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Sport | 12 giugno 2025, 11:48

Jannik Sinner… una fotografia

Jannik ha il volto di un uomo del nord ma dal sorriso tenero che da italiano ha sopportato l’ostilità dichiarata del Rolland Garros

(Foto d'archivio)

(Foto d'archivio)

Massimo Gramellini, grande penna del “Corriere della Sera” intensa, lucida, istantaneamente capace se è il caso di cambiare di passo e divenire umoristica, martedì 10 giugno ha dedicato la rubrica del “Caffè” a Jannik Sinner. Lunedì 9 giugno sullo stesso giornale ho visto una fotografia del nostro tennista probabilmente tratta dalla sequenza girata dopo la sconfitta subita dall’ultimo torero di Spagna. 

Jannik è seduto, col busto eretto, con lo sguardo aperto, le pupille puntate fuori dall’inquadratura, le labbra chiuse, leggermente contratte, come se intendesse controllare pensieri e parole che in quel preciso momento si formano dentro di sé e rischiano di rompere il suo silenzio. Ma Jannik non parla, forse è una condotta che ha radici profonde, in Val Pusteria, nella casa del padre e della madre, nel luogo dove si è nutrito con l’antica cultura del Sud Tirolo, l’Heimat, sorta nel silenzio delle vette alpine. Sinner l’abbiamo visto vincere senza “roteare il pugno per attrarre l’attenzione del pubblico adorante” come dice Gramellini. 

Grande tennista Alcaraz ma la sua grandezza non pare frutto di una ricerca che nasca dentro di sé, frutto di qualcosa che vada al di là della sua capacità di sorprendere, meravigliare, di sentirsi istintivamente vincitore assieme a quella incredibile capacità di mostrare l’intera chiostra dei denti e dilatare le fauci di fronte alla telecamera. Jannik invece ha il volto di un uomo del nord ma dal sorriso tenero che da italiano ha sopportato l’ostilità dichiarata del Rolland Garros. 

Forse ora, prima d’impugnare un’altra volta la racchetta e prepararsi al prossimo torneo, tornerà a casa per ritrovare il profumo delle sue montagne. Ma la veemenza della battuta, del rovescio hanno in Jannik qualcosa di più profondo; la racchetta oltre ad essere un ottimo mezzo per portare nel principato di Montecarlo, dove ha la residenza, il frutto delle sue fatiche, gli permette un’attività sportiva che lo aiuta a scoprirsi dentro, a cercare in se stesso un modo di essere che lo soddisfi, che riesca a raggiungere anche come tennista una compiutezza che ora sente ancora lontana. In quella fotografia del Corriere che scopre il bruciore della sconfitta lo sguardo di Sinner esprime una dolorosa intensità che ci fa sentire dalla sua parte, pronti ad emozionarci ancora, a seguire, magari altre cinque ore e mezzo di tennis con la speranza della prossima vittoria.

Piero Farina

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