Economia - 30 aprile 2021, 07:00

L'European Language Index di Preply svela i migliori e i peggiori paesi dell'UE

Lo studio rivela anche la clamorosa posizione dell’Italia fra quelli dell’Unione

Studiare una seconda lingua in Italia è meno facile di quanto sembri. O almeno è quanto rivela l’ultima classifica condotta da Preply, il European Language Index, sui 27 paesi che compongono l’Unione. Il report, realizzato in base a 18 fattori di analisi, mostra luci e ombre dell’UE, con stati virtuosi e statistiche dettagliate che delineano un quadro a tratti piuttosto omogeneo. In cima alla classifica c’è un paese inatteso che mostra il miglior livello di integrazione del sistema pubblico-privato. Si tratta del Lussemburgo.

Centro geografico e finanziario dell’Europa, il Lussemburgo non brilla per identità culturale, basti pensare che le lingue ufficiali parlate dai cittadini sono ben tre: lussemburghese, francese e tedesco. Probabilmente il dinamismo lavorativo e i relativi flussi di persone rendono il paese il posto migliore per apprendere o perfezionare una seconda lingua. Già a partire dalla scuola primaria il 100% dei bambini inizia a studiare un nuovo idioma con un alto livello qualitativo di apprendimento, simile a quello della Germania.

Secondo e terzo posto di questo report sono occupati rispettivamente da Svezia e Danimarca, quasi a testimonianza del fattore di omogeneità geografico: in altre parole l’Europa del centro-nord sembra essere la zona più virtuosa in tema di apprendimento multilinguistico. A seguire c’è la Finlandia, altro paese scandinavo, e poi Cipro, Paesi Bassi, Malta, Slovenia, Belgio ed Estonia che rientrano nei primi dieci della classifica dell’European Language Index pubblicata il 31 marzo 2021. Ad eccezione di Svezia e Finlandia, l’altro elemento di omogeneità è rappresentato dalla grandezza degli stati meglio classificati, che si distinguono per una modesta estensione geografica.

L’Italia non brilla per qualità di apprendimento e posizione. Si piazza penultima, al 26° posto seguita solo dalla Bulgaria. Nonostante il multilinguismo regionale che conta ben 47 idiomi parlati da nord a sud, nonostante le minoranze ben distribuite su tutto il territorio nazionale e nonostante il 95,3% dei bambini inizi l’apprendimento di una nuova lingua a partire dalla scuola primaria, la possibilità di studiarne o perfezionarne una su buoni livelli è piuttosto bassa. C’è poi il caso del sito web del Governo Italiano, consultabile solo in italiano. L’identità culturale del nostro paese è indubbiamente forte e radicata con regionalismi accentuati e forte senso di appartenenza locale a dimostrazione della marcata voglia di conservare lingua, radici e, probabilmente, anche dialetti.

La classifica dell’European Language Index, pubblicata dalla piattaforma di apprendimento digitale Preply, è stata realizzata prendendo in considerazione 18 fattori raggruppati in sette macrocategorie. Eccoli tutti: 1) multilinguismo; 2) numero di lingue ufficiali parlate; 3) sottotitoli e doppiaggio; 4) accesso ai tool digitali per l’apprendimento di un’altra lingua; 5) diversità linguistica; 6) livello di conoscenza di una lingua straniera, quella meglio parlata; 7) apprendimento di un’altra lingua da parte dei bambini che frequentano la scuola primaria.