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Politica | 31 luglio 2022, 07:14

La pratica di Rivieracqua, dopo la spaccatura a Sanremo, potrebbe aprire un 'caso PD' anche negli altri Comuni

La pratica “bollente” sarà ora portata all’attenzione degli altri consigli comunali. Come si comporteranno gli esponenti del PD, che siano di maggioranza o di opposizione, in tali riunioni?

La pratica di Rivieracqua, dopo la spaccatura a Sanremo, potrebbe aprire un 'caso PD' anche negli altri Comuni

Finalmente un consiglio comunale dove la politica è stata protagonista e non ci si è limitati, come talvolta accade, a frasi fatte tra opposizione e maggioranza secondo il classico il gioco delle parti. La riunione di venerdì sera a Sanremo ha infatti evidenziato sensibilità personali, che sono andate oltre agli ordini “di scuderia” o “di partito”.

Da un lato infatti il consigliere indipendente Mario Robaldo, considerato da molti un fedelissimo del sindaco, ha votato contro le indicazioni della maggioranza sulla famosa pratica di Rivieracqua. Un gesto che dovrebbe essere normale, essendo ogni eletto libero nel proprio pensiero senza vincoli di mandato, ma che invece appare come un’eccezione. Se ci pensiamo bene, stride infatti la frase che ogni tanto pronunciano i capigruppo o i leader di partito quando dicono “Lascio libertà di voto secondo coscienza”. Così dovrebbe essere sempre e a prescindere. Ma lasciamo stare, per rimanere nella “politica reale” e non sfociare in quella “dell’utopia”.

Pari risalto ha avuto il voto dei due consiglieri del Partito Democratico Giorgio Trucco e Alessandra Pavone, diametralmente opposto alla posizione espressa dalla segreteria cittadina del PD, guidata da Maurizio Caridi, che (non a caso) aveva diffuso proprio poche ore prima della seduta un comunicato stampa in cui manifestava il proprio pensiero.

Cosa accadrà adesso? Per la situazione di Robaldo poco, o meglio niente. Lo stesso consigliere ieri ha dichiarato di mettere a disposizione le proprie dimissioni. Gesto elegante ma che nella sostanza non ha alcuna concretezza (e ci mancherebbe altro) perché ogni consigliere del proprio operato deve rispondere agli elettori e non al sindaco o all’Amministrazione. La correttezza e genuinità di Robaldo è poi nota a Palazzo Bellevue.

Diversa invece la situazione interna al Partito Democratico. Che ci fossero state già in passato divergenze è noto, ma quanto accaduto ieri sera assume ora una dimensione più grande per l’ufficialità stessa del gesto nell’assise comunale. La segreteria, visto il nodo inconciliabile tra la visione favorevole all’acqua pubblica e la necessità di trovare strade alternative ad un possibile fallimento della società, avrebbe infatti gradito quantomeno un’astensione alla pratica ma non un voto favorevole come invece è accaduto. E’ facile che tutto questo sarà oggetto di analisi e riunioni, anche per capire a questo punto la posizione del partito verso i diretti interessati.

Ma c’è di più. La pratica “bollente” sarà ora portata all’attenzione degli altri consigli comunali. Come si comporteranno gli esponenti del PD, che siano di maggioranza o di opposizione, in tali riunioni? Come voteranno, visto che l’orientamento generale è ormai quello adottato da Sanremo? Potrebbero quindi aprirsi casi analoghi a quanto avvenuto nella città dei fiori. Sempre che la linea della segreteria provinciale, guidata da Cristian Quesada, sia la stessa espressa da quella sanremese.

Staremo a vedere...

Federico Marchi


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