Attualità - 01 novembre 2025, 07:21

Giornate di pesca ridotte, associazioni e Regione valutano aiuti e nuovi piani per il 2026

Richiesta la convocazione del Tavolo blu regionale per reperire fondi, per poi rivolgersi al governo per dare garanzie agli operatori

Il fermo pesca emanato dal governo ha fatto infuriare i pescatori: una decisione scellerata a loro dire, che rischia di creare danni enormi al settore e per la quale si richiedono interventi immediati alla politica e alle associazioni. I primi passi sembrano essere al momento partiti, con la richiesta di convocazione convocazione del Tavolo blu regionale, di cui fanno parte Alessandro Piana, vicepresidente di Regione Liguria, Lara Servetti di Legacoop, Daniela Borriello di Coldiretti e Augusto Comes di Confcooperative, in modo da poter fare una ricognizione dei fondi regionali e capire se c'è la possibilità di dare ristori ai pescatori e alle imprese di pesca. Una risposta però che probabilmente soddisferebbe in parte gli operatori, che si sono ritrovati improvvisamente bloccati nel loro lavoro e che, ancor prima dei sussidi, chiedono a gran voce di poter tornare in mare.

Ma come si è arrivati a questo punto? Il problema che si è venuto a creare per la costa tirrenica è che ogni anno, a dicembre, da Bruxelles vengono dettate le linee guida per definire le giornate di pesca per lo strascico. Per poter avere diritto a giornate aggiuntive è necessario che i governi nazionali adottino delle misure di compensazione da presentare all'Unione europea, una manovra che l'Italia non ha compiuto. Ciò ha comportato che ad agosto, quando sono terminate le giornate di pesca a disposizione, è stato necessario ridurre il numero di giornate, per poi introdurre le misure di compensazione, che hanno portato al fermo per il mese di ottobre e poi per il mese di novembre.

"Abbiamo fatto una brutta figura - commenta criticamente Lara Servetti - l'Italia si sarebbe dovuta muovere più celermente, come hanno fatto francia e Spagna che già a inizio anno avevano portato a Bruxelles un piano per garantire di mantenere le giornate. Ora siamo arrivati a questa soluzione che dovrebbe comunque grantire di mantenere almeno dicembre. Ora da parte di noi associazioni il primo passo è sicuramente capire se ci sono risorse da fornire agli armatori, chiedendo anche al ministero di pagare i contributi dei fermi pesca 2023 e 2024 a cui gli operatori hanno diritto e valutare anche misure per gli equipaggi. Fermo restando che l'equipaggio fornisce sia la grande distribuzione che la ristorazione, sia a livello di varietà che di quantità, creando un problema di cui comunque risentiremo. Senza dimenticare che tra le misure di compensazione è presente anche la chiusura della pesca del nasello per tutti, una misura che si p resa obbligatoria per avere le giornate di pesca".

Una situazione sicuramente complicata, che stranisce anche alla luce del fatto che, evidenzia Servetti, nel corso del 2024 le giornate di pesca che l'Italia aveva a disposizione non sono state terminate, creando una disparità non chiara.

Ora la strada è lavorare sui ristori, per poi concentrarsi sul 2026: "Un'idea potrebbe essere essere di non dividere più le giornate per macroarea, ma dare a ogni imbarcazione un totale di giornate, così che sia l'azienda o l'imprenditore a gestirsi le giornate, dando proprio un plafond a singola barca, così da avere anche un controllo migliore. Una manovra che chiediamo già da tempo ma che a questo punto, visto il livello di disperazione a cui si è arrivati, potrebbe essere la scelta migliore" conclude Servetti.