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Attualità | 17 febbraio 2021, 12:43

Cessa la collaborazione tra la Regione Liguria e il criminologo Stefano Padovano. Che non nasconde la propria amarezza

Il criminologo: "Porto via con me 15 anni di know-how squisitamente tecnico come 'cerniera' tra la politica e le realtà del territorio"

Stefano Padovano

Stefano Padovano

Messa la parola fine alla convenzione tra la Regione Liguria e il professor Stefano Padovano, che dirigeva l’Osservatorio sulla sicurezza urbana e il contrasto alla criminalità organizzata. Per inquadrare storicamente la vicenda, ricordiamo che la convenzione era stata stipulata in linea con la Legge Regionale 28/2004.

Esprime una sincera e profonda amarezza, Stefano Padovano, nel darne la notizia. Ci racconta: “Con le scorse elezioni è stata rinnovata la giunta e la competenza della sicurezza urbana è passata dal settore della sanità e servizi sociali a commercio e attività produttive, settore sempre più vessato in questi tempi di crisi legati al Coronavirus da fenomeni di criminalità come l’usura”.

Prosegue Padovano: “A novembre ho avuto il mio primo incontro con l’assessore detentore della delega, che si è mostrato disponibile, positivo e propositivo, assicurando il rinnovo della convenzione con l’Unità di Criminologia dell’Università di Genova. E invece, a metà gennaio, mi è arrivata la telefonata di un membro dello staff, che mi ha comunicato il termine della collaborazione, perché la decisione politica era di procedere con risorse interne”.

Padovano chiarisce come: “Da parte mia non ne ho mai fatto una questione economica. Quanto stanziato in 15 anni è sempre stato deliberato dagli assessori ma soprattutto, sia chiaro, io a più riprese mi sono reso disponibile a confrontarmi con tutti gli attori della vicenda per rimodulare gli accordi. Ho proposto allo staff dell’assessore che per non disperdere il patrimonio costruito intorno alle politiche regionali di sicurezza urbana integrata, si poteva rivedere il costo economico della convenzione, ma la richiesta di interlocuzione non è stata raccolta. Peccato davvero, io ho sempre esercitato il mio ruolo tecnico, eventualmente segnalando ciò che era pianificabile nei tempi e nelle modalità opportune, ma ben lontano dalle decisioni politiche. L’interscambio dei ruoli non mi riguarda. I tecnici servono ciò che il committente chiede, l’uso che se ne vuole fare spetta alla politica”.

Indubbiamente ciò è valso per una durata della collaborazione pari a un decennio e un lustro, in cui Padovano ha interagito con maggioranze di colore politico diverso. Non a caso, i ricordi si affastellano, in modo anche emozionante, nella memoria di Padovano: “Arrivavo ai Comandi di Polizia Locale o da Carabinieri e Polizia che con simpatia mi chiamavano ‘il Criminologo della Regione’, così da specificare sempre che ero un tecnico non-strutturato. Erogavo una prestazione professionale che, quando la parte politica ne faceva richiesta, andava ben oltre le attività dell’Osservatorio su criminalità e devianze. Una sorta di uomo-cerniera, il tramite tra le esigenze delle realtà sul territorio, dai Comandi di Polizia Locale ai comitati di cittadini, passando per interminabili riunioni nelle prefetture locali o in quelle romane al Ministero dell’Interno auspicando il vaglio di una riforma delle polizie locali mai avvenuta. Ho accompagnato funzionari comunali nel passaggio da altri settori del Comune a quello di dirigenti di Polizia Locale, altri a divenire formatori di quella che nel periodo più spumeggiante era la Scuola interregionale di Polizia Locale, di cui sono stato prima consigliere di amministrazione per la Regione Liguria e poi coordinatore dei docenti. E in questi 15 anni, viaggiando da Sarzana a Ventimiglia, ho lavorato perché la Regione beneficiasse delle analisi e delle valutazioni effettuate sul campo, tra e per la propria cittadinanza, poiché in ultima battuta la parte politica se ne potesse servire per legiferare, indirizzare, programmare…insomma per svilupparne una linea politica, quella della cosiddetta ‘sicurezza urbana integrata’, che tiene insieme il riordino urbano della pianificazione territoriale con la domanda del welfare oggi da riprogettare con strumenti che nei soli ultimi dieci anni sono mutati rapidamente”.

La notizia del fine rapporto, da quel 15 gennaio a ora, sta viaggiando velocemente. “Mi sono preoccupato di avvisare il Magnifico Rettore e renderlo edotto del mancato rinnovo della convezione perché trattandosi di un rapporto inter istituzionale era opportuno che qualcuno lo facesse in sede collegiale. Vede…le forme non sono dettagli, ma parti integranti del ruolo che si ricopre…”.

Lo stesso Padovano, forte di un dialogo profondo con le istituzioni del territorio, ha scritto una lettera di commiato ai Prefetti, ai Questori, al Presidente della Regione, alla DIA e ai Comandi delle forze dell’ordine: “Nel testo ho specificato che se alla luce della collaborazione svolta, questa non è stata rinnovata per ragioni che ricadono sulla mia persona, ho comunque il dovere di conformarmi alle volontà dell’assessore regionale. D’altronde, i rapporti di consulenza si poggiano sempre su un riconoscimento delle professionalità che si mettono a disposizione. Se manca questo, non si può andare lontano, ma in questo caso non si è neppure dato modo di giudicare l’operato. Prima un passo avanti verso la conferma, poi due indietro con la ciliegina di ricevere il benservito da un membro dello staff che neppure conosco, tanto che per sapere se era uno scherzo ho dovuto telefonare a un consigliere comunale del suo partito”.   

Tuttavia Padovano parte dalla sua vicenda per allargare il perimetro di una riflessione tecnica che non si può che condividere: “Se è vero che il tema delle politiche di sicurezza, per ragioni oggettive, pone al centro il ruolo delle amministrazioni comunali, lo è altrettanto il fatto che la revisione dei titoli costituzionali del 2001 affida alle Regioni il ruolo di coordinamento e programmazione in tema di polizia amministrativa locale e appunto di programmazione della sicurezza urbana integrata. Pertanto, il peccato originale che ci si trascina dall’approvazione della legge regionale 28 del 2004 è che in uno spazio temporale di 15 anni, non sia stato creato…non dico un settore, ma un piccolo servizio dedicato a questa competenza. L’attribuzione della competenza è passata per brevi periodi da un settore a un altro, spaziando dalle comunicazioni alla farmaceutica, senza sedimentare quell’architettura di pensiero da cui discendono competenze, ruoli e funzioni. Problema che si riscontra anche in alcuni Comuni, in cui le mansioni di comando del servizio sono affidate a operatori che privi dei titoli, piuttosto vedono ricadere sui segretari comunali la titolarità effettiva della direzione”.     

Gli chiediamo quale lavoro, “lasciato a metà”, gli brucia maggiormente di non poter completare. Ci risponde: “Ovviamente tutti. Ma per sintesi di cronaca ne scelgo due: lo studio sulle violenze di genere e quello sull’ingerenza, nel commercio locale, di associazioni criminose (anche – ma non solo – di stampo mafioso) dedite all’usura e compenetrate in un tessuto indebolito dalla crisi”.

E che cosa gli mancherà? Ci risponde: “Il metodo. Sono fiero di avere sempre ascoltato tutti e di avere svolto con passione e con il cuore in mano questo mio ruolo di cerniera tra le categorie, gli operatori del settore sicurezza e la politica”.

Sappiamo che Stefano Padovano, criminologo di profilo socio-giuridico, con tanta esperienza alle spalle ma ancora giovane (sta per compiere 52 anni) non è certo una persona che perde tempo a piangersi addosso. Inoltre la sua attività, come docente universitario a Genova e Milano, autore di saggistica (spesso su Savonanews abbiamo documentato le sue presentazioni di libri) lo ha portato nel tempo a entrare in contatto con molti Comuni e regioni italiane. “Porto via con me tutto il know-how che ho messo a disposizione le volte che ne è stata fatta richiesta. Ad ora c’è un contatto, ma siamo solo al principio, con un’amministrazione comunale e un’altra Regione…mi spiace solo siano fuori dalla mia terra…dalla mia Liguria”, conclude Padovano.

Alberto Sgarlato

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