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Politica | 13 settembre 2022, 07:14

Messa in sicurezza del torrente Argentina tra Taggia e Riva Ligure, Valfiorito (Verdi) "È tardi per intervenire ma le alternative al cemento ci sono"

Letto del torrente un po' più largo e nuovi argini più alti su Taggia e Riva Ligure, ecco come si interverrà in questo primo stralcio. La diretta conseguenza però sarà la rimozione di circa 45 alberi che oggi si trovano su entrambe le sponde.

"Purtroppo è tardi per intervenire però può essere occasione di parlarne e discutere per mostrare che ci sono alternative alla cementificazione". 

È il commento di Rudy Valfiorito, ambientalista da tanti anni e appartenente al partito dei Verdi, in merito ai lavori di messa in sicurezza del tratto alla foce del torrente Argentina. Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi, a breve inizieranno i primi interventi di Regione Liguria che interesseranno l'area per tutto il 2023. Letto del torrente, un po' più largo e nuovi argini più alti su Taggia e Riva Ligure, ecco come si interverrà in questo primo stralcio. 

La diretta conseguenza però sarà la rimozione di circa 45 alberi che oggi si trovano su entrambe le sponde, questo nel rispetto di una legge che impone che non via siano alberature entro 4 metri dall'argine. Ad ogni modo per ogni albero eliminato si dovrà andare a compensazione ripiantandone due. L'altro aspetto riguarda l'oasi fluviale insistente sul territorio di Taggia. Tutto lascia immaginare che gli animali dovranno essere allontanati nel periodo necessario ad effettuare i lavori e difficilmente potranno ritrovare spazio lì, una volta completato questo primo intervento. L'oasi è riconosciuta localmente ma non gode di alcun privilegio rispetto a una qualsiasi altra foce di ogni torrente.     

"Diciamo che oggi - commenta Valfiorito - ci troviamo di fronte a questo intervento che mi lascia pensare che siamo indietro di mezzo secolo sull'ingegneria per ridurre il rischio idraulico. Alzare argini di cemento verticali è dannoso da ogni punto di vista per mettere in sicurezza alveo bisogna ampliare alveo dare più spazio al fiume. Argini alti danno più sensazione di sicurezza e permettono l’urbanizzazione di aree circostanti declassate". 

"Quindi aumentano volumetrie di edifici già esistenti - aggiunge - e nuovi edifici costruibili, residenziali e commerciali. Credo che i nuovi argini non saranno sufficienti ad assorbire gli effetti dei cambiamenti climatici e c'è un rischio concreto che tutto il nuovo costruito vada a bagno. Spiace anche per gli alberi svolgono una loro funzione precisa. Ombreggiano, creano habitat e rinfrescano l'aria nella zona. Tutte le alberature sono fondamentali per la qualità di vita che lì potrebbe peggiorare. Non dimentichiamo anche come questa vegetazione contribuisca ad eliminare gli agenti inquinanti oltre appunto ad incentivare la presenza di animali". 

Quale poteva essere l'alternativa, considerando che comunque lì c'è un problema oggettivo di allagamenti? "Una soluzione alternativa - replica Valfiorito - potrebbe essere l'ingegneria ambientale che qui non viene usata. Al posto del cemento si usano piante o elementi naturali come tronchi legni e rocce. Si può costruire argini sicuri ma lasciandoli con aspetto naturale e sarebbe decisamente meglio. Soprattutto su interventi come questo lungo le sponde dei fiumi. Si tratta di una metodologia molto sviluppata e usata in Europa meno in Italia. Non mancano tecnici ed esperti anche nelle nostre università a cui per chiedere. Con l'ingegneria ambientale ottieni gli stessi risultati che con il cemento ma migliorati. Usi elementi naturali che si integrano nell’ambiente e non perdi ecosistemi già esistenti".

"L’Europa - conclude l'esponente del movimento ambientalista e dei Verdi - recentemente ha stanziato fondi per la rinaturalizzazione di migliaia di km di fiumi. Si è visto dai dati raccolti durante gli eventi alluvionali. I fiumi più cementificati sono quelli che causano più danni durante le alluvioni. Anche per l'Italia, c’è una quota. E’ illogico quindi che si faccia il contrario di ciò che ci chiede Europa".

Stefano Michero

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