Gli antichi, non solo gli storici, ma anche Eschilo nel suo "Prometeo liberato" (il cui testo originale è andato il larga misura perduto), ricordano del fiero popolo dei Ligures che si scontrò con il mitico eroe ellenico Eracle (l'Ercole dei latini). Il drammaturgo classico racconta infatti che Prometeo, per ricompensare Ercole per aver ucciso l'aquila che lo tormentava, gli preannuncia il cammino che dovrà percorrere e le insidie che dovrà affrontare nel sostenere le sue fatiche. Il frammento teatrale di Eschilo rimasto viene citato dallo storico Strabone: "Giungerai poi all'impavido popolo dei Liguri e lì non avrai nostalgia di battaglie, benché tu sia impetuoso: è destino che in quel paese ti vengano meno le armi e non potrai disporre neppure di una pietra dalla terra, dal momento che tutto il luogo è molle: e Zeus, vedendoti privo di mezzi, avrà compassione di te e, mandando una nube con una pioggia di rotonde pietre, darà ombra alla terra; tu poi, lanciandole, facilmente, disperderai il popolo dei Liguri". Fin qui Eschilo. La tradizione più comune riporta che il luogo della battaglia avvenne nei pressi di Marsiglia, nel Piano della Crau (una piana larga piena di pietre), ma altre versioni riconducono lo scontro tra Ercole e i Liguri nella zona paludosa del Lussu, nella Piana di Vada Sabazia, vicina all'odierno torrente Quiliano, che anticamente era infatti una palude (Vada): qui successivamente sorse un tempio dedicato ad Ercole, gemello di quello edificato sulla Rocca di Monaco ad occidente in onore dell'eroe. Altra versione ancora più suggestiva narra che sulla via del ritorno di Ercole a Creta, due figli di Poseidone, dio del Mare, identificati in realtà nelle due città liguri di Album intemelium e Album ingaunum, tentarono di rubare le mandrie sottratte da Ercole a Gerione, ma che furono fermati: tale racconto simboleggia la resistenza ligure nei confronti dell'espansionismo greco delle colonie del Mediterraneo occidentale verso ovest, che sulla costa fondarono città come Antibo, Nizza, Porto Ercole e Andora nel Ponente ligure. Il tracciato di un antico percorso costiero dei Liguri, che coniuga le fatiche di Ercole con le vicende liguri, detto appunto via Eraclea, viene menzionato dallo storico Posidonio di Rodi, vissuto fino all'anno 50 dell'era volgare. In particolare toponimi, a comprova della viabilità preromana nel Ponente ligure, si rivelano nel comprensorio da La Turbia a Sanremo, passando dal monte Bignone Altre versioni parlano, invece, dell'attacco ligure ad Ercole dove oggi si trova il colle di Tenda.
Questi racconti, oltre a fare memoria dell'espansione greca, si incontrano sulle capacità mercantili e anche di brigantaggio dei Liguri antichi, bravi non solo sul mare, ma pure nel risalire le montagne verso le terre del Po. Dionigi di Alicarnasso (60 a C.-7 d.C), in proposito, dice che il popolo ligure era bellicoso e rendeva difficile il passaggio di stranieri e viaggiatori nelle loro contrade. Ma il più poetico mito che riguarda i Liguri è quello già più volte citato che fa di essi il popolo del cigno. Secondo il poeta greco Esiodo, Cigno, re dei Liguri, era il miglior amico di Fetonte, che per aver osato guidare il carro del Sole, senza la sufficiente abilità, con i conseguenti danni sulla terra, fu precipitato da Zeus nel fiume Eridano (il Po), oltre il territorio dei Celti, trovando lì la sua tragica fine. Cicno, dalla voce melodiosa, travolto dal dolore, venne assunto in cielo dagli idei nella costellazione del Cigno. Omero, da parte sua, collega il mito di Cigno e dei Liguri a quello dell'ambra, quell'ambra che giungeva in Liguria dal Baltico. Il mito di Cicno fu evocato negli anni Settanta del secolo scorso, quando pareva che lo stemma della Regione Liguria dovesse riportare quella straordinaria epopea. Fu scelta la caravella, in onore di Cristoforo Colombo e delle virtù marinare dei Liguri. A conti fatti, la scelta del cigno avrebbe promosso meglio l'emblema della Regione, recuperando lo spirito di una storia millenaria, quella di un mondo ligure assai più vasto e più ricco di testimonianze di quanto non si sappia. Un mondo esteso e complesso che annovera i Liguri tra i Padri d'Europa.
Pierluigi Casalino