fatto che spesso si abusa di parole come sostenibilità, impatto ambientale, ecosistema ; ma sappiamo davvero di cosa parliamo? Non mi riferisco ovviamente al sito che ospita questa conversazione ma a chi a volte legge senza conoscere in profondità gli argomenti. Chi sono i floricoltori del presente? Chi coltiva la terra nel 2012? Come si coltivano i fiori? Quali sono i fiori che il mercato italiano produce, a Sanremo piuttosto che a Pescia o in qualsiasi altra zona del nostro bel paese? Ebbene sarebbe necessario vedere le statistiche che evidenziano un profilo ben diverso da quello che potremmo immaginare. Persone colte, preparate, formate e professionalmente attente. Dedite ad un lavoro duro e complesso fatto di cicli e di 'Rispetto' della terra e del sistema. Mi rimane difficile pensare agli agricoltori che conosco, miei colleghi come dei 'deturpatori' dell'ecosistema considerando quanto fanno per rendere le loro aziende a minor impatto ambientale possibile, considerato quante energie mettiamo nel lavorare la terra con metodi naturali e non impattanti e, se si parla di soldi, visti gli investimenti che facciamo nel tentativo di convertire le proprie aziende riducendo i metodi chimici e favorendo l'utilizzo di pratiche naturali contribuendo non solo a favorire il miglioramento dell'ecosistema ma anche ponendo attenzione alle condizioni di produzione dell'intera filiera il tutto per giungere ad ottenere 'Il fiore giusto', da proporre ad una pubblico consapevole che sappia riconoscere dietro a quella rosa, a quel tulipano, a quella mimosa l'impegno, la serietà, il rispetto ambientale e l'abnegazione di chi l'ha prodotta.
Non credo di vivere in un altro pianeta e tantomeno di conoscere degli alieni, anzi ritengo che i miei soci all'interno dell'Anga, agricoltori, floricoltori , contadini, amino il loro futuro, siano riconoscenti per il presente che hanno e vogliano trarre insegnamento dal passato per offrire alle loro famiglie un futuro migliore".





