Il Comitato di cittadini per la difesa di Piazzale De Gasperi risponde duramente alle recenti dichiarazioni del sindaco Flavio Di Muro sul progetto di “riqualificazione” dell’area di confine, accusandolo di un atteggiamento “arrogante e autocelebrativo” e di aver escluso completamente la cittadinanza dal processo decisionale. Secondo il Comitato, dietro la retorica del “fare” si nasconderebbe una mancanza di ascolto e di trasparenza. “Non siamo quelli del no — precisano — ma quelli del sì: sì a una vera riqualificazione, che valorizzi storia, memoria, arte e significato di quel luogo simbolico”.
Nel mirino dei cittadini finisce un progetto giudicato “poco coerente con la funzione attuale dell’area di frontiera”, ormai priva di controlli doganali e di traffico obbligato. “A cosa servono 48 nuovi parcheggi accanto a quelli già esistenti? È davvero questa la priorità per uno spazio tanto simbolico?”, si legge nella nota. Il Comitato critica anche l’ipotesi di un cambio di nome per il piazzale, dedicato ad Alcide De Gasperi, padre fondatore dell’Europa e simbolo di cooperazione internazionale. “Perché cancellare un nome che rappresenta l’unità europea e i valori della pace?”, chiedono i cittadini.
Tra le principali preoccupazioni figura la tutela delle opere artistiche e memoriali già presenti, come l’installazione di Michelangelo Pistoletto — candidato al Nobel per la Pace — e il Memoriale dei Migranti, “testimonianza di una frontiera spesso crudele”. “Una vera riqualificazione non si fa spianando il passato — ribadisce il Comitato — ma costruendo sul suo valore. La modernità è unire innovazione e rispetto.”
I cittadini chiedono risposte a queste precise domande:
- dove sono gli studi sulla sicurezza viaria?
- quali dati giustificano l’urgenza dell’intervento?
- perché non sono pubblici i costi, gli impatti ambientali e gli scenari manutentivi?
Inoltre, sollevano il dubbio sulla capacità dell’amministrazione di garantire la futura manutenzione dell’area, ricordando che “fino a ieri non si è fatto nulla per tutelare un luogo carico di valore umano e simbolico”. Il comitato richiama anche il caso degli autovelox, definito “un esempio di cattiva gestione amministrativa”, dove — sottolineano — “le spese legali dei ricorsi persi sono state fatte pagare ai cittadini”.
“Un modo di governare che punisce due volte: prima con le decisioni, poi con le conseguenze - scrive il Comitato - chiedendo l’apertura immediata di un tavolo pubblico di confronto con dati tecnici, cronoprogramma dettagliato e impegni concreti per la manutenzione futura. Ventimiglia ha già visto troppi progetti annunciati e mai realizzati — conclude la nota — e ha già pagato troppo per arricchire chi è già ricco.”