A rileggere il cartello d'inizio lavori, l'obiettivo era quello di concludere l'opera in poco più di due anni, ma in realtà ne servono tre (salvo ulteriori dilazioni) per portare a termine la complessa messa in sicurezza della “collina che frana” in località La Vesca. L'intervento pubblico più massiccio, sulla mappa viaria (e non solo), nella recente storia di Sanremo. Basti pensare che Anas era partita da un investimento di circa 9 milioni, lievitato di step in step a fronte di una serie di difficoltà operative sul campo, a cominciare dalla particolare conformazione geologica dell'area fra dura roccia e sacche di permeabilità anche eccessiva, e ora si prospetta una consistente lievitazione della somma (si vocifera di raddoppio, o quasi) per arrivare finalmente al traguardo. Lo s'intuisce da quel poco che filtra dal Comune, interfaccia del colosso delle strade, cercando di aggiornare il quadro della situazione. Così si viene a sapere che, da un fresco confronto, è emersa l'indicazione di febbraio/marzo 2026 per chiudere la parte Anas della gigantesca operazione di salvataggio dell'area più “inquieta” del territorio sanremese, scossa da almeno due grossi cedimenti del terreno nell'ultimo secolo (nel primo caso, addirittura, sprofondò un convento), con danni ingenti anche alla vecchia linea ferroviaria.
Prima di questo imponente piano “a tenaglia”, articolato sulla stretta collaborazione tra Anas, Comune e Regione, ci si era limitati al ripristino dei luoghi senza affrontare in profondità (è il caso di dirlo) le origini della grave instabilità del versante compreso tra il mare, l'Aurelia (corso Mazzini in quel tratto) e le prime rampe del mitico Poggio. Una serie di alert, fra vistose crepe sui muri e cedimenti dell'asfalto, oltre che ripetute rotture dell'acquedotto e della rete metanifera a causa dello scivolamento della collina, hanno convinto gli enti interessati della necessità di attuare costosi interventi straordinari. Ha iniziato il Comune, con sondaggi e primi rimedi-tampone, sostenuto dalla protezione civile di Regione Liguria. E agli sgoccioli di febbraio 2023 l'Anas ha aperto il cantiere, su un fronte di 180 metri, ipotizzando la chiusura a metà aprile 2025, con 780 giornate lavorative presunte. Siamo arrivati a fine agosto e di lavoro da fare ne rimane ancora tanto. Da qui la nuova “dead line”, spostata di altri 6/7 mesi. Con inevitabili, ulteriori costi. Tra l'altro, dovrebbe depositare a Palazzo Bellevue una variante progettuale per modificare il profilo del tratto di Aurelia interessato, approfittando delle fitte palificazioni e del cemento armato impiegato senza risparmio per ampliarla un po' a valle, forse pure con un marciapiede a sbalzo.
A fine consolidamento si provvederà al ripristino del sottostante tratto di pista ciclabile ora percorribile con un bypass creato per fare posto al cantiere, sistemando anche la pavimentazione. Nel frattempo, il Comune deve portare avanti il piano per rifare la porzione fortemente lesionata del muro di sostegno della strada che porta a Poggio (circa 12 metri lineari), provvedere alla regimazione delle acque sotterranee responsabili in buona parte del movimento franoso e ultimare la scogliera di protezione del piede del versante. Il tutto per un investimento (con fondi Pnrr) di 3,8 milioni da concludere entro il 30 giugno 2026 (da qui la fretta per cominciare, almeno su un fronte, già a settembre), per non rischiare di perderlo interamente o in parte. In precedenza erano stati investiti 1,2 milioni, in particolare per realizzare trincee drenanti nel vasto terrapieno che degrada verso il mare. Altri 2 milioni abbondanti, stanziati tramite la Regione, sono serviti per il primo lotto della scogliera. Con l'extra-budget Anas, di cui al momento non si conosce la reale entità, si profila così un conto globale definitivo oltre il tetto di 20 milioni (rispetto ai 13/15 preventivati all'inizio), probabilmente più vicino a quota 25 milioni.
E' inevitabile, almeno per altri 10 mesi, la presenza dei semafori per regolare il traffico a senso unico alternato, considerando anche i lavori avviati da Rivieracqua per la sostituzione di ampi tratti delle condutture idriche. Resta fuori, al momento, il rifacimento dell'accesso pedonale alla pista ciclabile da corso Mazzini (molto utilizzato anche per recarsi al frequentatissimo punto ristoro La Vesca), minato da profonde crepe soprattutto lungo la prima scalinata e senza uno scivolo per le biciclette (bisogna sollevarle di peso con le braccia o caricarsele in spalla, con il rischio di cadere). Al di là del pessimo biglietto da visita agli occhi del turista (a pochi metri di distanza ci sono uno storico albergo e altre due strutture ricettive), compresa la mancata pulizia resa più evidente dall'avanzata di erbacce infestanti, è soprattutto una questione di sicurezza. E' un dettaglio, sia chiaro, rispetto all'imponenza dei lavori in corso e da avviare a breve, ma non per questo dovrebbe essere trascurato o (peggio) ignorato. Perché “i dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio”, ammoniva Leonardo da Vinci. Non uno qualunque.