Sanremo Ospedaletti - 17 febbraio 2018, 16:08

Abbiamo rapito il Festival di Sanremo. E lo abbiamo fatto cantare!

Abbiamo rapito il Festival di Sanremo. E lo abbiamo fatto cantare!

Missione compiuta per il 68° Festival della Canzone Italiana di Sanremo chiuso da pochi giorni, ma già passato negli annali della buona televisione e degli ascolti. Accompagnato da misure straordinarie di pubblica sicurezza per garantire a tutti un divertimento senza pensieri, quest’anno l’evento è stato all’altezza dei palati più fini sia dal punto di vista musicale sia per lo spettacolo offerto dai personaggi che si sono alternati sul palco dell’Ariston. Complici un Direttore Artistico che - a detta di tutti - è stato capace di scelte musicali e organizzative vincenti, ma allo stesso tempo di un cast quanto mai azzeccato. Con un sospiro di sollievo, sembra che la formula abbia riscosso un successo trasversale. Intendiamoci, non è esattamente una passeggiata di salute e chi deve partecipare a tutta la settimana di caos sanremese inizia a prepararsi fisicamente già da settembre, sviluppando una resistenza e uno spirito di osservazione da aquila per non perdersi nemmeno un’intervista con il cantante emergente, uno scatto con l’attore di passaggio o un gossip con l’opinionista di punta. Insomma, un vero e proprio lavoro!

Claudio Baglioni, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino hanno dato vita ad uno spettacolo che si è trasformato in un prodotto di marketing perfetto per essere venduto sul mercato oggi e pronto per creare nei prossimi 12 mesi un’aspettativa capace di far salire le quotazioni di chi si occuperà della parte organizzativa nel 2019, ma anche del territorio che ospiterà la manifestazione internazionale.

Ma qual è stata la formula magica di questo successo? E come il territorio può avvantaggiarsi di queste grandi manovre nella bellissima riviera del ponente ligure? Le risposte e gli ingredienti per rispondere possono essere molti e senza dubbio tutti validi perché quando si lavoro per un evento internazionale, la vogata deve andare necessariamente a ritmo di fatturato e allo stesso tempo deve far approdare nel porto sicuro della “fabbrica del divertimento”. Non dimenticando la ricaduta positiva che ogni anno l’Italia si assicura proponendo al mondo la qualità del talento musicale italiano.

Perfetto, allora rompiamo la poesia di chi ha ancora stampato sul viso un’espressione sognante oppure di chi sta sorridendo da solo nel riguardare i selfie scattati, dicendo le cose come stanno! Il Festival di Sanremo è E-C-O-N-O-M-I-A! Certo con un pizzico di comunicazione e una spruzzata di relazioni istituzionali, ma rappresenta una vera e propria economia, un cocktail fatto di piccole e medie imprese, strutture ricettive, ristoranti e professionisti del territorio. E se aggiungiamo anche una bella dose di attività commerciale svolta da chi lavora senza sosta durante l’evento, il “prodotto Sanremo” è pronto. Ecco, lo abbiamo finalmente detto: il Festival di Sanremo è economia! Ohhh, ci siamo liberati di un peso e - in verità - senza perderci nemmeno per un istante in un’analisi davvero economica, realizziamo che la realtà è molto più interessante di quanto sembri e l’abbinamento Sanremo-Economia finisce subito con il piacere. Lanciarci nell’utilizzo di una parola a prima vista complessa, ci aiuta a riflettere sul fatto che - senza pensarci - invitiamo spesso la Signora Economia alla nostra pausa caffè in ufficio. Già, economia è anche bere un caffè acquistato al distributore automatico perché il gesto implica l’accettazione di un contratto e una transazione economica che si completa quando la monetina tintinna in fondo al cassetto degli incassi. E che genera benessere fisico per chi si gusta la bevanda calda, ma allo stesso tempo ricavi per il gestore della macchinetta e per un indotto che non vediamo, aumentando la ricchezza del produttore di caffè, dell’azienda che lo ha trasformato e di chi lo ha trasportato sino a noi.

Ermal Meta e Fabrizio Moro, Lo Stato Sociale e Annalisa insieme ai duetti di Claudio Baglioni, Gianna Nannini, Fiorello, Ultimo, Gianni Morandi, alla giornalista RAI Emma d’Aquino, Giorgia, Virginia Raffaele, Sabrina Impacciatore, James Taylor, Ultimo, Gino Paoli e Sting, sono stati elementi indispensabili per creare quell’economia locale che ha permesso di produrre, scambiare, acquistare, consumare e creare occupazione per soddisfare i gusti di tutti gli ospiti della Città dei Fiori. E non banale, a realizzare una manifestazione che ha rimesso al centro la musica, trasformando le note in numeri da record.

Il dato di fatto è che il territorio ha beneficiato di un’invasione pacifica di addetti ai lavori, opinionisti, #influencer e amanti della buona musica e, di conseguenza, ha stimolato ragionamenti sull’effettivo valore economico della kermesse, lasciato dalla macchina organizzativa e da tutti i visitatori che hanno raggiungono la città di Sanremo. Numeri, confronti con le edizioni precedenti e qualche naturale polemica sono uscite dalle penne della stampa e si sono lette a più non posso su Facebook, per eccellenza la vetrina virtuale della sfida canora, ma la vera protagonista di Sanremo è stata l’epica missione di dar voce in modo equilibrato a tutti gli artisti, ai professionisti della musica, ai media, ma anche alla società civile, alle istituzioni e alla cultura trasformata in un format adatto a tutti gli italiani.

Siamo in Liguria, terra di mare e di esperti navigatori, quindi un applauso fuori dal coro anche al timoniere Baglioni che oltre ai fiori ricevuti come ringraziamento dalla RAI a fine manifestazione, siamo certi stia già pesando ad una nuova traversata.

Enrico Molinari

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