Al Direttore - 05 febbraio 2023, 09:52

Sanremo verso il Festival. Uno spettacolo nello spettacolo ovvero un evento che non muore mai e che fa di Sanremo una delle capitali del mondo

L'opinione di Pierluigi Casalino sul festival

Sanremo non è solo una perla della Riviera, nonostante le comprensibili rughe che, come una bella donna, riesce a mascherare, ma è anche un'occasione di incontri e di manifestazioni, di interessi e di avventure, oltre che, naturalmente, di eventi (nell'evento) che la rendono una finestra aperta sul mondo: di un mondo di cui recepisce ovviamente gli echi persino drammatici. La Città dei Fiori, tutti lo sanno nell'orbe terracqueo, anche i più lontani e distratti, è più di un momento speciale di glamour: è ancora in misura rilevante luogo cortigiano ed esoterico, per le molte e convergenti influenze che la attraversano. Il Festival, ma anche il Rally, ne fanno un polo di attenzione e attrazione universale. È soprattutto la kermesse canora di febbraio, che affascina con il suo glamour, con la sua risonanza, con le sue polemiche e suoi tormentoni,  con la sua affollata e variopinta platea di visitatori, di artisti, di giornalisti, di curiosi e anche di gente comune, che invade la città ligure, desiderosa di fare di Sanremo la piazza privilegiata e prestigiosa di rilancio di motivi,  talora marginali o non abbastanza noti e meno pubblicizzati, per ampliarne la conoscenza tramite i media e la pubblica opinione. Il Festival, già di per sé, è una tribuna dei sentimenti e delle agitazioni sociali che segnano l'attualità italiana e sempre di più quella internazionale.

E così che avvenimenti, pur lontani nel tempo e nello spazio, irrompono da protagonisti a Sanremo con l'evidente ricaduta morale e politica che l'occasione consente: Sanremo non è dunque una vetrina asettica di sola musica, ma recupera, per la sua natura e tradizione, le battaglie e contestazioni sul piano dei diritti umani e della difesa della indipendenza e della libertà dei popoli. Sanremo è stato e rimane un sogno per tutti, per russi, ucraini, ex sovietici in genere, ma anche per americani (ricordate mister Volare?) e quanti altri ancora che seguono in Sanremo un'idea, un mito, una suggestione che fa di questa città una delle capitali della Terra. E ciò aldilà delle sterili levate di scudi di gente poco sensibile alla missione che il Festival promuove ben oltre il suo significato canoro, ben aldilà delle battute e delle intemperanze, ben oltre ogni comprensibile ed incomprensibile motivo. Il Festival, come in passato era sfidato addirittura da Controfestival e non può mancare neppure ai giorni nostri di suscitare note diverse e forse stonate alle orecchie del politicamente corretto di maniera o del pacifismo a senso unico, che pretende di farci dimenticare i valori della civiltà dell'Occidente e quanto l'Occidente ci ha dato in termini di libertà e di aiuti dal dopo guerra in avanti; e tutto ciò  va onestamente riconosciuto, senza doverci perdere in critiche strumentali: anche questi aspetti, a ragione o torto, fanno (e devono fare) spettacolo a Sanremo e vale la pena che sul tema ci si confronti, volenti o nolenti, con buona pace dei soliti detrattori di bassa lega, un confronto che mette alla prova addirittura le autocrazie (pare, infatti, che si sia deciso di intonare alcuni dei motivi classici e storici del Festival nel teatro del Cremlino), dopo aver interpellato le democrazie con dibattiti e prese di posizione fuori le righe.

E dal come si vede da Sanremo la realtà si misura l'universo umano e politico, si giudica il tempo e la memoria, da Sanremo si inventano i giorni e le opere di un mondo inquieto alla ricerca di svago, ma anche di colpi di scena, incapace ormai di meravigliarsi. Da Sanremo con amore, ma anche con furore, dunque. Perché Sanremo è Sanremo, insomma! Un Sanremo che è più grande di quanto si pensi: un evento che non muore mai, alla faccia delle impietose Cassandre che ne stroncano le ragioni o dei ricorrenti sondaggi, assai poco meditati, che ne anticipano e accompagnano lo svolgimento con commenti strumentali e al vetriolo: preconcetti, che, decretandone sempre un improbabile destino, mancano regolarmente il bersaglio e sbagliano clamorosamente le previsioni. Anche qui c'è tutto il segreto di Sanremo. Un Sanremo che sfida se stesso in una impareggiabile partita.

Pierluigi Casalino.

Redazione