Gentile Direttore,
in molti Paesi europei, come Francia o Ungheria, chi beneficia di studi agevolati o gratuiti è tenuto a restare nel Paese e lavorare per un certo periodo, oppure a rimborsare la formazione ricevuta. Un principio giusto, che crea un equilibrio tra diritti e responsabilità.
In Italia, invece, formiamo con risorse pubbliche migliaia di studenti che spesso vanno all’estero, mentre settori chiave come sanità, scuola e innovazione restano scoperti.
Non potremmo prevedere anche da noi, almeno per chi riceve borse o percorsi finanziati, un contratto in cui il discente si impegna a lavorare in Italia per alcuni anni?
A condizione, naturalmente, che lo Stato faccia la sua parte, garantendo al laureato un posto di lavoro coerente e dignitoso, mediante lo stesso accordo.
Una proposta nazionale, ma che coinvolge anche Sanremo, vista la presenza di tanti studenti locali che studiano all’Università di Genova, eccellenza regionale.
Formare e trattenere, non solo formare e perdere: un patto reciproco, sostenibile e attuabile.
Cordiali saluti,