I dati sul turismo registrati sino adesso evidenziano uno spaccato drammatico, peggiore rispetto a quello dell’anno scorso. Secondo il report della Cgil di Imperia nella nostra provincia la presenza di stranieri è dimezzata se si fa il paragone con il 2020 quando, proprio in questo periodo, iniziava il primo allentamento delle misure restrittive imposte sull’intero territorio a causa dell’emergenza pandemica.
“Non è solo il dato dell’occupazione che ci preoccupa. Se andiamo ad analizzare i flussi turistici, dice a Imperia News Fulvio Fellegara, segretario generale della Cgil di Imperia, evidentemente influenzati dalla pandemia e bloccati da tutte le questioni sanitarie che consociamo, nel nostro territorio sono arrivati più della metà dei turisti rispetto all’anno prima. Il 49% di arrivi e il 43% di presenze. Un calo eclatante. Ciò è parzialmente mitigato dall’estate e speriamo che quella che arrivi ci aiuti ad avere un parziale risollevamento”.
Avere meno turisti vuol dire avere anche avere meno impiegati nel settore e a pagare maggiormente il prezzo di questa crisi, che sembra senza fine, sono i lavoratori stagionali. Al palo infatti, i contratti per la stagione estiva 2021 soprattutto nel comparto alberghiero e della ristorazione. “A lunga scadenza questi numeri peseranno -chiosa Fellegara- quando verrà a mancare il blocco dei licenziamenti. Il blocco dei licenziamenti per fortuna è stato prorogato, ma il rischio è che quando verrà a cadere questa tutela, questa barriera, che ha riparato il mondo del lavoro sino ad oggi, le cose possano peggiorare. Bisogna occuparsene da subito, conclude, e mettere in campo azioni per resistere e far passare questo momento”.
Con l’insorgere delle varianti del covid-19, come quella brasiliana e indiana, le regole per fare ingresso in Italia sono nuovamente cambiate. Gli unici che possono “fare ingresso” nel nostro Paese senza limitazioni sono i cittadini di San Marino e Città del Vaticano. Al momento non esistono altri paesi considerati a “rischio epidemiologico basso”. Fino al 15 maggio, ma la misura con ogni probabilità sarà prorogata, chi ha soggiornato in India, Bangladesh o Sri Lanka, 14 giorni precedenti l’ingresso, può rientrare in Italia solo se si ha la residenza anagrafica da prima del 29 aprile 2021, ma si è sottoposti ad un protocollo sanitario che prevede un periodo di 10 giorni di isolamento in una struttura indicata dalle autorità sanitarie italiane i cosiddetti Covid-hotel.
Per chi proviene dai paesi del cosiddetto gruppo C, che sono solo per citarne alcuni Principato di Monaco, Francia, Germania, Austria, Belgio, Croazia, Slovenia, Spagna, Gran Bretagna, Grecia e gran parte dell’Europa del Nord, oltre a compilare un’autocertificazione, deve obbligatoriamente informare del proprio ingresso in Italia il Dipartimento di Prevenzione della ASL competente, sottoporsi a test molecolare o antigenico, effettuato a mezzo di tampone e risultato negativo, nelle quarantotto (48) ore antecedenti all’ingresso nel territorio italiano. Indipendentemente dall’esito del test molecolare o antigenico, già richiesto per l’ingresso in Italia, devono sottoporsi anche a un periodo di 5 giorni di quarantena presso l'abitazione o la dimora, previa comunicazione del proprio ingresso nel territorio nazionale al Dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria competente per territorio. È obbligatorio, inoltre, effettuare un ulteriore test molecolare o antigenico al termine dei cinque giorni di quarantena.
Stesse misure, ma quarantena post tampone di 10 giorni, per chi proviene dai paesi del gruppo D ossia Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Tailandia e anche del gruppo E che comprende la restante parte del mondo come Usa o Sud America, tranne il Brasile. Ma per chi proviene da questi ultimi Stati non gli è consentito farlo turismo, ma solo per ricongiungimenti familiari.