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Economia | 23 settembre 2021, 07:00

Manutenzione degli estintori: ecco quando una revisione può definirsi a norma

Un estintore è un dispositivo indispensabile che può scongiurare un incendio sul nascere. Per questo, la legge prevede che, ad esempio a livello aziendale, occorre che ce ne sia almeno uno persino in presenza di un unico dipendente.

Manutenzione degli estintori: ecco quando una revisione può definirsi a norma

Un estintore è un dispositivo indispensabile che può scongiurare un incendio sul nascere. Per questo, la legge prevede che, ad esempio a livello aziendale, occorre che ce ne sia almeno uno persino in presenza di un unico dipendente.

Non solo, ma vanno indicati e categorizzati da apposito cartellino illustrativo che stabilisca se si tratta di estintori di classe A (che spengono incendi derivanti da materiali solidi o organici), di classe B (per quelli da liquidi), C (per i gas in genere), D (metalli) o F (olio e grassi da cucina). A seconda delle classi di appartenenza, i più comuni possono essere alimentati a polvere, ad anidride carbonica o ad acqua.

Per una corretta manutenzione è necessario svolgere per norma una serie di operazioni fondamentali, che vanno dal controllo alla revisione.

I controlli e la manutenzione degli estintori

La manutenzione e la corretta sorveglianza degli estintori viene regolamentata dalla normativa denominata UNI 9994, aggiornata nel 2013. Vi è innanzitutto un documento dedicato alla manutenzione che va aggiornato a ogni controllo e ove sono indicate anche le varie fasi: il registro antincendio o registro dei controlli e delle manutenzioni.

La prima fase è rappresentata dal controllo iniziale che va a verificare l'integrità stessa del dispositivo, nonché la presenza del libretto di istruzioni e di tutte le marcature necessarie all'individuazione. Non devono esserci, inoltre, segni di manomissione e l'indicatore della pressione interna deve essere posizionato nella zona verde.

La revisione degli estintori avviene secondo tempistiche diverse in base alla tipologia di dispositivo: un estintore a schiuma o ad acqua va revisionato almeno ogni 18 mesi, uno a polvere ogni 3 anni, ad anidride carbonica ogni 5 e più longevi dovrebbero rivelarsi quelli a idrocarburi alogenati, che necessitano di revisione solo ogni 6 anni. Gli esami, in questo caso, sono più approfonditi e riguardano componenti sia esterne che interne, incluso l'eventuale carrello di supporto e la sostituzione dell'agente estinguente.

La sorveglianza, che avviene in una fase successiva, può anche essere effettuata dal personale stesso o dal proprietario dell'attività: tutti i parametri già citati dovranno rivelarsi inalterati, altrimenti occorre contattare tempestivamente la ditta di manutenzione al fine di provvedere con l'intervento corretto.

Il controllo va pianificato almeno semestralmente ed è atto a verificare fisicamente parametri quali la pressione interna, la presenza del giusto quantitativo di CO2 per quelli così alimentati (di solito tramite pesatura) e l'integrità di ugelli e parti fondamentali del dispositivo, perché non si presentino rovinate, ossidate o ostruite in alcun modo.

Infine, occorre una fase di collaudo ove si provvede a verificare che l'involucro esterno sia intatto tramite una prova che prevede l'azionamento dell’estintore. Laddove si riscontrino perdite o parti consunte che non possono essere sostituite, l'estintore verrà dichiarato "fuori servizio". I CO2 lo richiedono ogni 10 anni, ogni 12 per tutti gli altri conformi alla direttiva PED, ogni 6 per i non conformi.

Naturalmente vi sono anche eventuali manutenzioni straordinarie ove si ritenga opportuno, per esempio in seguito all’utilizzo per spegnere un principio d’incendio.

Tipologie e funzionamento degli estintori

Gli estintori a polvere sono adatti a vari tipi di incendi, quindi sono categorizzati sia in classe A, che B che C. La polvere è ovviamente atossica, anche se è meglio non farla entrare a contatto con gli occhi, e può soffocare le fiamme in breve tempo, procedendo con una reazione chimica che impedisce alle fiamme di alimentarsi ulteriormente, sottraendo loro l’ossigeno.

A tale efficacia corrisponde però la possibile penetrazione delle polveri anche in zone o in dispositivi lontani dall'incendio, oltre al fatto che la loro sottigliezza rende poi difficile rimuoverla completamente dalle superfici, soprattutto al chiuso.

Per un fuoco sviluppato a seguito di combustione di materiali solidi o liquidi, invece, una buona alternativa possono essere gli estintori idrici che usano la forza dell'acqua in pressione per spegnere le fiamme.

Un estintore ad anidride carbonica, infine, va bene su incendi da liquidi, da gas o da olii (categorie B, C e F) e persino su apparecchi elettrici ad alto voltaggio: la funzione di questo gas è atta a raffreddare e a soffocare le fiamme privandole dell'ossigeno indispensabile per la combustione. Per azionarlo meglio usare i guanti, evitando il contatto della C02 con la pelle poiché fuoriuscendo a -70° può causare ustioni.

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