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Attualità | 01 ottobre 2022, 07:21

Giovani campanari imperiesi crescono: la storia di Simone, Matteo e Daniele che dopo 50 anni hanno fatto suonare le campane di Carpasio

Come avrete capito il fattore anagrafico incide molto su questa storia. Quando si parla di 'campanari' spesso ci si riferisce ad una tradizione dell'entroterra che però sta via via scomparendo a causa dell'assenza di ricambio generazionale.

Alcuni giorni fa, dopo 50 anni, le campane di Carpasio sono tornate a suonare per mano di un gruppo di campanari... giovanissimi. Stiamo parlando di Simone Geraci, Matteo Aresca e Daniele Gandolfo che hanno 16, 18 e 13 anni.

Sono stati i due più 'vecchi' ad avere l'idea di dare vita al Gruppo Campanari Imperiesi. Una realtà che oggi conta una decina di appartenenti con una età media molto bassa accomunati dalla passione per l'arte di suonare le campane. Come avrete capito il fattore anagrafico incide molto su questa storia. Quando si parla di 'campanari' spesso ci si riferisce ad una tradizione dell'entroterra che però sta via via scomparendo a causa dell'assenza di ricambio generazionale.

Abbiamo intervistato uno dei tre ragazzi, Simone, ecco che cosa ci ha raccontato: "Da piccolo volevo farmi portare sempre sotto al campanile di Diano Serreta a sentire la campana della sera e del mezzogiorno, anche in altri campanili come Diano Gorleri, Diano Castello Diano Borganzo e paesi vicini. Quando avevo 6 anni ho sentito il campanaro di Diano Calderina per la prima volta in vita mia 'battagliare' per la festa di San Giacomo e da lì mi è venuta l'idea di imparare a suonare manualmente".

Ci vogliono abilità particolari per suonare le campane? “Per suonare bene ci vuole orecchio per avere soprattutto un buon ritmo. Noi suoniamo secondo l'antica tecnica ponentina chiamata 'a battagliata'. Le melodie o le impariamo dai campanari vecchi rimasti in vita o nel caso in cui i campanari siano morti, apprendiamo da rari spartiti o registrazioni, ma se non ci sono nemmeno queste le suonate antiche purtroppo vanno perdute” - risponde Simone.

Qual è la tecnica che usate? "La tecnica ponentina che solitamente viene eseguita su tre o quattro campane. In caso di tre, una corda o catena viene legata al piede destro che a sua volta è legata a un gancio sul muro e l'altra estremità arriva al batacchio. La mezzana e la piccola sono prese direttamente dai batacchi. In caso di quattro campane, la grossa e la piccola sono legate alle ginocchia, la mezzana e la terza vengono suonate tenendo in mano le corde collegate ai batacchi" - replica con precisione Simone.

Su quanti campanili siete già stati?
"In pochi anni di attività abbiamo già suonato e censito più di 60 campanili nelle province di Imperia e Savona. Suoniamo soprattutto in estate perchè vengono organizzate più feste ma anche nel periodo invernale ma meno volte".

E' un po' insolito parlare di campanari così giovani, di solito si dice che questa sia un'arte che sta scomparendo. "Il rischio che si perda è reale purtroppo. Io sto insegnando a Daniele, il più giovane di noi: è dotato e piano piano sta imparando. Se questa tradizione piacesse di nuovo come una volta ai ragazzi dei paesi credo che si potrebbe salvare con tutta probabilità ma purtroppo non è facilissimo”.

Che cosa si prova a suonare le campane manualmente? "È sempre bello ed è una emozione unica perchè tutti i concerti sono diversi e non ce ne sarà mai uno uguale. Il suono manuale è completamente diverso rispetto al meccanismo elettronico tengo ad aggiungere”

Adesso che l'estate è finita cosa farete? "Ci stiamo già attivando per visitare molti altri campanili ma con esattezza non sappiamo ancora in quali andremo. Vedremo" - conclude Simone.

Stefano Michero

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