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Attualità | 07 marzo 2021, 10:11

L'imperiese Andrea Alberti a capo del team di scienziati che hanno scoperto i 'limiti di velocità del mondo quantistico'

Lo scienziato imperiese protagonista di una scoperta che potrebbe rivoluzionare il mondo della scienza, oggi lavora a Bonn dove ha condotto la ricerca

Andrea Alberti scienziato a Bonn

Andrea Alberti (a destra)

C'è un imperiese a capo del team dell'università di Bonn, in Germania, che ha portato avanti uno studio che potrebbe rivoluzionare il mondo della scienza. Andrea Alberti, 38 anni, discepolo di una delle più importanti famiglie dell'imprenditoria locale, è uno di quelli che si potrebbero definire 'cervello in fuga', destino che accomuna migliaia di ricercatori che trovano all'estero mezzi e risorse per ottenere risultati difficilmente raggiungibili nel proprio paese.

Il caso di Andrea è un po' diverso. In Italia ha potuto studiare alla Normale di Pisa, e dopo il master all'École Normale Supérieure di Parigi, è tornato in Italia, a Firenze al laboratorio europeo di spettroscopia non lineare, che lo stesso definisce "un centro molto avanzato in Europa e nel mondo per quanto riguarda gli atomi ultra freddi". Nel suo curriculum annovera il premio Rudolf Kaiser per la fisica sperimentale, un riconoscimento assegnato ogni anno a un giovane fisico che abbia portato a termine importanti lavori, accompagnato da una borsa da 35 mila euro.

Dopo il dottorato, a Bonn, si è unito al gruppo di Dieter Meschede, "un pioniere del controllo degli atomi singoli. Ad oggi collaboro ancora con lui e dirigo il mio gruppetto di ricerca", spiega Andrea.

Un 'gruppetto' di ricerca, che, insieme ai teorici Tommaso Calarco di Jülich e Simone Montangero dell'università di Padova, nei giorni scorsi è balzato all'onore delle cronache scientifiche e non solo per aver scoperto i 'limiti di velocità' del mondo quantistico.

Una scoperta apparentemente lontana dalla quotidianità.

"Sì, - ammette Andrea - nel quotidiano mi rendo conto che sia distante. Per comprendere dobbiamo pensare ai meccanismi che limitano la velocità di operazioni complesse quantistiche. Il mondo della scienza è governato dalle leggi di Newton che hanno avuto un ruolo straordinario, ma oggi si sogna la seconda rivoluzione quantistica, che permetterebbe di fare operazioni complesse e trasmettere operazioni in sicurezza. Ci sta a cuore capire quante operazioni con una soglia minima di errori si possono riuscire a fare nel tempo, che è limitato. Il passaggio cardine sarà la possibilità di correggere questi errori. Quello sarà il punto di svolta perché si arrivi al computer quantistico, una tecnologia finora mai raggiunta su cui si sono concentrati molti finanziamenti sia dell'Unione Europea che della Germania, il paese in cui vivo, che ha stanziato due miliardi per la ricerca".

Fino a pochi anni fa il computer quantistico rappresentava un'utopia che oggi sembra più realtà.

"Angela Merkel ha detto che la Germania ne avrà due nel giro di cinque anni, ma la verità è un po' più complessa, va detto. Avremo macchine sofisticate in grado di fare algoritmi, che non saranno ancora in grado però di correggere gli errori. Il risultato del calcolo sarà disturbato dalla decoerenza".

Una volta raggiunta la tecnologia che porterà al computer quantistico, cosa significherà?

"Dipende a chi lo si chiede. Il mio sogno è comprendere certa chimica molecolare oggi ignota. Si potrebbero raggiungere scoperte sulla fissazione dell'azoto, che è un processo centrale sui fertilizzanti, oggi fatto con il ciclo di Haber. Da allora la tecnologia non è cambiata, però sappiamo che i batteri possono essere utilizzati per produrre la fissazione in maniera efficiente, ma non sappiamo come riprodurre questa chimica. La fissazione richiede l'1,2 per cento dell'energia globale, ma si potrebbe fare con molto meno. Il risultato sarebbe coprire i bisogni dei paesi meno sviluppati. Altri usi riguarderebbero lo sviluppo di farmaci e medicamenti. C'è anche chi è interessato a sviluppi sulla sicurezza, per decifrare comunicazioni che avvengono in criptografia classica, che se attaccate da un computer quantistico sarebbero decifrabili in un giorno. Si potrebbe anche inviare comunicazioni in maniera protetta dalle leggi della natura, il che le renderebbe impenetrabili, ma su questo ho i miei sospetti, finché a gestire le informazioni ci sarà l'uomo".

Francesco Li Noce

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