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Al Direttore | 03 luglio 2022, 09:30

Dietro le quinte della Storia. Spionaggio russo a Sanremo e in Riviera al tempo dello zar

Il racconto di Pierluigi Casalino

Zar Alessandro II

Zar Alessandro II

Opricnik e Ochrana furono nell'ordine le antenate zariste dei sovietici Ceca e KGB e dell'attuale FSB. Per alcuni forse queste sigle non avranno alcun significato, ma quando si parla di spionaggio russo tali denominazioni non possono che suscitare angoscia e timore. E non tutti sanno nemmeno che una piccola parte della storia di questi tenebrosi organismi si è svolta proprio a Sanremo e in Riviera. Quando nel 1881 lo zar Alessandro II cadde vittima di un attentato il sistema zarista diede mano ad una riorganizzazione radicale della sicurezza di tutte le Russie, accrescendo oltre ogni limite le competenze della polizia segreta e riprendendo in tal modo un'iniziativa promossa a suo tempo da Pietro il Grande.

Con il controllo spietato della società russa, anche di quella presente tra le fila dell'emigrazione, e non solo quella dissidente, ma in genere della diaspora di tutti i cittadini di quel vasto impero in patria e all'estero, Sanremo e la Riviera (ma in realtà tutta la Liguria, in particolare ad Alassio dove i servizi russi seguivano lo scrittore Gorki che abitava con la madre in un appartamento in piazza S.Ambrogio) divennero la base operativa di un nucleo assai sofisticato della sicurezza dello zar all'estero che pare avesse sede dalle parti di via del Castillo. Ancor prima dei moti del 1905 nella Città dei Fiori, come del resto nella vicina Costa Azzurra, anch'essa meta frequentata da esuli e da nobili russi di diversa estrazione, spie dello zar non si contavano in zona. Persino in occasione della inaugurazione al culto della chiesa ortodossa di Sanremo si avvertì, si legge in rapporti riservati della locale Sottoprefettura, la presenza, discreta e sfuggente, di elementi di particolare atteggiamento e intenzione apparire e scomparire tra le genti russe di Sanremo, ma anche a fianco di autorità locali. Nel 1912 la nomina di un console russo a Sanremo venne accompagnata da attività informative di alto profilo, coinvolgendo  vari settori della vita pubblica del posto: da non dimenticare che tentativi di influenzare le decisioni politiche straniere era uno degli scopi dei servizi russi già allora. Misure attive ed operazioni speciali fondate su poteri illimitati restarono in piedi anche dopo la transizione nel nuovo regime politico rivoluzionario nato nel 1917, che acquisì per naturale eredità organici, metodi e finalità nel supremo interesse nazionale.

A Sanremo esperienza di questi nuovi controllori fece soprattutto la galassia vicina alla resistenza "bianca" e specialmente le associazioni religiose  insofferenti al bavaglio persecutorio bolscevico. Il fatto poi che qualche elemento già residente in Riviera facesse perdere le proprie tracce, non si sa quanto volontariamente, la dice lunga sullo stato delle cose e soprattutto sui comportamenti degli agenti russi attivi in loco. Dotati di poteri assoluti, costoro disponevano di una articolata rete di infiltrati negli ambienti più impensabili. A Sanremo tuttavia, da non dimenticare, operava in quel periodo quel certo Bartolomeo che ho ricordato  impegnato successivamente in azioni delicate nei primi anni della Russia sovietica e il cui lavoro era collegato alla sicurezza dello Stato italiano, come mi fece ben intendere mio nonno Lorenzo che lo conobbe più tardi durante lo sbarco alleato a Vladivostok a sostegno delle delle armate bianche in lotta contro i rossi. A Bartolomeo, speciale osservatore degli sviluppi della politica russa all'interno e all'esterno, non era sfuggito, infatti, il divenire dell'ultima parabola zarista e l'affermarsi di un nuovo regime: in tale contesto il trasferimento degli apparati zaristi a quelli sovietici sembrò il naturale approdo di una scuola di intelligence comunque  professionalmente preparata.

Qualche atto di sabotaggio ai danni di archivi o di circoli di gruppi di dissidenti del tipo di quello perfezionato a Ginevra nel 1886 contro i rivoluzionari della Volontà del Popolo insediati nella metropoli elvetica, avvenne certamente, dietro banali incendi di materiale di propaganda anti zarista, anche a Sanremo nei decenni precedenti il primo conflitto mondiale. Con il consolidarsi del regime bolscevico tentativi di avvelenamento e di omicidio degli oppositori o dei transfughi si registrarono di frequente pure in Riviera dove le azioni del nuovo spionaggio sovietico si intrecciavano con la stessa propaganda comunista dei Soviet. Quella che appariva una realtà enigmatica e remota, a dire il vero, lavorava in silenzio persino in luoghi tradizionalmente cortigiani come Sanremo. Personaggi come quel misterioso Boris che soggiornò per breve tempo nel centro matuziano  per poi dissolversi nel nulla rientrano in questo contesto. Il resto è storia nota e si confonde con le vicende della seconda guerra mondiale e soprattutto della guerra fredda.

Pierluigi Casalino 

Redazione

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