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Attualità | 27 maggio 2022, 07:11

San Bartolomeo al Mare, la storia della signora Caterina: a 88 anni costretta a vivere in ostaggio delle ‘bollette pazze’ di Rivieracqua

Poco prima del Natale 2019 il Consorzio dell’acqua pubblica le aveva prosciugato il conto corrente bancario. “Ogni mattina teme che le vengano chiusi i rubinetti e assume ansiolitici”, dicono i vicini di casa che la stanno aiutando. Ora si è rivolta a un legale

San Bartolomeo al Mare, la storia della signora Caterina: a 88 anni costretta a vivere in ostaggio delle ‘bollette pazze’ di Rivieracqua

La signora Caterina ha 88 anni, vive sola dopo una vita passata in campagna che le ha lasciato una pensione minima e un busto ortopedico. La signora Caterina dal Natale 2019 vive ogni giorno nell'angoscia che Rivieracqua le tagli l'acqua potabile in casa.

E non ha tutti i torti a vivere preoccupata perché, appunto, già poco prima del Natale  2019, il Consorzio dell’acqua pubblica le aveva ‘svuotato’ il conto corrente, attraverso la domiciliazione bancaria, per una fattura pari a 3.799,60 euro risultanti da un consumo in un anno 1.254 metri cubi d'acqua.

È una storia di ‘bollette pazze’, conti correnti svuotati, soldi restituiti, pec, di moduli da compilare, in poche parole di malaburocrazia quella che arriva da San Bartolomeo al Mare. Facile immaginare quale potesse essere lo stato d’animo di una persona arrivata a quell'età e vedersi, letteralmente, svuotare il conto corrente, andare allo sportello al pubblico di Rivieracqua e come unico supporto ricevere un modulo da compilare. A quel punto la signora Caterina, in lacrime, si è rivolta ai vicini di casa in cerca di aiuto e insieme a loro ha cominciato la sua battaglia che ad oggi non è ancora conclusa, fino a doversi rivolgere a un legale. 

Appurato che la signora non avesse costruito una piscina olimpionica nel suo bilocale, e grazie all'interessamento di una funzionaria di Rivieracqua che ha capito (e soprattutto ha agito), Caterina è riuscita a rientrare in possesso del suo denaro. L'azienda ha pure richiesto una verifica dell'impianto idraulico, a spese dell’utente, per stabilire che responsabile di tale esorbitante bolletta non fosse la presenza di cosiddette ‘perdite occulte’. La perizia ha stabilito che l'impianto era perfettamente funzionante ma evidenziava anche che lo stato del contatore era profondamente degradato.

Inviata la perizia a Rivieracqua la signora Caterina richiedeva la sostituzione del contatore e il ricalcolo delle bollette. Il contatore, dopo 7 mesi in cui continuavano ad arrivare bollette con importi medi intorno ai 300 euro e raccomandate di sollecito per il pagamento delle ‘bollette pazze’, è stato effettivamente sostituito e si è arrivati a settembre 2020, quando la bolletta riportava un impiego annuo di 31 metri cubi e il ricalcolo dei consumi assegnava un credito alla signora verso Rivieracqua di 856,66 euro. Sembrava, dunque, essere arrivato il lieto fine di questa storia surreale, ma non è così.

A maggio 2021, Rivieracqua torna a chiedere conto di tutte le ‘bollette pazze emesse in precedenza attraverso un'altra diffida che le intima il pagamento di ben  4,757,53 euro. Per estrema beffa, nella bolletta di dicembre 2021, è menzionato detto rimborso di 856,66 a favore della signora, ma questo pagamento in restituzione (mai disposto da Rivieracqua!) ad aprile 2022, in occasione dell’ennesimo sollecito, scompare, assorbito in compensazione, e alla signora la società erogatrice, chiede 'soltanto' 3.944,44 euro. Arriviamo ad aprile 2022 quando arriva un altro sollecito di pagamento per 3.944,44 euro. Quindi, si scopre che il rimborso che doveva arrivare alla signora, Rivieracqua l'ha usato in autonomia come anticipo per il pagamento delle 'bollette pazze'. 

"Questa storia - dicono i vicini di casa che stanno aiutando la signora -  sembrerà tragicomica: una azienda che, nonostante l'invio di numerose email, telefonate e pec che spiegano ogni volta nel dettaglio quanto successo, non riesce a risolvere un proprio errore formale. La signora Caterina vive ogni mattina l'angoscia quotidiana di aprire il rubinetto aspettandosi che non esca più l'acqua e sta prendendo ansiolitici perché non riesce a gestire una situazione che la vede in bilico tra il dover pagare cifre fuori dalla sua portata e non avere l'acqua in casa"

Diego David

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