Politica - 21 ottobre 2016, 15:18

Imperia: avviso di pericolosità orale a Valerio Romano. Gli attivisti incontrano la stampa: "Viene a mancare il diritto di espressione"

Colpito dall’avviso di pericolosità orale, il portuale imperiese Valerio Romano ha incontrato la stampa, questa mattina, per spiegare la natura del provvedimento emesso nei suoi confronti dalla Questura

Imperia: avviso di pericolosità orale a Valerio Romano. Gli attivisti incontrano la stampa: "Viene a mancare il diritto di espressione"

Colpito dall’avviso di pericolosità orale, il portuale imperiese Valerio Romano ha incontrato la stampa, questa mattina, per spiegare la natura del provvedimento emesso nei suoi confronti dalla Questura, a seguito di un intervento, tenuto nelle scorse settimane davanti alla Prefettura, in occasione della presentazione del ricorso a due analoghi provvedimenti emessi nei confronti di altri due attivisti. Romano si è presentato presso la sede della Camera del Lavoro insieme al Consigliere Comunale di Imperia bene comune Mauro Servalli e all’attivista Michele Rovere.

“Sapete tutti che sono un portuale che lavora nella compagnia portuali da quarant’anni – esordisce Romano – e che sono stato colpito da questo provvedimento di pericolosità sociale che ci ha sconfortati dalla situazione che si è venuta a creare, non tanto per quello che rappresenta. Le imposizioni sono grottesche. Pensate che a me viene proibito di usare macchine blindate, giubbotti antiproiettili, strumenti di criptazione e cifratura di messaggi, mi viene proibito chiaramente di usare nebulizzatori e miscele di liquidi irritanti e prodotti pirotecnici”.

Ma al di là delle proibizioni che lo stesso Romano definisce grottesche, ma che potrebbero, in caso di nuove segnalazioni da parte della Questura, aggravarsi fino alla misura estrema degli arresti domiciliari, a Romano, Servalli e Rovere preoccupa il clima di tensione che si è creato tra manifestanti e in generali militanti di centri sociali o collettivi come i no borders, e le istituzioni attorno a chi intende manifestare.

“Dopo quarant’anni di militanza e di lotte sul piano sindacale e sociale questi provvedimenti non cambiano la mia vita. Io continuerò a fare le cose che ritengo giuste con la compagnia portuale e tutto quello che ha rappresentato: la difesa del posto di lavoro, la difesa di tutta una serie di questioni che si sono andate a creare in città ultimamente, come può essere il problema della chiusura dell’Agnesi e altre lotte sociali che abbiamo sempre portato avanti in prima persona mettendoci la faccia, come per esempio il comitato contro l’ospedale unico. Queste lotte sono il minimo che un cittadino attivo dovrebbe fare. Ci avvilisce veramente il fatto che sta venendo a mancare in provincia, ma anche nel resto d’Italia, il diritto di espressione. Se io ricevo, dopo una settimana dall’intervento davanti alla Prefettura in difesa degli altri due compagni, se ricevo la stessa notifica con le stesse assurdità, è chiaro che uno ci rimane veramente male. A che punto stiamo arrivando? A uno stato di polizia. Andiamo avanti a colpi di repressione”.

Gli altri due “compagni” di cui parla Valerio Romano sono Francesco Scoppelliti e Florio Noto, due attivisti della Talpa e l’orologio a cui recentemente era stato inviato lo stesso provvedimento giunto in questi giorni al portuale. I due si sono appellati alla Prefettura che tuttavia ha respinto il ricorso, ma gli attivisti promettono di continuare la propria battaglia fino ad arrivare alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, se necessario, mentre Romano ha deciso di non appellarsi.

Romano ha ricordato anche un altro episodio che lo ha visto protagonista insieme ad altri militanti di una manifestazione alla frontiera di Fanghetto. Quella manifestazione doveva essere una passeggiata simbolica in bicicletta con partenza da Breil sur Roja, in Francia, arrivo in Italia e conclusione a Mentone, ma i ciclisti varcata la frontiera sono stati bloccati per ore dalle forze dell’ordine italiane. Per quella giornata, Valerio Romano e gli altri attivisti rischiano di andare sotto processo.

“Queste persone, italiane, venivano reputate pericolose ed è stato impedito loro di rientrare in Italia. Il Sindaco di Breil e altre personalità hanno cercato di sbloccare la situazione, ma non c’è stato modo. Il Questore non ha voluto mollare il blocco”.

Prima dell’arrivo del Questore Leopoldo Laricchia a Imperia, provvedimenti come quelli che hanno colpito Romano, Scoppelliti e Noto, non erano mai arrivati agli attivisti. Ma i presenti alla conferenza stampa di questa mattina non imputano il cambiamento del clima alla presenza di Laricchia, piuttosto a una volontà politica delle istituzioni di demandare alle forze dell’ordine.

“Se volete trovare una data in cui i rapporti tra la Questura di Imperia e il mondo dell’attivismo sono cambiati – spiega Servalli - coincide politicamente con la fine della politica delle larghe intese. A livello pratico direi che senza timore d’essere smentito, l’arrivo dell’attuale capo di gabinetto Asturaro ha modificato non poco i rapporti tra la Questura e il mondo degli attivisti, ma questo è un problema di natura politica e noi abbiamo scelto di venire qua pubblicamente proprio perché il problema che stiamo denunciando non riguarda Valerio, non riguarda Scoppa, non riguarda Flo, è un problema di natura politica perché questi provvedimenti hanno delle ricadute politiche su tutti quanti noi. Per questo abbiamo iniziato un percorso che ha portato probabilmente all’arrivo di questo avviso orale. Il punto che noi vogliamo denunciare è il fatto che questa tempistica, ovvero il governo Renzi, ha coinciso con un totale allontanamento della politica dalla gestione dei conflitti sociali e il demandare ad altre istituzioni, in particolare alla Questura, la risoluzione delle problematiche sociali. Ci conoscete tutti e ci conosciamo tutti, non andiamo a lanciare le molotov. Siamo noi, chi è qui, chi si è preso i provvedimenti, le associazioni, i partiti. Tutti noi ci sentiamo fortemente colpiti da questo tipo di pratiche. L’opposizione sociale, il conflitto sociale non sono più tollerati, ed è chiaro che se arriva un provvedimento del genere a una persona come Valerio è un segnale per tutti gli altri. All’interno di questa provincia non è più possibile nessuna dialettica democratica, per cui la gravità e i motivi per cui decidiamo di metterci la faccia pubblicamente anche oggi è proprio questo: denunciare l’enorme gravità di questa situazione e l’irrespirabilità dell’aria che si è andata a creare, e si è andata a creare su una situazione, quella di Ventimiglia, che noi abbiamo affrontato all’interno di un coacervo di illegalità diffusa prodotta dallo Stato, perché a questi migranti non gli venivano prese le impronte come lo Stato doveva fare, perché il centro della Croce Rossa è totalmente illegale, perché dire un centro di transito? Transito verso dove? È un’illegalità diffusa da parte dello Stato con persone trattate come bestie, e gli attivisti hanno cercato di mettere delle pezze”.

Servalli sta valutando se fare o meno un passaggio in Consiglio Comunale sulla vicenda. “Su questo non ho ancora una risposta da dare, ma una cosa mi sento di dirla: io credo di non aver ricevuto questo provvedimento solo perché sono un Consigliere Comunale. Di questo sono abbastanza certo, proprio perché le fattispecie che vengono contestate a chi ha ricevuto questi avvisi, io le ho condivise tutte. Io ero sugli scogli quando c’erano duecento persone buttate lì”.

Rovere ha letto alcuni passaggi della comunicazione con cui la Prefettura respinge i ricorsi per gli avvisi di pericolosità avviati nei confronti di Florio e Scoppelliti.

“Questi provvedimenti vanno a limitare le libertà personali senza provvedimenti giudiziari o amministrativi ed è una cosa a nostro avviso gravissima. – spiega Rovere – Ci aspettavamo che i ricorsi venissero rigettati con delle motivazioni procedurali, amministrativi, e invece ci siamo trovati di fronte a un documento, che sembra quasi un documento programmatico contro i movimenti, e ci stupisce. È un documento dal nostro punto di vista molto politico, emesso da un organo che politico non è, oltre al fatto che ci sembra in alcuni punti anche molto contradittorio, e quindi denota anche una quasi consapevolezza di aver voluto forzare la mano con un provvedimento che di fatto non è consono alla situazione a cui è stato rivolto”.

La contraddizione, secondo gli attivisti, sta nel fatto che il documento parla di provvedimenti non legati a precedenti penali, “ma poi giustifica il provvedimento col fatto che ci sono dei precedenti. Ricordiamo che ci stanno imputando di aver pulito il giardino della banca d’Italia, ci imputano di aver fatto attacchi gravissimi alle persone e alle cose lanciando della carta igienica, che è un atto simbolo del popolo che protesta contro il potere, e Salvini, anche se all’opposizione è comunque simbolo del potere, e ci vengono imputati i soliti discorsi di Ventimiglia e degli scogli dove noi abbiamo semplicemente portato la solidarietà a delle persone, i migranti, che avevano scelto di protestare per la situazione che stavano vivendo”.

Francesco Li Noce

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