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Cronaca | 28 gennaio 2022, 12:05

Imperia, l'odissea di un papà separato costretto a volare in Messico per rivedere dopo oltre un anno il figlio: "Dove sono le Istituzioni? Merito giustizia e tutela"

L'uomo si rivolge, ancora una volta, alla nostra testata, per sollecitare l'intervento della Procura dopo la denuncia sporta sei mesi fa: "Per la legge chissà quando lo avrei riabbracciato. Ho fatto tutto da solo, non è giusto"

Imperia, l'odissea di un papà separato costretto a volare in Messico per rivedere dopo oltre un anno il figlio: "Dove sono le Istituzioni? Merito giustizia e tutela"

Dopo oltre un anno M.B., giovane papà di Imperia, è riuscito ad abbracciare suo figlio. E per farlo è dovuto volare sino a Playa del Carmen, in Messico. La sua vicenda era emersa tramite il nostro giornale nel novembre scorso quando ha deciso di denunciare pubblicamente quanto stava subendo ossia l’impossibilità di vedere il proprio piccolo poiché la sua ex compagna, una donna italiana, con cui ha interrotto il rapporto sentimentale nel 2019, nel dicembre del 2020 è andata oltreoceano, portando con sé il figlio, e nonostante avesse il rientro prenotato per il giugno successivo ha deciso di restare all’estero. 

Sono seguite scuse su scuse, pretesti su pretesti e questo giovane padre si è ritrovato a vivere un vero e proprio incubo tanto da essere stato costretto a rivolgersi alle forze dell’ordine e a denunciarla per sottrazione di minore. In questo scenario si incastra anche il “ricatto” del rientro in Italia a patto del rinnovo del passaporto del bambino e anche del voler usufruire della casa dell’uomo. Richieste queste che non sono state comprensibilmente accordate dal giovane. A ciò si aggiunge la scoperta dell’iscrizione del bambino all’anagrafe italiani residenti all’estero e anche che l’assicurazione sanitaria del piccolo era scaduta. 

Adesso, però i due si sono finalmente rincontrati. “Un'emozione indescrivibile, racconta, mi ha tenuto stretto a sé per quattro minuti. È stato così emozionante che persino la mia ex si è messa a piangere e anche le guardie del club dove loro vivono. Eravamo felicissimi, abbiamo giocato tanto, e non voleva più che andassi via. Per fortuna riesco a stare un po’ insieme a lui e lo vedo quando voglio, malmeno due tre ore al giorno ci sto insieme. Per adesso va bene, la mia paura più grande era che non riuscissi a vederlo nonostante sia dovuto volare sino in Messico”.

L’uomo tornerà in Italia il 9 febbraio e per questo vuole rivolgere “un grazie speciale alla ditta Alberti dove lavoro in quanto mi hanno dato la possibilità di venire. Non tutte le aziende lo fanno, loro sì e ci tengo a sottolinearlo. Adesso mi godo questi ultimi giorni. Ovviamente non posso portarlo via. Resto quindi in attesa che lo Stato italiano mi tuteli, tuteli un padre, fino ad ora ho fatto tutto da solo. Se l’ho visto, dichiara, è stato solo grazie a me stesso, a chi mi ha confortato e mi è stato vicino. Fosse stato per la legge italiana chissà quando lo avrei visto, tra due- tre anni? Non si sa”.

Dopo la denuncia il giovane padre non ha saputo più nulla. Solo che il procedimento era stato iscritto a ruolo, una prassi a seguito di qualsiasi denuncia. “Resto in attesa dei miei diritti di padre, ribadisce con forza, sono passati sei mesi da quando ho denunciato il fatto e non ho ancora avuto una risposta. Non so nulla. Vorrei solo giustizia. Non voglio di certo portare via mio figlio, ma io in quanto padre devo essere tutelato”.  Oggi come nel novembre scorso quindi, ci troviamo di fronte un uomo che si rivolge alle Istituzioni chiedendo un intervento celere ed efficace, ma oggi è ancora totalmente abbandonato dalle stesse pur avendo chiesto a gran voce giustizia. 

Tramite il nostro giornale poi, il giovane lancia anche un messaggio alla sua ex compagna. “Dico solo, conclude, di ricordarsi che il bambino ha un papà e lui è molto legato a suo padre, quindi occorre risolvere questa situazione nell’interesse  esclusivo del bambino”. 

Angela Panzera

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