- 01 settembre 2019, 08:00

Mondo di favole: il fagiolo magico di Badalucco

...Cosa si trovava all'origine di quello spettacolo? Un campo di fagioli lungo 3 metri per 3 metri e in quell'unico quadrato scendeva una neve perenne da nuvole morbide come la panna...

Mondo di favole: il fagiolo magico di Badalucco

C'era una volta, in un paese lontano lontano, abbarbicato su una montagna e attraversato da un fiume magico di colore argento, un piccolo nobile che si trovava nel borgo per visitare le terre del regno di suo padre, il celebre Conte di Ventimiglia. Il piccolo Adelmo, era questo il nome del bimbo, era stanco di girare in lungo e il largo i possedimenti del padre: erano ormai mesi che viaggiavano senza sosta in tutte le contee del regno.

Così, un giorno, senza che la balia a cui era affidato se ne accorgesse, mentre si trovava nel contea di Badalucco per l'ennesima visita diplomatica, il piccolo conte sgattaiolò fuori dalle mura del castello. Appena uscito dal centro, abbandonate le case del popolo, il fornaio, lo speziale e infine l'osteria in cui si offriva il miglior stoccafisso di tutta la vallata, Adelmo si trovò di fronte a un bivio: da una parte aveva il fiume e un ponte per attraversarlo e dall'altra i monti. Scelse senza starci a pensare troppo. Il ponte.

Perché vi chiederete? Aveva appena smesso di piovere dopo un grande temporale e ora brillava in cielo un enorme arcobaleno con tutti i colori che i bambini possano mai riuscire ad immaginare. Era esattamente sopra il fiume: “Se lo attraverso, arriverò alla fine dell'arcobaleno!” pensò il bambino. Così prese fiato e senza più pensarci attraversò tutto il ponte di pietra che sovrastava il grande corso d'acqua. Adelmo correva, correva ad un certo punto, quando stava per perdere la spinta chiuse gli occhi continuando ad andare e quando li riaprì si trovava esattamente sulla sponda opposta.

L'arcobaleno andava ancora oltre il ponte, dietro la foresta. Adelmo, che era nobile sì, ma di carattere ostinato e coraggioso, non si arrese e continuò ad andare alla ricerca dei colori. A corte aveva sentito dire che chiunque avesse trovato la casa dell'arcobaleno, avrebbe trovato un calderone di monete d'oro.

A lui non interessavano le monete o i preziosi: era figlio di un conte signori, l'oro traboccava dai suoi castelli. Avrebbe invece voluto vedere la magia, quella che creava i colori, che li faceva volare in cielo e che regalava a tutti i sogni: “Chiunque disegni l'arcobaleno deve essere una persona speciale perché regala a tutti, ricchi poveri, nobili e non nobili, animali, uomini, cani e gatti, uno spettacolo meraviglioso” pensò Adelmo.

Facendosi largo tra i rami, gli alberi, i roveti della foresta continuò a seguire il flusso dei colori fino a quando: eccolo era arrivato! Cosa si trovava all'origine di quello spettacolo? Un mago? Una strega? Un folletto? Una fata? Niente di tutto questo. Sapete che cosa? Un campo di fagioli lungo 3 metri per 3 metri e in quell'unico quadrato scendeva una neve perenne da nuvole morbide come la panna. E alla guardia di questo piccolo campo sapete chi si trovava? Un gigante, alto come tre torri, vestito di verde con un cappello a punta e in cima un piccolo campanello d'argento.

Adelmo estasiato decise di avvicinarsi: il sole stava tramontando e a corte a breve avrebbero iniziato a cercarlo. Aveva sentito storie terribili sui giganti e non avrebbe voluto finire in una brutta, brutta situazione. Così si acquattò come un gatto, scivolò nel campo di fagioli e fece appena in tempo e prenderne uno prima che il gigante si girasse e lo vedesse. “Fermo tu, questi sono fagioli magici, io ne sono il custode, tu non puoi prenderli!”. Ma era troppo tardi: il bambino era già sul ponte che correva, correva a perdifiato. Il gigante si arrestò all'inizio del ponte: era vietato per lui attraversarlo.

Arrivato di nuovo nell'abitato Adelmo iniziò a respirare, il cuore gli era balzato in gola e non sentiva più le gambe, ma in mano stringeva quel fagiolo magico: era rosso, poi verde, poi blu, poi giallo insomma cambiava colore ad ogni secondo e sopra c'era una scritta: felicità.

Non sapeva come avrebbe potuto usarlo, ma sapeva che avrebbe, prima o poi reso felice qualcuno. Così, recuperate le forze, lesto lesto rientrò fra le mura del castello, andò diretto alla torre e da li scese nella sua camera. La stanza era fatta di mattoni e sapeva per certo che almeno uno sarebbe stato fittizio, perché, tutti noi lo sappiamo, i nobili hanno il “vizio” di nascondere i loro tesori. Detto fatto, gli bastò cercare vicino al camino e trovò la pietra finta: vi dispose il fagiolo magico avvolto in una pergamena con scritto “a chiunque troverà questo fagiolo, affinché gli regali un poco di felicità”.

Chiuso il suo tesoro e andò a cena dove suo padre il conte lo aspettava. Quella sera andò a dormire, fiero e speranzoso che quel suo gesto avrebbe aiutato qualcuno.

Passarono 100 anni, poi 200 poi non sappiamo nemmeno noi quanti ma arrivò il giorno in cui un gruppo di scolaretti venne portato in gita a Badalucco. Il maestro Giacinto guidava la delegazione dove spiccavano cinque bambini. Gli stessi che alcune settimane prima dicevano di aver trovato un vascello fantasma ma nessun gli aveva creduto. I bambini, quando arrivarono a Badalucco, sentirono nell'aria che qualcosa di magico sarebbe stato di nuovo possibile, anche che due amiche dimenticassero di aver litigato: Lola e Angiolina infatti non si parlavano più da giorni. Le bimbe, come succede spesso, avevano bisticciato per.... una tavoletta di cioccolata, l'ultima rimasta per la merenda e da quel momento non si erano più parlate.

Arrivati alla torre di quello che una volta era il castello Lino, Giuseppin e Sandro riuscirono a scappare dall'attenzione del maestro e salirono un strana scala a chiocciola che sembrava non finisse mai. Si trovarono di fronte ad una porta e senza nemmeno pensare alle conseguenze, gli diedero talmente tante spallate che dopo pochi minuti si aprì. Con loro grande delusione la trovarono: vuota. “Non c'è niente qui, tanta fatica per niente” disse Sandro.

I bimbi si affacciarono, mesti, alla grande finestra per osservare il panorama. Sotto era seduta la loro amiche Lola, da sola e poco più in là c'era Angiolina anche lei da sola. Giuseppin che si era stancato di osservare il panorama, si era messo a dare la caccia a un ragno: scaraventò la mano su una pietra per intrappolarlo quando questa si mosse. Poi ancora e ancora fino a che cadde. I tre bambini, in silenzio, si guardarono. Fu Lino a prendere il piccolo pacchetto all'interno della buca segreta.

Leggi tu Giuseppin lo hai trovato, se è un guaio è colpa tua”. E il bimbo, abituato a essere sgridato per le marachelle lo prese e lesse ad alta voce: “A chiunque troverà questo fagiolo, affinché gli regali un poco di felicità”.

Non sapevano se avrebbe funzionato, ma come si dice dalla notte dei tempi, chi non prova non vince. Lanciarono il fagiolo dalla finestra esprimendo lo stesso desiderio. Questo finì in mezzo ad un cespuglio: nel giro di pochi secondi spuntò un ramo, quindi due, quindi un intero tronco, foglie e fiori....ma non erano normali. Dal fagiolo era nato un albero magico, completamente fatto di cioccolata.

Le due bimbe che avevano litigato si guardarono, sorrisero, non sapendo perché e per come fosse successa quella magia ma questa volta la cioccolata era in abbondanza e per tutti! I tre maschi si sentirono per una volta dei veri cavalieri valorosi in un castello. Il loro desiderio si era avverato e assieme a lui anche quello del conte Adelmo: qualcuno adesso era veramente felice.

 

Le illustrazioni di questa favola sono state create da Giorgia Corradi: per maggiori informazioni è possibile contattarla tramite mail: giorgetta1987@gmail.com 

Giorgia Corradi in collaborazione con Stefania Orengo

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